Tecnologia, autonomia strategica e cultura operativa. L’Aeronautica secondo Conserva

  • Postato il 11 luglio 2025
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Durante la sua prima audizione in Senato, il nuovo Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Antonio Conserva, ha delineato le linee direttrici di una trasformazione profonda della Forza Armata, ispirata a una visione ampia, integrata e lungimirante della sicurezza nazionale. Un’analisi articolata, che riconosce la necessità di adattarsi a un contesto geopolitico in costante mutamento, dove la proiezione del potere aerospaziale si configura come fattore decisivo per garantire la stabilità e l’autonomia del Paese. Il generale ha aperto il suo intervento definendo lo scenario attuale come una “policrisi globale, un’interconnessione di sfide che spaziano dai conflitti regionali ad alta intensità – come quello in corso ai confini dell’Europa tra Russia e Ucraina – al terrorismo internazionale che, sebbene mutato, continua a rappresentare una minaccia diffusa”. A questo quadro si sommano le “sempre più pressanti guerre ibride”, capaci di impiegare strumenti non convenzionali come “disinformazione, manipolazione dell’opinione pubblica e coercizione economica”. In questo scenario, ha spiegato, “non siamo più nell’era relativamente più prevedibile della Guerra Fredda, né tanto meno in quella successiva caratterizzata da un apparente unipolarismo”. 

Deterrenza e difesa aerospaziale: due facce della stessa medaglia

La missione dell’Aeronautica, secondo Conserva, si fonda su due assi principali: la difesa aerospaziale e la deterrenza credibile. Se la prima implica una capacità di sorveglianza e intervento che si estende fino al dominio esoatmosferico, la seconda richiede prontezza, resilienza e capacità di proiezione, anche attraverso l’impiego di sistemi avanzati e forze speciali. In entrambi i casi, il tema dell’integrazione tecnologica è cruciale: sensori di nuova generazione, reti C4ISR evolute e sistemi di comando autonomi diventano elementi essenziali di una postura difensiva efficace. La guerra in Ucraina, con il suo impiego massiccio di droni, missili ipersonici e attacchi notturni, impone secondo Conserva un ripensamento profondo delle capacità difensive. La dimensione aerospaziale non è più soltanto un ambiente operativo, ma un dominio strategico che include anche lo spazio extra-atmosferico. “La difesa aerospaziale moderna implica una capacità di sorveglianza e controllo continua, integrata, su un’area molto più ampia rispetto agli orizzonti tradizionali”, ha dichiarato, “più ampia in senso orizzontale ma soprattutto in senso verticale, estendendosi dagli strati più bassi dell’atmosfera fino allo spazio esa-atmosferico dove orbitano satelliti e transitano missili balistici intercontinentali o ipersonici”.

Costruire la superiorità aerospaziale 

La visione del generale Conserva si articola in cinque pilastri operativi: sistemi d’arma, scorte logistiche, personale, infrastrutture aeroportuali e controllo dello spazio aereo. I programmi strategici, come il Gcap, non sono letti soltanto in chiave prestazionale, ma considerati veri incubatori tecnologici per l’industria e il sistema Paese. La sostenibilità logistica, dalle munizioni ai carburanti, fino alle parti di ricambio, viene indicata come condizione abilitante: Senza logistica, lo strumento è da vetrina, ha osservato con realismo. La missione dell’Aeronautica Militare si fonda oggi su due assi fondamentali: la difesa aerospaziale e una deterrenza credibile. “Il compito fondamentale assegnato all’Aeronautica Militare è quello di continuare ad assicurare forze operativamente rilevanti ad elevata prontezza per la difesa aerospaziale e per la deterrenza”. Una deterrenza che, ha ricordato, non si misura solo in termini di potenza militare ma anche come effetto psicologico, proiezione di credibilità e capacità di risposta. In questo quadro, osserva il capo di Stato maggiore, “se il Mediterraneo, il Nordafrica e il Medio Oriente costituiscono il nostro naturale spazio di riferimento, non possiamo più permetterci di ignorare le dinamiche dell’Asia, dell’Indo-Pacifico e dell’Africa centromeridionale” aggiungendo che “ pur nella piena consapevolezza della nostra natura di potenza regionale è imprescindibile dotarci delle capacità necessarie a proiettare il potere aerospaziale ovunque si renda necessario, con tempestività, efficacia e continuità”.

