Tumore al seno, così funzionano le mutazioni genetiche responsabili e i test da eseguire

  • Postato il 15 giugno 2025
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“Mutazione” è un termine che di per sé fa storcere il naso al lettore, è una parola generalmente percepita con accezione negativa, ma esprime un concetto spesso non ben identificato; per mutazione intendiamo un cambiamento permanente nella sequenza del Dna di un organismo; vengono quindi cambiate le istruzioni genetiche che il corpo utilizza per funzionare correttamente. In questo scritto cercherò di rispondere alle domande più risonanti e frequenti a riguardo.

Le mutazioni di cui oggi parleremo sono quelle associate al carcinoma mammario. Il tumore della mammella ha, come viene detto in gergo, un’eziopatogenesi multifattoriale, un concetto che nella sua complessità ci indica che l’insorgenza del carcinoma mammario ha vari fattori che concorrono alla sua insorgenza, tra i quali emergono le mutazioni genetiche. Il carcinoma mammario è uno dei tumori più studiati per quanto riguarda l’associazione con mutazioni genetiche ereditarie. Circa il 5-10% dei casi di carcinoma mammario ha una base genetica ereditaria, mentre il resto è sporadico, cioè non legato a mutazioni trasmissibili.

I principali geni coinvolti sono i geni BRCA1 (Breast Cancer gene 1) e BRCA2 (Breast Cancer gene 2) responsabili di più del 50% delle forme ereditarie di carcinoma mammario. Le mutazioni in questi geni aumentano il rischio di sviluppare carcinoma mammario e ovarico. Attenzione: parliamo di probabilità, non di certezza di sviluppare il tumore, e in misura minore anche altri tumori (pancreas, prostata, ecc.). Questo vale anche per gli uomini portatori della mutazione i quali presentano un rischio aumentato, specialmente per BRCA2 (carcinoma mammario maschile e prostatico).

Nel panorama generale sono tante le mutazioni associate al carcinoma mammario, ma a mio parere srotolare un elenco sterile di queste esula da questo scritto. Basti pensare che le sopracitate mutazioni sono le più influenti e predittive di questo tipo di tumore. Andiamo ad analizzare bene questi due geni.

BRCA1 e BRCA2 sono geni oncosoppressori, ossia aiutano a riparare il Dna danneggiato, in particolare attraverso la cosiddetta “ricombinazione omologa”, un meccanismo molto preciso di riparazione delle rotture a doppio filamento del Dna. Questo significa che quando questi geni sono mutati, le cellule perdono la capacità di riparare il Dna in modo efficace e accumulano errori con una maggiore probabilità di trasformarsi in cellule tumorali.

Quali solo le pazienti candidabili al test genetico? Il test genetico per il tumore mammario, in particolare per le mutazioni in BRCA1, BRCA2 e altri geni predisponenti, non è indicato a tutte le donne, ma deve essere riservato a chi presenta criteri di rischio specifici. La valutazione deve iniziare sempre con una consulenza genetica oncologica nella quale si valuterà la storia clinica familiare e personale. Il test genetico può essere eseguito su pazienti già affette da patologia oncologica: insorgenza del tumore prima dei 40 anni, presenza di tumore bilaterale o in uomini con carcinoma della mammella maschile e in pazienti non affette da patologia oncologica, ma con fattori di rischio familiari significativi: parenti già portatori di mutazione, specialmente se di primo grado, presenza di più casi di tumore mammario e/o ovarico in famiglia.

Il medico prescrittore è il senologo oncologo della Breast Unit di riferimento, ma non solo, la prescrizione del test genetico può essere richiesta anche dal genetista medico, dall’oncologo o dal ginecologo con competenze oncologiche che dopo un’attenta anamnesi personale e familiare decide di sottoporre il paziente al test.

Ma perché eseguire il test? Il test genetico ha fini prognostici e predittivi di risposta alle terapie, può essere eseguito su sangue o su tessuto tumorale. Il test è prodromo di una terapia mirata per il caso paziente-specifico.

Dove si esegue il test? Tutti i pazienti che rispecchiano i criteri di eleggibilità al test vengono seguiti mediante il Sistema Sanitario Nazionale, ma in ogni modo sono presenti diversi centri di laboratorio privati che lo eseguono. E se il test risulta positivo? Alla positività del test in pazienti già affetti da patologia neoplastica ne consegue una discussione multidisciplinare tra i medici di riferimento (Oncologo senologo, Chirurgo generale, Chirurgo Plastico, Radiologo ecc.) alla quale seguirà la determinazione del percorso farmacologico e/o chirurgico da eseguire.

Il test BRCA viene considerato una fonte importante per la terapia di precisione, aprendo le porte a terapie più mirate e precise. Se la positività si riscontra invece in pazienti non affetti da patologia neoplastica, il team multidisciplinare di esperti potrà vagliare l’uso di terapie preventive in associazione ad un piano di sorveglianza strumentale e clinica.

In conclusione, sottolineo che il tumore al seno è la neoplasia più frequente nelle donne in tutto il mondo, ma è anche tra le più curabili se identificata precocemente. La prevenzione rappresenta lo strumento più efficace per ridurre l’incidenza, migliorare la prognosi e salvare vite. Investire nella prevenzione del tumore al seno significa prendersi cura del proprio futuro. Un piccolo gesto, come partecipare ai programmi di screening o migliorare le proprie abitudini quotidiane, può fare una grande differenza.

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Il Fatto Quotidiano

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