Cemento, inquinamento, overtourism e affitti brevi minacciano il Lago di Garda. L’appello degli ambientalisti
- Postato il 17 settembre 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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È il maggiore lago italiano, tra la provincia di Brescia, in Lombardia, quella di Verona in Veneto e quella autonoma di Trento in Trentino-Alto Adige. Uno spazio dilatato nel quale la Storia ha lasciato straordinarie testimonianze materiali. Con una concentrazione di specie vegetali ed animali unica. Peccato però che il Lago di Garda rischi di stravolgersi. “I temi della lettera contemplano fra gli altri il contenimento dell’overtourism, l’arresto della cementificazione, la regolamentazione dell’insostenibile traffico, per muoverli ad azioni positive rispetto al lago e alle sue coste”, ha scritto in una nota inviata a tutti i sindaci e consiglieri gardesani il Coordinamento interregionale per la tutela del Lago di Garda, la realtà che da aprile 2023 unisce 30 associazioni ambientaliste. A questi punti si aggiungono anche “la sospensione dei lavori della ciclovia, la regolamentazione degli affitti”.
Elencate le criticità, il Coordinamento chiede alcuni interventi concreti alle pubbliche amministrazioni. La sofferenza dello specchio d’acqua e degli spazi circostanti, evidente. Innegabile. E preoccupante. Soprattutto a causa del fenomeno dell’overtourism. Così agli inizi di agosto, in coincidenza con il maggiore afflusso turistico il Coordinamento ha predisposto e distribuito un volantino in più lingue, in cui si chiede a chi viene in vacanza un aiuto. Un invito a seguire delle “buone pratiche”. Rispettose dell’ambiente naturale, ma anche di chi abita quei luoghi.
Il problema dei problemi è proprio quello del sovraffollamento turistico. Secondo un’elaborazione dei dati Istat presentata da Legambiente a luglio scorso, nei quattro mesi estivi le presenze sul Garda arrivano ad oltre 18 milioni su una popolazione residente di 190mila. Tra il 2014 e il 2024, nei 23 comuni rivieraschi del lago di Garda tra Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige, le presenze turistiche hanno registrato un incremento del 27%, con un picco sulla sponda veneta del +32%, seguita da quella lombarda del +23% e da quella trentina del +19%. “Troppi turisti in troppo poco spazio significano meno vivibilità per chi ci abita, servizi al limite della capacità, squilibri economici crescenti e un ambiente sempre più fragile”, dichiarano Luigi Lazzaro, Barbara Meggetto e Andrea Pugliese, Presidenti di Legambiente Veneto, Lombardia e Trento.
All’overtourism è legato il fenomeno della cementificazione. Hotel, villaggi turistici, campeggi e abitazioni di pregio che continuano a sostituirsi ad ambienti naturali. Procedendo ad una feroce e inarrestata antropizzazione. Le operazioni urbanistiche, numerosissime. La casistica, diversificata. Un esempio, tra molti possibili. Nel territorio di Castelnuovo del Garda, nella fascia di lago che si estende per 1,4 chilometri lungo la riva e per meno di 1 km in profondità fino alla Gardesana, il Piano di interventi prevede una quindicina di lottizzazioni, per una cubatura complessiva ancora incalcolabile. Invece si stimano oltre 235 mila metri cubi di edificato per i 6 accordi urbanistici in cui i privati cedono delle aree al Comune in cambio di volumetria edificatoria per la realizzazione del “Parco del Lago”, un polmone verde di circa 40 ettari. Del quale però non esiste nulla.
Non va meglio sul versante bresciano. “Sindaci senza visione, Regione assente, noi lasciati soli da Roma contro la speculazione edilizia”, ha dichiarato a gennaio 2025 Luca Rinaldi, ex Soprintendente alle Belle Arti, Archeologia e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia. “Piani Regolatori dei Comuni gonfiati all’inverosimile, distese di seconde case e residenze turistiche che camuffavano lottizzazioni a schiera con le commissioni paesaggistiche conniventi. I Comuni sono contenti e fanno passare più o meno tutto”.
Anche le acque del lago non se la passano bene. Su 6 siti monitorati nell’ambito della campagna di Legambiente “Goletta dei Laghi 2025”, solo due rientrano nei limiti di legge, mentre 4 sono risultati fortemente inquinati. Come lo scorso anno, sono quelli di Salò, Padenghe sul Garda, Toscolano Maderno e Desenzano. Agli inizi di settembre il rinvenimento sulle sponde meridionali del lago di blocchi bianchi maleodoranti, grandi in alcuni casi oltre mezzo metro. “Sono agglomerati di varie misure contenenti detersivi e altre sostanze chimiche, insieme a sostanze organiche. Si fermano nelle tubature degli scarichi e, quando ci sono fasi di maltempo, fuoriescono finendo nell’acqua” spiega Paolo Zanollo del Wwf Bergamo-Brescia. “Si tratta di materiale che in acqua danneggia l’ecosistema e viene scambiato per cibo dai pesci e dagli uccelli acquatici”.
Le cause del disastro? Depurazione insufficiente e scarichi abusivi. “La qualità delle acque è pessima, da anni”, dice a ilfattoquotidiano.it Paolo Zanollo. “I canneti, che costituiscono un bio-indicatore, stanno lentamente scomparendo. In compenso sono documentate una quarantina di specie aliene. Mentre la pesca dell’anguilla è vietata dal 2011a causa dell’elevata contaminazione da sostanze inquinanti come PCB e diossine simili”.
C’è poi la questione della Ciclovia del Garda, promossa dalla Provincia autonoma di Trento, Regione Veneto e Regione Lombardia. L’anello ciclabile di oltre 160 chilometri intorno al Lago. Contrastata dalle Associazioni ambientaliste, ma anche da non poche amministrazioni di comuni interessati all’opera, per i costi elevati, ma anche l’impatto paesaggistico e i rischi geologici. Soprattutto per i tratti in parete a sbalzo e le nuove gallerie. Dopo esposti e denunce presentati da WWF, Italia Nostra e dal Coordinamento Interregionale per la tutela del Garda, pare ci siano dei ripensamenti. “Regione Lombardia ha previsto il trasporto su battello per i tratti dove le passerelle a sbalzo impatterebbero sulla costa. E anche il Comune di Garda, sul veronese, si dice contrario e non permetterà il passaggio sulla spiaggia del Corno. Solo la Provincia di Trento procede senza ripensamenti”.
La speculazione edilizia ha prodotto effetti nefasti anche sugli affitti. I prezzi, esorbitanti. Inarrivabili per molti. Con un’aggravante, se possibile. Il proliferare del fenomeno degli affitti “brevi”. “A Sirmione abbiamo oltre 1,2 milioni di presenze all’anno, a fronte di 8.300 residenti”, ha spiegato ad aprile scorso la sindaca Laura Lavelli dopo che il Consiglio di Stato ha stabilito che i Comuni non possono limitare l’attività di locazione turistica dei privati. Intanto il tessuto sociale continua a disgregarsi. Luoghi intensamente abitati durante la stagione estiva, si spopolano negli altri mesi.
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