Strongoli, 12 indagati in un’inchiesta della Dda: coinvolto ex sindaco

  • Postato il 16 maggio 2025
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Strongoli, 12 indagati in un’inchiesta della Dda: coinvolto ex sindaco

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Inchiesta travolge il Comune di Strongoli nel crotonese: tra gli indagati anche l’ex sindaco, sottufficiale dei carabinieri, e un assessore


STRONGOLI – Ha travolto come un ciclone il Comune di Strongoli un’inchiesta della Dda di Catanzaro che vede coinvolti ex amministratori, un assessore in carica, il capo dell’ufficio tecnico comunale, noti professionisti. I tentacoli che si sarebbero allungati sull’ente, in passato sciolto per infiltrazioni mafiose in seguito a risultanze dell’inchiesta Stige, sarebbero quelli della cosca Giglio, egemone nella zona. A stuzzicare l’appetito della cosca sarebbe soprattutto il settore dei rifiuti. Colpisce soprattutto il coinvolgimento dell’ex sindaco Sergio Bruno, stimato sottufficiale dei carabinieri che ha svolto delicati incarichi presso il Comando provinciale di Crotone dell’Arma, impegnato in importanti inchieste antimafia e noto per la sua elevata professionalità.

STRONGOLI, I NOMI DEGLI INDAGATI

Ma tutti gli indagati sono eccellenti. Ecco i nomi. Luigi Salvatore Benincasa, di 57 anni, di Strongoli, dirigente dell’ufficio tecnico comunale. Sergio Bruno (59), ex sindaco di Strongoli. Salvatore Benincasa (44), di Strongoli, imprenditore. Francesco Costantino (34), di Strongoli, assessore comunale. Alfonso Della Corte (68), di Vietri sul Mare, e Mario Martino (52), di Strongoli, responsabili della ditta Tecnew aggiudicataria dell’appalto dei rifiuti. Ferdinando Greco (39), di Strongoli, ex consigliere comunale. Tommaso Blandino (42), ex sindaco di Rocca di Neto. Vincenzo Lucente (53), di Strongoli, tecnico esterno. Pasquale Barbuto (45), di San Mauro Marchesato. Mariolina Pastore (48), di Cosenza, membri di una commissione di gara.

I RIFIUTI

Centrale sembra, secondo la ricostruzione del pm antimafia Elio Romano, il ruolo del dirigente dell’ufficio tecnico comunale, Salvatore Luigi Benincasa, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Nonostante l’appalto per la pulizia delle spiagge fosse inserito in quello dei rifiuti, affidato alla ditta Tecnew, «impresa contigua alla cosca Giglio», il servizio sarebbe stato dato a terzi per consentire all’aggiudicataria dell’appalto principale di risparmiare. Viene contestato anche l’affidamento di lavori per la pulizia del torrente Survolo presso cui un anno prima il Comune era intervenuto.

L’AFFIDAMENTO DEI LAVORI

L’affidamento fu alla ditta dei fratelli Zito, secondo l’accusa, con l’utilizzo improprio di fondi regionali per 50mila euro e in assenza di evidenza pubblica.  Benincasa avrebbe affidato in maniera diretta il servizio di pulizia delle spiagge all’azienda agricola Russo, sottoposta ad estorsione della cosca, «permettendo così alla società di corrispondere parte dell’importo del servizio». Sotto la lente anche presunti favoritismi di Benicasa alla ditta Tecnew per un appalto al Comune di Cirò, con cui aveva un rapporto di collaborazione, e per quello al Comune di Strongoli, nell’ambito del quale avrebbe inserito requisiti di partecipazione antieconomici. La ditta tra i suoi assunti aveva addetti ritenuti contigui al clan.

IL TECNICO

Benincasa avrebbe concesso «illecitamente» il servizio di catering alla ditta Montesano, «contigua alla cosca di ‘ndrangheta», e, in seguito a verifiche della commissione d’accesso antimafia, avrebbe formato atti falsi a firma di altri per legittimare le proroghe. Avrebbe, in assenza di certificazione antimafia, concesso a Giuseppe Giglio, figlio del boss Salvatore Giglio, l’autorizzazione per un chiosco per la vendita di fuori mei pressi del cimitero. Avrebbe disposto il servizio di pulizia della strada che porta al santuario di Vergadoro in occasione del matrimonio di un figlio del boss e del battesimo di un nipote. Ripetuti sarebbero stati gli affidamenti diretti alla ditta Color Art di Salvatore Benincasa, che tra i dipendenti ha Pasquale Giglio, fratello del boss (ditta iscritta nella white list della Prefettura di Crotone). Contestato anche un incarico di collaborazione a una figlia di Salvatore Valente, esponente dell’omonima cosca assassinato nella strage di Strongoli del febbraio 2000.

LA TURBATIVA

Di turbativa d’asta con aggravante mafiosa sono accusati il tecnico comunale Salvatore Luigi Benincasa, l’ex sindaco Sergio Bruno, l’assessore Francesco Costantino, in carica anche all’epoca dei fatti contestati nella precedente sindacatura, i responsabili della Tecnew Mario Martino e Alfonso Della Corte. Secondo l’accusa, avrebbero condizionato l’appalto dei rifiuti in favore di Tecnew, società “collegata” al clan, così è detto nel capo d’accusa, concordando, nel corso di una serie di incontri, il mantenimento di dipendenti ritenuti contigui alla criminalità organizzata. La previsione di 12 unità da impiegare avrebbe così reso non vantaggioso, per altri operatori economici, partecipare alla gara. Il bando fu però ritirato in autotutela da Benincasa in seguito a quesiti sollevati da altri operatori e perché a rischio di segnalazione dell’Anac.

FONDI PNRR

Il tecnico Salvatore Luigi Benincasa, quale presidente della commissione esaminatrice per affidamenti di incarichi di esperti junior sui fondi Pnrr, e i componenti esterni Pasquale Barbuto e Mariolina Pastore sono accusati di falso in atto pubblico con aggravante mafiosa. Secondo l’accusa, Benincasa avrebbe dovuto astenersi per i rapporti di frequentazione con la figlia di Salvatore Valente, ucciso nella strage di 25 anni fa, poi risultata vincitrice. Gli indagati avrebbero stilato una graduatoria solo apparentemente determinata dal merito e pilotata affinché la giovane e il figlio del consigliere comunale Ferdinando Greco risultassero vincitori.

STRONGOLI E L’IMPIANTO POLISPORTIVO

Sarebbe stato turbato anche il bando per la progettazione dell’impianto polisportivo coperto. Il tecnico Salvatore Benincasa, l’ex sindaco Sergio Bruno e i professionisti Ferdinando Greco, Tommaso Blandino e Vincenzo Lucente avrebbero concordato l’offerta economica. A riaprire il portale per consentire la presentazione dell’offerta a cura del professionista individuato sarebbe stato sempre Benincasa. Le ipotesi d’accusa devono essere ancora verificate in sede processuale. Intanto, l’inchiesta solleva ombre inquietanti.

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