Salute infantile, l’esperto: “Il benessere dei bambini si gioca nel grembo materno e dipende dall’ambiente”

  • Postato il 16 settembre 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Aria, sostanze chimiche, alimentazione, ma anche condizioni sociali incidono profondamente sul destino biologico e psicologico delle nuove generazioni, in particolare dei bambini. Eppure, su nessuno di questi fronti non si fa abbastanza. A richiamare l’importanza del rapporto tra ambiente e salute infantile si apre oggi a Roma il convegno “Esposizioni ambientali ed epigenetica. Proteggere la salute dei bambini”, su iniziativa del vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio. Abbiamo intervistato Alessandro Miani, Presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) e relatore al convegno.

Si parla molto di prevenzione. Ma qual è il modo per farla davvero in maniera efficace?

La nuova frontiera della prevenzione non passa soltanto da diagnosi più precoci e terapie più efficaci, ma dalla comprensione di come l’ambiente “accenda o spenga” i nostri geni. È l’epigenetica: un insieme di meccanismi – come la metilazione del DNA o le modifiche degli istoni – che regolano l’espressione genica senza cambiare il codice ereditario. Questi processi sono estremamente sensibili alla nutrizione, all’inquinamento atmosferico, alle sostanze chimiche, al fumo, all’alcol, allo stress e al sonno, soprattutto nei primi 1.000 giorni di vita, dal concepimento ai due anni di età, quando si “programmano” numerosi sistemi biologici. Le evidenze mostrano che le impronte epigenetiche acquisite in questa fase possono influenzare lo sviluppo metabolico, cardiovascolare, oncologico e neurocognitivo per tutta la vita, con effetti che talvolta si trasmettono anche alle generazioni successive.

Che numeri abbiamo, in Italia?

Preoccupanti. Secondo l’International Diabetes Federation, nel 2024 in Italia si stimavano circa 5 milioni di adulti con diabete, tra i valori più alti in Europa. L’obesità negli adulti riguarda oltre il 43% della popolazione (dato PASSI 2023–2024).La situazione appare ancora più delicata in età pediatrica. Su oltre 50.000 bambini italiani monitorati, il 20,4% risultava sovrappeso, il 9,4% obeso e il 2,4% gravemente obeso (WHO/COSI–ISS). Tra i 6 e i 17 anni, il 24% è sovrappeso, con picchi nelle regioni meridionali: circa un milione di bambini tra i 6 e gli 11 anni presenta eccesso ponderale. Negli ultimi anni si registra un lieve calo, ma l’Italia rimane tra i Paesi europei con i tassi più alti. Le differenze territoriali sono marcate: al Sud l’obesità infantile supera il 15%, contro il 5,9% del Nord e l’8% del Centro.

Quali problemi ci sono oltre l’obesità?

Accanto all’obesità, emergono i disturbi del neurosviluppo. Una ricerca nazionale coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità ha stimato una prevalenza di disturbi dello spettro autistico pari a 13,4 bambini su 1.000 nella fascia 7–9 anni, circa uno ogni 77, con rapporto maschi:femmine di 4,4:1. La variabilità regionale è contenuta, ma la prevalenza resta significativa e stabile.

In che modo l’ambiente incide sulla salute infantile?

Tra i principali fattori ambientali che incidono in chiave epigenetica, l’inquinamento atmosferico rimane il più rilevante. Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, nel 2022 oltre 239.000 decessi nell’Unione Europea sono stati attribuiti a livelli di PM2.5 superiori ai limiti indicati dall’OMS. Quasi tutta la popolazione urbana europea vive in aree che superano la soglia raccomandata di 5 µg/m³. È ormai provato che il particolato fine e i gas ossidanti modificano la metilazione del DNA in tessuti chiave come apparato respiratorio e cardiovascolare, oltre che nella placenta, influenzando lo sviluppo del feto. Un altro fronte riguarda gli interferenti endocrini e gli inquinanti persistenti.

A cosa si riferisce, in particolare?

Al bisfenolo A, agli ftalati e ai PFAS. L’esposizione a queste sostanze, documentata in diverse aree italiane, è stata collegata ad alterazioni epigenetiche con conseguenze sul neurosviluppo, sulla fertilità e sull’invecchiamento cellulare. In Veneto, una delle aree europee più colpite dai PFAS, la popolazione è sottoposta a sorveglianza sanitaria dal 2013.

Quanto contano invece dieta e stili di vita?

In Italia, gli alimenti ultra-processati forniscono già oltre il 20% dell’energia quotidiana: il loro consumo eccessivo è correlato a obesità, sindrome metabolica, infiammazione sistemica e alterazioni epigenetiche. Anche le carni lavorate, classificate cancerogene dallo IARC, e l’alcol, riconosciuto a sua volta cancerogeno, agiscono attraverso meccanismi epigenetici favorendo stress ossidativo e infiammazione.
Gli stili di vita completano il quadro. Il fumo, l’abuso di alcol, la mancanza di sonno e la sedentarietà incidono direttamente sulla regolazione genica. Negli uomini, in particolare, obesità e deprivazione di sonno sono associate a cali significativi dei livelli di testosterone e un declino della conta spermatica globale, con un tasso di riduzione di oltre il 50% in mezzo secolo.

Lei sottolinea l’importanza dei primi 1.000 giorni di vita.

Dalla gravidanza ai due anni di vita del bambino si apre una “finestra d’oro” in cui il patrimonio epigenetico è particolarmente plasmabile. Una dieta equilibrata in gravidanza, l’assenza di fumo e alcol, la riduzione delle esposizioni a sostanze tossiche, un sonno regolare e la promozione dell’allattamento sono interventi semplici e potenti, capaci di orientare lo sviluppo metabolico, immunitario e cognitivo in senso positivo. Ma la prevenzione comincia ancora prima, nel periodo pre-concepimento. La qualità della salute dei futuri genitori, dalle abitudini alimentari allo stress, fino alla riduzione di esposizioni tossiche, incide sulla qualità di ovociti e spermatozoi e, di conseguenza, sull’epigenoma del futuro bambino.

La politica deve ascoltare più la scienza?

La scienza ci consegna oggi una verità ineludibile: la salute dei bambini di oggi e degli adulti di domani si gioca già nel grembo materno e nei primi anni di vita. Non basta più curare le malattie quando compaiono, né ridurre tutto a spiegazioni basate soltanto sulla genetica o sugli stili di vita individuali. L’epigenetica ci mostra che l’ambiente – aria, alimentazione, sostanze chimiche, condizioni sociali – incide profondamente sul destino biologico e psicologico delle nuove generazioni, imprimendo segni che possono addirittura trasmettersi oltre il singolo ciclo vitale. Questa consapevolezza non può restare confinata nelle riviste scientifiche: deve guidare le scelte della sanità pubblica, delle politiche ambientali e urbane, dei sistemi educativi. Occorre che la comunità medica – pediatri, ginecologi, medici di base – integri la prevenzione epigenetica nelle pratiche quotidiane, e che i decisori politici mettano la salute dei bambini al centro delle agende ambientali ed economiche.

Lei sostiene che si tratta di una scelta che significa anche proteggere la società.

Sì. Non si tratta solo di garantire il diritto fondamentale a crescere sani: si tratta di difendere la continuità stessa della società. Ogni giorno che passa senza intervenire significa perpetuare un’eredità di fragilità biologica e malattie precoci. Ogni azione intrapresa oggi, invece, può liberare intere generazioni da un destino di sofferenza prevenibile. La domanda non è più se agire, ma quanto siamo disposti a rimandare ancora. La risposta, inevitabilmente, è una sola: adesso.

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