Trotta (Cgil): Votare sì, ecco la rivolta sociale di Landini

  • Postato il 3 giugno 2025
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Trotta (Cgil): Votare sì, ecco la rivolta sociale di Landini

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Intervista al segretario della Cgil Calabria, Gianfranco Trotta: dalla battaglia per la sanità pubblica al referendum di 8 e 9 giugno



Sono giorni febbrili per il segretario regionale della Cgil, Gianfranco Trotta. I referendum di 8 e 9 giugno sono un appuntamento decisivo per «difendere i diritti sotto attacco».
In Calabria ha accompagnato il segretario nazionale, Maurizio Landini, in un tour che li ha portati anche in parrocchia: quella di Sant’Aniello a Cosenza col vescovo Checchinato. Ma soprattutto, Trotta ha animato e continua a farlo la grande battaglia per la sanità pubblica, una mobilitazione che tiene insieme lotte ed esperienze di chi non appartiene alla maggioranza degli indifferenti.

Gianfranco Trotta e Maurizio Landini a Cosenza

Buongiorno segretario Trotta, poche settimane fa iniziava la protesta dei lavoratori della Tre Emme che denunciavano comportamenti gravi dell’azienda dopo la loro iscrizione alla Cgil. Cosa ci racconta questa brutta storia?

«In termini di diritti e libertà nel mondo del lavoro è stato fatto un passo indietro. È stata lesa la dignità e la libertà dei lavoratori. Perché se c’è un datore di lavoro che, di fronte all’iscrizione a un sindacato, inizia a vessare e maltrattare i lavoratori significa che non teme sanzioni. Nel caso di Montalto sono stati fatti due giorni di sciopero ed è stato chiesto l’intervento del prefetto».

Non solo le imprese, c’è una specie di avversione anche da parte di molte istituzioni verso i sindacati non allineati.

«Direi che da una parte c’è un’avversione della classe dirigente dominante verso la Cgil. L’arroganza di questa maggioranza che sembra dire: ci penso io, il sindacato ci dà fastidio. Dall’altra parte c’è una cultura insana che sintetizzerei così: io sono datore di lavoro, do da mangiare a 1500 persone e tu Stato non mi devi rompere le scatole».

E in Calabria?

«Soprattutto in Calabria nelle aree deboli dove il lavoratore è molto ricattabile. Una buona parte di privati rispetta i contratti, però c’è molto lavoro nero. Il caporalato è presente nell’edilizia, nell’agricoltura, nella grande distribuzione. Il lavoratore poi è ancora più debole quando rivendica diritti sociali come quello a una sanità giusta. Guardi, la manifestazione che abbiamo fatto il 10 maggio con l’Altravoce – Il Quotidiano del Sud ha irritato qualcuno che guida questa regione. Anziché ascoltare la piazza, ci si irrita».

La Cgil, segretario Trotta, è stata il motore di questa lotta per la sanità pubblica. Una battaglia che continua.

«La forza di quella manifestazione è la bellezza. Quel giorno in piazza hanno avuto voce tutti quei comitati che per anni hanno combattuto. E io penso che il presidente della Regione, anziché irritarsi rispetto a quella manifestazione avrebbe dovuto mettersi in ascolto e dare risposte. Le risposte non sono solo quelle della costruzione degli ospedali; ben vengano, ma ci vorranno degli anni. Nel frattempo la gente ha diritto alla buona sanità subito. Ecco perché questa battaglia non può fermarsi, la vertenza deve andare avanti. Noi come Cgil saremo parte propositiva delle prossime mobilitazioni. Le ambulanze sono vuote e ci beiamo che arrivino altri 65 medici cubani. Non risolvono il problema. I medici cubani nel 2027 andranno via e sostituirne oltre 600 in un anno e mezzo diventa difficoltoso. Auspichiamo che Occhiuto si sieda con tutte queste associazioni. È uno sforzo che dovrà fare prima o poi, perché dal decimo piano della cittadella alcune voci del popolo non si sentono. Per lui vale la legge del tik tok. Allora perché non fa un tik tok sui fondi che sono stati cacciati alla Calabria dal ministro Salvini per la manutenzione delle strade? Perché non ne fa uno dicendo che l’alta velocità da noi non arriva. Mica i tik tok valgono solo per le promesse future degli ospedali futuri».


Occhiuto però non è solo governatore e commissario ad acta per la Sanità, in quanto autorevole esponente di FI ha un filo diretto con il Governo.

