Sulla mala scuola ticinese ‘accuse non circostanziate’? Ecco un esempio concreto
- Postato il 10 marzo 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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di Antonella Rainoldi* e Roberto Caruso**
Sulla mala scuola ticinese, con particolare riferimento alle procedure di assunzione del personale scolastico, ci siamo già espressi in un post dello scorso febbraio. Il nostro scritto, nel quale affermavamo che “i posti si apparecchiano, non si vincono”, ha suscitato le reazioni scomposte della Sezione amministrativa del Dipartimento educazione cultura e sport, raccolte dal quotidiano locale La Regione nella sua edizione del 4 febbraio: “Accuse di favoritismo non motivate e non circostanziate”. Ora, la gravità dell’ultima recentissima sentenza con cui i giudici del Tribunale amministrativo cantonale hanno annullato le nomine, risalenti a luglio 2024, dei due docenti Désirée Mallè e Mattia Pini alla conduzione congiunta della Sezione dell’insegnamento medio superiore, fornisce un esempio circostanziato.
L’impugnazione della decisione dell’autorità di nomina, ovvero il Consiglio di Stato, la si deve a uno dei 52 candidati eliminati: il docente ha lamentato il mancato rispetto delle condizioni stabilite dal bando e la duplice violazione del proprio diritto di essere sentito (gli è stata negata sia la possibilità di conoscere il nominativo dei candidati prescelti, sia quella di consultare gli atti del concorso). Per il Tribunale amministrativo, che ha accolto il suo ricorso, “occorre concludere che la valutazione dell’autorità di nomina è insostenibile nella misura in cui non ha verificato che i due candidati nominati fossero in possesso dei requisiti posti dal bando di concorso. Idoneità che deve essere dimostrata da entrambi singolarmente; l’inusuale nomina in job sharing non permette infatti di prescindere dal rispetto dei requisiti posti dal bando da parte di ognuna delle due persone nominate”.
L’assunzione dei due nuovi capi sezione era apparsa sin da subito poco trasparente. Intanto per i meccanismi e le strutture che avevano guidato la scelta. Un buon numero di candidature più qualificate, inoltre, non mancava. Quello che più sgomenta è che il Consiglio di Stato sembra aver smarrito la capacità di imparare dai propri errori. Lo scorso agosto il Tribunale amministrativo ha annullato una risoluzione governativa di sospensione e prospettato il licenziamento di un docente. Per la Corte “una diversa conclusione finirebbe per tradursi in un incentivo alla sistematica violazione del diritto di essere sentito da parte delle autorità”.
I pochi ricorsi sulle selezioni irregolari sono indicativi di una realtà di portata maggiore. Certo, per poter incidere sul sistema bisogna sempre rivolgersi alle autorità competenti di giustizia amministrativa e penale, ma per chi lo fa la strada è lunga e impervia: ai costi e ai tempi della giustizia si sommano possibili ritorsioni. In molti sanno che le cose funzionano così. Per questo la maggior parte dei prevaricati rinuncia a denunciare, addirittura a esprimere un dissenso. Eppure ora qualcosa si muove. Se da una parte il nostro post di febbraio ha suscitato reazioni dalla Sezione amministrativa del Dipartimento educazione cultura e sport, dall’altra ha spinto molti docenti a contattarci per raccontare storture e ostacoli in cui sono inciampati nella Svizzera italiana. Uno dei prossimi testi darà voce alle loro testimonianze.
*giornalista; **docente
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