Tre domande per i rassegnati allo sfascio della sanità in Calabria

  • Postato il 4 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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di Fiore Isabella

Ho riflettuto molto, da vecchio e ormai farcito, innamorato della politica delle sane passioni, sui destini della “Polis” nell’epoca contemporanea.

Non mi dilungo sulle performances dei cosiddetti grandi della Terra, da valutare a mio avviso in sede clinica, mi soffermo volutamente sulla politica in questa tornata elettorale regionale in Calabria dove avvengono cose incomprensibili sulle quali, come elettori, non si riflette abbastanza. Eppure sono cose che la cronaca ci mette davanti agli occhi, ma noi (plurale maiestatis) sistematicamente ci mettiamo il prosciutto sugli occhi e i tappi alle orecchie.

Mi soffermo sul tema della sanità pubblica in Calabria ormai in totale asfissia per via di quell’embolo, il piano di rientro, che sta finendo per ostruire definitivamente il sistema cardiovascolare degli ospedali, della medicina di emergenza e urgenza e di quella territoriale, per non parlare delle liste di attesa che costringono chi può a rivolgersi altrove e chi non ce la fa a rassegnarsi. Ma proprio ai rassegnati e a coloro che si apprestano a farlo voglio porre i seguenti punti di riflessione:

1. Vi pare normale che tra i commissariamenti vari l’embolo del piano di rientro approvato con delibera 845 del 16. 12. 2009 dalla Giunta di destra di Giuseppe Scopelliti continui ad ostruire la sanità pubblica in Calabria e a mietere vittime?

2. Vi pare logico che pur continuando a scorrere il sangue dal cuore alle periferie nella nostra Regione il circolo si impantana in un sistema di by pass che destina i servizio sanitario pubblico a crepare di necrosi e alimenta generosamente i servizi privati?

3. Vi pare istituzionalmente corretto che un presidente di Giunta regionale, l’On. Occhiuto, nonché super commissario alla Sanità Pubblica, invece di constatare l’insuccesso nella gestione della sanità in Calabria e trarne le logiche conseguenze – tornarsene a casa – si dimette per autorilanciarsi in un ruolo dove non avversari politici cattivi, ma la sofferenza dei suoi concittadini ne sancisce il fallimento?

Credo che ce ne sia a sufficienza per affermare che a nulla è servito, per rientrare dallo sfascio contabile, chiudere in Calabria 18 ospedali come ha fatto la destra nel 2009 e di cui paghiamo e pagheremo un enorme prezzo. Sarebbe stato logico, invece, controllare che i bilanci preventivi e consuntivi delle Asp avessero una cadenza annuale ed essere esposti, come avviene in una famiglia accorta e che si vuole bene, al controllo di regolarità dell’esercizio contabile.

Nulla di tutto questo! E l’onorevole “sovrano” della Calabria non risponde. Rispondono al suo posto le candidate e i candidati delle sue liste, in ordine sparso, con perle elettoralistiche tipo: “Il mio percorso è anche il tuo!; “Si parte! Statemi accanto! “; “Non un passo indietro ma dieci avanti!”. Una caterva di messaggi rassicuranti della politica che decide che si guarda bene dal raccontare il passato. E francamente, dribblare il passato per costruire il futuro non serve né alla Calabria né al futuro dei calabresi.

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Il Fatto Quotidiano

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