Autonomia strategica e capacità di proiezione

La rete aeroportuale, in larga parte ereditata dalla Guerra Fredda, necessita di un profondo rinnovamento per rispondere alle esigenze di mobilità, sicurezza e interoperabilità, anche in chiave dual-use. Infine, il controllo dello spazio aereo, con il suo corollario di cyber sicurezza e superiorità informativa, viene concepito come leva strategica. “Chi controlla il cielo, governa il campo di battaglia”, ha sintetizzato Conserva. Il quadro tracciato in audizione include precise priorità. L’attenzione agli aeroporti militari è un altro tassello centrale della strategia: “Dietro ogni velivolo che si alza in volo per solcare il cielo in difesa, protezione o proiezione, c’è una rete complessa e organizzata di infrastrutture che ne rende possibile l’azione”, ha ricordato il generale Conserva. Gli aeroporti, ha aggiunto, “non sono soltanto luoghi di decollo e atterraggio, sono centri nevralgici di operazioni, logistica, tecnologia e sicurezza. E dove c’è deterrenza, c’è stabilità e credibilità internazionale. Senza aeroporti militari adeguati, moderni e strategicamente distribuiti, non può esserci alcun potere aerospaziale efficace. Investire nelle infrastrutture aeronautiche non è solo una scelta tecnica, è una scelta strategica, culturale e politica”.

La vera trasformazione sta nel capitale umano

Al centro resta il fattore umano, cuore della necessaria trasformazione: è prevista una crescita strutturale del personale fino a 50mila unità entro il 2035, con l’inserimento di 5mila riservisti e un forte investimento nella formazione in settori ad alta tecnologia. Il personale è il vero cuore pulsante della Forza Armata”, ha spiegato il generale Conserva: “Nessun sistema d’arma, per quanto tecnologicamente avanzato e sofisticato, può operare efficacemente senza il capitale umano che lo gestisce, lo manutiene con perizia, lo impiega con intelligenza tattica e lo sviluppa con una visione strategica”. Per questo ha proposto un ampliamento sostanziale dell’organico: “Sanando nel breve termine un bisogno impellente e non più procrastinabile di un incremento di circa diecimila unità aggiuntive, di cui cinquemila riservisti, e in prospettiva di più lungo termine per far fronte alle richieste dell’Alleanza discendenti dai target assegnati alla componente aerospaziale nazionale”. Ha poi aggiunto che “l’Aeronautica necessita complessivamente di circa cinquantamila uomini e donne già a partire dal 2035. Questo incremento di personale non è un mero aumento numerico fine a sé stesso, è al contrario un investimento strategico fondamentale per la competenza, flessibilità, resilienza e capacità di risposta dell’intera organizzazione. I nuovi reclutamenti sono essenziali per diverse ragioni: in primo luogo garantiranno il necessario ricambio generazionale, assicurando il trasferimento di conoscenze e competenze dai veterani ai nuovi ingressi”.

Un progetto-Paese

La Trasformazione dell’apparato aerospaziale nazionale passa dalla trasformazione interna tanto quanto dalla cooperazione internazionale. L’Aeronautica guarda con favore ai programmi europei nel settore spaziale e della difesa, ha ricordato Conserva, ribadendo la necessità di sostenere con investimenti coerenti le ambizioni strategiche del Paese. L’IFTS (International Flight Training School) è stato indicato come esempio virtuoso di sinergia tra Forza Armata e industria, da estendere ad altri settori ad alto valore aggiunto.  “In un contesto geopolitico in costante e rapida mutazione, dove le sfide si manifestano con una complessità e una velocità senza precedenti, e le minacce assumono forme sempre più articolate e multidimensionali, le priorità strategiche che dovranno guidare le nostre scelte e i nostri investimenti futuri garantiranno che ogni risorsa sia impiegata con la massima lungimiranza”. Una trasformazione che, ha aggiunto, “richiede non solo una visione chiara e audace, ma anche un investimento costante e un impegno congiunto da parte di tutte le istituzioni, dell’industria, dell’università e dei centri di ricerca, per salvaguardare un futuro di pace e sicurezza per la nostra Nazione e per le generazioni a venire”.

Il messaggio conclusivo, rivolto al Parlamento e al sistema politico, è stato diretto e privo di retorica: destinare risorse alla difesa “non è un’imposizione esterna, ma una necessità per restare un Paese rilevante, libero e sicuro”. Una visione che supera il piano tecnico-militare e si proietta verso una ridefinizione del ruolo dell’Aeronautica come attore strategico in un progetto nazionale di sicurezza e autonomia tecnologica.

 

Autore
Formiche

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