“Tutto va bene” al Ministero di Giuli. Ma nel settore si proclama ‘lo stato di disastro culturale’
- Postato il 26 luglio 2025
- Blog
- Di Il Fatto Quotidiano
- 3 Visualizzazioni
.png)
Qual è il vero stato di salute del sistema dello spettacolo in Italia? Purtroppo non esistono dati ed analisi che possano consentire una risposta univoca ed oggettiva, né sul fronte del cinema e dell’audiovisivo, né sul fronte del teatro, della musica, della danza… Ed i segnali che emergono sono comunque contrastanti e contraddittori.
Si registrano atteggiamenti positivi e finanche ottimisti – certamente autoreferenziali – da parte delle istituzioni preposte: dal ministro Alessandro Giuli (Fratelli d’Italia) ai due Sottosegretari competenti, Lucia Borgonzoni (Lega Salvini) e Gianmarco Mazzi (FdI).
I principali eventi che stanno toccando in profondità i due settori (cine-audiovisivo e spettacolo dal vivo) sono due: le continue ondate di polemiche sulla (mala) gestione del “tax credit” a favore del cinema e dell’audiovisivo, e le più recenti polemiche sull’assegnazione dei contributi pubblici al teatro da parte della relativa commissione ministeriale (di cui tre membri su sette si sono dimessi).
Sul primo “fronte”, si registra un incontro che s’è tenuto lunedì 21 luglio 2025 al Collegio Romano, con il ministro Giuli e la Sottosegretaria Borgonzoni, che hanno ribadito che i decreti direttoriali di riforma nella gestione del “tax credit” sono imminenti, e che quindi il settore sarà in grado di rimettersi in moto, presto e bene. Le “categorie” coinvolte – ovvero le sigle più rappresentative – sembrano essere soddisfatte di quanto emerso nell’incontro, al quale sono stati invitati anche soggetti che mai erano finora stati chiamati a corte, come Itaca (associazione di produttori indipendenti che affianca Anica, Apa, Cna, Confartigianato, Agici, Apic, Ape…) e come Alice nella Città (che organizza una sezione autonoma della Festa del Cinema di Roma curata da Gianluca Giannelli e Fabia Bettini, sorella del potente esponente del Pd Goffredo Bettini…).
Il comunicato ministeriale recita “da parte di tutte le associazioni c’è stato apprezzamento per la riforma del Tax Credit Cinema, volta a riportare la fruizione dei contributi in un regime di rigorosa legalità”. Quindi… “tutto va bene, madama la Marchesa”?!? Si nutrono dubbi. Non invitati, e fieri battaglieri, gli attivisti di #Siamoaititolidicoda, che annunciano l’organizzazione a settembre di una “assemblea nazionale per avviare il blocco totale del settore”.
Sul secondo “fronte”, molte le critiche al lavorio della Commissione Teatro (presieduta da Alessandro Voglino), e la protesta di molti degli esclusi sta crescendo: con una dinamica spontaneista e di base (simile a quella di #Siamoaititolidicoda), è nato un nuovo movimento, dal nome emblematico “Vogliamo tutt’altro”. Sono artisti, lavoratori, operatori dello spettacolo “in mobilitazione”, che hanno dichiarato addirittura “lo stato di disastro culturale”. Lunedì 21 luglio sono stati organizzati decine di collettivi in tutta Italia, e s’è tenuta anche una assemblea nazionale online, che ha visto oltre 2mila partecipanti. L’approccio è chiaro e ben ideologico: “è l’inizio di una nuova fase di mobilitazione che vuole parlare oltre il settore culturale (…) per ribadire che la cultura non è un privilegio delle élite, ma un diritto di tutte e tutti e che per questo deve essere sostenuta e finanziata pubblicamente. Ogni forma di controllo e di manipolazione sulle forme, i contenuti e le estetiche delle nostre opere e delle nostre pratiche è inaccettabile”.
Cerco di fare chiarezza: le decisioni della Commissione Teatro hanno determinato che non pochi soggetti che storicamente hanno beneficiato dei contributi pubblici venissero quest’anno esclusi dalle provvidenze, ma, al tempo stesso, hanno aperto le porte a nuovi soggetti, che non avevano avuto accesso al sostegno dello Stato. Gli esclusi sostengono che la Commissione ministeriale ha fatto prevalere la logica di marketing sulla valutazione qualitativa, e che le iniziative “eccentriche” sarebbero state penalizzate, in nome di un “pensiero unico” (destrorso). In sostanza, sarebbero state punite soprattutto le soggettività che fanno ricerca e sperimentazione, e non puntano ad un coinvolgimento massivo del pubblico.
Chi ha ragione, la Commissione oppure coloro che vogliono “tutt’altro”?! Purtroppo, un’analisi oggettiva non è possibile, perché non esistono dataset completi accurati aggiornati, e non esistono studi quali-quantitativi sull’offerta e la domanda di cultura in Italia. Incredibile, ma vero. Questo è il “punctum dolens” di tutto.
La stessa Siae (Società Italiana Autori Editori), che ha presentato il 16 luglio 2025 il suo 89° rapporto annuale, si limita a misurare lo “stato di salute” del settore dello spettacolo in modo superficiale, soltanto contando i biglietti venduti e nulla approfondendo delle caratteristiche del pubblico, effettivo e potenziale. Il Ministero della Cultura non dispone di strumentazione per misurare l’efficienza e l’efficacia del proprio operato, e quindi anche la validità dell’allocazione delle risorse pubbliche, che pure non sono poche, circa 700 milioni di euro l’anno per il cinema e l’audiovisivo e circa 400 milioni per lo spettacolo dal vivo. E già questi due dati sono sintomatici: perché al cinema 700 e allo spettacolo dal vivo 400?! Con quale logica strategica… con quale “idea” di politica culturale?! È stato l’allora ministro “dem” Dario Franceschini a volere che lo Stato iniettasse risorse alla grande nel cinema e tv…
Qualcuno si è preso la briga, nel corso dell’ultimo decennio, di misurare l’efficacia di questa scelta di Franceschini, di valutarne gli impatti, in termini di rafforzamento dell’assetto strutturale (imprese e occupazione) dei due settori, e di complessiva estensione dell’offerta culturale? No. Una scelta dettata invece da logiche nasometriche e da intuizioni approssimative, se non addirittura da stimoli elettoralistici. “Politica culturale” erratica. In assenza di dati ed analisi.
Il 20 giugno 2025, il Sottosegretario Mazzi ha promosso “un Gruppo di lavoro per lo studio e l’individuazione di nuovi criteri e nuove modalità per l’assegnazione dei contributi allo spettacolo dal vivo”. Il Sottosegretario ha affidato la direzione del gruppo di lavoro all’illustre avvocato Giorgio Assumma (massimo esperto italiano di diritto d’autore e tra l’altro già Presidente della Siae). L’iniziativa è stata annunciata da Mazzi in relazione alla necessità di riformare il sistema attuale, ritenuto “complesso e poco trasparente”. Produrrà un “libro bianco” entro il maggio 2027…
A proposito di “trasparenza”… Venerdì pomeriggio l’assemblea dei soci (il Mic ovvero il Mef) ha approvato il controverso bilancio di esercizio 2024 di Cinecittà spa. Eleggendo come Presidente l’ex senatore di Forza Italia/Udc Antonio Saccone. Competenza tecnica nel settore? Zero. Trasparenza nella procedura cooptativa?! Zero. Appunto…
L'articolo “Tutto va bene” al Ministero di Giuli. Ma nel settore si proclama ‘lo stato di disastro culturale’ proviene da Il Fatto Quotidiano.