Stop al cellulare in classe, a Genova le scuole si organizzano tra ceste, tasche e autodisciplina
- Postato il 1 settembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. “Niente linee guida, le scuole saranno bravissime a gestire la messa in pratica della circolare sui cellulari vietati in classe“. Ed è così, con una dichiarazione rilasciata al meeting di Cl a Rimini, che il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha passato la patata bollente ai dirigenti delle scuole superiori.
Dall’anno scolastico 2025/26, che in Liguria partirà il 15 settembre, l’utilizzo degli smartphone a scuola sarà vietato in tutti gli ordini di istruzione, comprese le scuole superiori. La regola era già in vigore nelle scuole per l’infanzia, le primarie e le secondarie di primo grado.
Aumentare la capacità di concentrazione riducendo le distrazioni, ma anche favorire la socialità, sono gli obiettivi della circolare che, ovviamente, avrà un impatto maggiore sul ciclo scolastico delle superiori rispetto a quelli precedenti, vista la maggiore diffusione del device tra i ragazzi e le ragazze.

La circolare del ministero dell’Istruzione non è dettagliata: gli studenti delle scuole superiori dovranno consegnare i telefoni cellulari all’ingresso oppure, e questo aspetto forse non è stato sottolineato abbastanza, mantenerli spenti e non accessibili fino al termine delle attività didattiche.
Sono previste deroghe legate a specifici progetti educativi che richiedano l’utilizzo delle tecnologie degli smartphone.
1 settembre, collegi docenti: l’ora delle decisioni
La circolare ministeriale sul divieto dei cellulari in classe alle superiori dice anche che per la gestione del divieto sono i collegi dei docenti, e poi i consigli dei singoli istituti, a definire le modalità organizzative.
E oggi, 1 settembre, che cade peraltro di lunedì, è il giorno in cui in gran parte delle scuole anche a Genova si terranno le riunioni collegiali del corpo docenti, e sicuramente il tema “smartphone” sarà all’ordine del giorno.
Annamaria Coniglio, dirigente dell’istituto tecnico e professionale Firpo Buonarroti, e Monica Pasceri, preside del liceo classico e linguistico Mazzini, hanno deciso di attendere in tutto e per tutto la riunione di oggi per stabilire insieme agli insegnati delle scuole quale potrà essere la soluzione migliore, e per capire quale sarà il grado di responsabilità di cui gli stessi saranno intenzionati a farsi carico.
“Perché il problema alla fine è solo di responsabilità – afferma Paolo Fasce, dirigente dell’istituto Nautico San Giorgio, ma anche dell’Ic Val Trebbia, dove la circolare era già stata applicata lo scorso anno – al San Giorgio metteremo a disposizione delle tasche, va da sé che se ci saranno dei furti o dei danneggiamenti il rischio è che si faccia ricadere la responsabilità sulla scuola, che quelle tasche ha messo a disposizione”.
“La nota ministeriale è un po’ troppo all’americana – afferma Fasce – nel senso che forse chi l’ha stilata pensava che nelle nostre scuole esistessero gli armadietti personali come nei college Usa, ma non è così, e peraltro adottare questa soluzione sarebbe estremamente costoso”.
Fasce conclude: “Penso che gran parte degli istituti superiori si organizzerà comunque per il ritiro, vedremo come, quello che posso dire è che la circolare è stata accolta con grande apprezzamento dai nostri insegnanti”.
Cellulari in classe vietati, un patto tra prof e studenti
“Avevamo iniziato a discuterne lo scorso ma al collegio docenti di oggi entreremo nel vivo – le parole di Maria Aurelia Viotti, dirigente scolastica del liceo classico D’Oria – la linea che pensiamo di adottare però è quella di fare leva sulla formazione, sulla consapevolezza degli studenti, sulla comunicazione, la legge impone che i ragazzi spengano i cellulari in classe non che non li abbiano con sé e noi faremo in modo che li tengano spenti anche, se necessario, facendo capire loro che se non rispetteranno le disposizioni ci saranno delle conseguenze”.
“La soluzione degli armadietti o degli stipetti chiusi a chiave non è perseguibile – aggiunge Viotti – chi tiene le chiavi? E pure la cesta o la scatola aperta dove riporre i cellulari all’inizio della mattinata ha delle criticità, pensate in caso di furti o manomissioni, c’è anche un problema di privacy”.
Anche al liceo Pertini di Genova, retto da Alessandro Cavanna, era già in vigore una sorta di agreement tra studenti e docenti, basato su un rapporto di fiducia. I ragazzi spegnevano il telefonino prima dell’inizio delle lezioni – ora dovranno lasciarlo a riposo anche a ricreazione o al cambio d’ora – ma pure il collegio docenti del Pertini si doterà di un regolamento.
Andrea Ravecca, dirigente dell’istituto alberghiero Bergese, ha inviato nei giorni scorsi una mail ai professori e durante il collegio docenti discuterà la bozza di regolamenti. La linea guida al Bergese sarà quella di invitare i ragazzi e le loro famiglie a lasciare o far lasciare direttamente lo smartphone a casa. Se i genitori devono contattare i figli, sarà messo a disposizione un telefono di segreteria. Per chi vorrà portare comunque il cellulare in classe ci saranno delle tasche, ma con una sorta di manleva per quanto riguarda casi di furto, scambio o smarrimento.
Niente cellulare in classe, i precursori a Genova e Savona
A Savona già lo scorso anno era stata inaugurata una sezione “smartphone-free” dell’istituto tecnico Ferraris Pancaldo. In quella scuola, e in quella sezione, i cellulari sono depositati all’ingresso in appositi armadietti chiusi a chiave e sono ritirati ogni giorno all’uscita. Il preside Alessandro Gozzi quest’anno aveva già ampliato a due le sezioni, vista la grande richiesta di iscrizioni. E altre scuole savonesi si erano mosse in tal senso.
A Genova i cellulari erano già vietati in classe nei primi due anni al liceo King. Una decisione drastica, nata prima delle direttive nazionali, e che sarebbe stata comunque estesa quest’anno anche alle terze, quarte e quinte.
Cellulari vietati in classe, d’accordo il 70% degli italiani
Gli italiani sembrano in maggioranza (70%) favorevoli al divieto di utilizzo dei cellulari in classe e alla limitazione dell’accesso ai social network per i minori di 15 anni. E sul tema dell’intelligenza artificiale (IA) a scuola, seppur più divisivo inizialmente, l’italiano in media mostra invece una significativa apertura, ma quando l’utilizzo è contestualizzato e gestito dagli insegnanti. E’ quanto emerso da un’indagine condotta da SWG, KPMG e ministero dell’Istruzione.