«Penso che Occhiuto come tutti gli altri sia corresponsabile di questa situazione. Era consigliere regionale quando Scopelliti chiudeva gli ospedali. Il governatore è stato per molti anni parlamentare, diventando capogruppo di FI. Io nei vent’anni precedenti non l’ho mai sentito prendere posizione sulla sanità calabrese. Eppure era suo compito farlo in quanto deputato della Repubblica eletto qui. Se n’è lavato le mani. Poi da presidente della Regione addebita colpe ai suoi predecessori. Il potere che ha sulla sanità del presente e del futuro è altissimo. Lui è corresponsabile senza se e senza ma. Non è giusto scaricare colpe sugli altri. Dovrebbe fare un mea culpa da un punto di vista politico e deve dare risposte. E così sulla sanità e così sulle infrastrutture».


Senta segretario Trotta, la Cgil sa che il centrosinistra ha pure le sue responsabilità.

«L’ho detto, nessuno può chiamarsi fuori. Tutti hanno responsabilità da destra a sinistra. Ma non può venire il salvatore della patria dicendo di aver trovato “tabula rasa” e di stare facendo il possibile. Chi ha provocato lo “zero” è sodale di Roberto Occhiuto.
Prima parlava di infrastrutture. Il ministro Salvini annuncia migliaia di posti lavoro col Ponte sullo Stretto. Ma quali contratti saranno applicati? Quali tutele?
«Il Ponte non è una priorità secondo noi. Ma nel momento in cui un lavoratore mette piede in quel cantiere la Cgil ci sarà. Saremo vigili sull’applicazione dei contratti, ma soprattutto sulla sicurezza dei luoghi di lavoro. Poi bisogna stare attenti, molto attenti. Non vorrei che possa diventare il bancomat della ‘ndrangheta e di Cosa Nostra. E poi il Ponte sullo Stretto non crea un valore aggiunto perché il problema è poi arrivarci da Salerno».

Invece un bacino come quello dei tirocinanti è un valore aggiunto per molti enti. Ma la soluzione non è facile per la loro stabilizzazione.

«Sui Tis si sta giocando un po’. Ho l’impressione che qualcuno, non solo la Regione, voglia scaricare sugli amministratori. Siccome nessuno di noi vive a Bergamo, sappiamo benissimo le condizioni economiche dei Comuni. Noi come Cgil abbiamo fatto una proposta: coloro i quali non possono essere stabilizzati nei Comuni possono esserlo nelle partecipate della Regione. Perché non si fanno questi passaggi?».


Si avvicina il giorno del voto sui Referendum. Perché non si può disperdere nemmeno un voto?

«Invito i calabresi a non prestare ascolto a chi consiglia di non andare a votare. E sa perché? Domani a qualcuno potrebbe venire in mente di togliere questo diritto perché non esercitato. La storia ci ha insegnato a stare attenti. Noi dobbiamo esercitarlo fino in fondo. Andare a votare e dopo andare al mare. Si possono fare entrambe le cose. Ecco la rivolta sociale di cui parlava Landini: il voto per cambiare lo stato delle cose e difendere i diritti sotto attacco».

Ma pure molti esponenti di centrosinistra diserteranno le urne preferendo il mare come consigliò Craxi in un appuntamento referendario di molti anni fa.

«È arrivato il momento di fare chiarezza. C’è chi decide di stare con i lavoratori e chi decide di fare altri percorsi. Ma occorre fare chiarezza. La sinistra ha perso mordente da quando si è allontanata dal mondo del lavoro. Storicamente è così e storicamente le conquiste nel mondo del lavoro sono state la premessa di conquiste sociali. Come per il Servizio sanitario nazionale e il divorzio. Con il jobs act siamo tornati indietro. Questi referendum mettono al centro le persone. L’8 e il 9 giugno tutti gli italiani devono andare a votare con un senso di solidarietà. Deve farlo anche chi non è interessato ai quesiti referendari perché migliorano le condizioni di vita e lavoro di milioni di italiani».

Il sì ha una sponda importante anche in un vescovo “militante” come quello di Cosenza, Francesco Checchinato, seduto con Landini pochi giorni fa in parrocchia.

«Militante per i diritti sociali, sì. La Chiesa opera per il bene delle persone. Nei percorsi che facciamo ci troviamo molto spesso vicini».

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