Spiagge Libere, l’allarme di Legambiente: in Liguria un comune su tre non rispetta la soglia minima

  • Postato il 8 agosto 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Accedere liberamente al mare sta diventando sempre più difficile in Italia. Un problema generalizzato, ma che in Liguria assume i contorni di un’emergenza: è la regione con la minore disponibilità di litorali liberi. Per questo Legambiente ha scelto Santa Margherita Ligure per lanciare un allarme: “Il suolo demaniale è un bene pubblico, ma finisce troppo spesso in mani private”. “Circa il 70% della costa ligure è occupato da stabilimenti balneari, campeggi o complessi turistici”, ha dichiarato Stefano Bigliazzi, presidente di Legambiente Liguria, durante l’incontro “SOS Spiagge Libere”, a bordo della Goletta Verde. “Solo il 22% è effettivamente accessibile senza pagamento. Di fatto, uno spazio pubblico sempre più ridotto”.
Secondo i dati demaniali, su 63 comuni costieri, 21 non rispettano la soglia minima del 40% di spiagge libere o libere attrezzate prevista dalla legge regionale. In alcuni casi le percentuali sono allarmanti: Spotorno ha solo il 3,15% di spiagge libere, Loano il 4,67, Celle Ligure l’8,18. A levante, Lerici è ferma al 10,77%, Santa Margherita al 15,85, Rapallo al 16,30. Altri comuni sotto soglia sono Sanremo (9,78), Diano Marina (11,39), Alassio (14,48), Laigueglia (13,3) e Pietra Ligure (24,92).
“È necessario liberare le nostre coste dalle troppe strutture fisse”, ha aggiunto Bigliazzi. “E avviare una pianificazione che tenga conto degli obiettivi di adattamento climatico e della lotta all’erosione. La sospensione dell’obbligo del 40% fino al 2027 e le continue proroghe alle concessioni creano incertezza, penalizzano i cittadini e aggravano le criticità ambientali. Dobbiamo arrivare almeno al 50% di spiagge accessibili liberamente”. La sospensione della soglia minima è il risultato di un emendamento presentato a gennaio dal consigliere regionale di Fratelli d’Italia Rocco Invernizzi. Approvato in consiglio regionale, ha di fatto congelato l’applicazione della norma fino al 31 dicembre 2027.
“Da vent’anni aspettiamo che le concessioni vengano riassegnate con gare pubbliche”, ha affermato Stefano Salvetti, referente nazionale Adiconsum per le spiagge libere e portavoce Mare Libero per la Liguria. “Invece si procede a colpi di proroghe. Il settore balneare fattura oltre 20 miliardi di euro, ma allo Stato ne arrivano appena cento milioni. Se i canoni fossero adeguati, si potrebbero finanziare interventi di ripascimento e manutenzione, senza gravare sui Comuni”. Salvetti ha poi denunciato la deriva delle cosiddette spiagge libere attrezzate: “Spesso si presentano come pubbliche, ma sono interamente occupate da file di ombrelloni e lettini. Di libero resta solo il nome”.
Per Selena Candia, consigliera regionale di Alleanza Verdi Sinistra, la situazione è inaccettabile: “Il mare è di tutti, non solo di chi può permettersi un lettino. I tratti liberi sono pochi, marginali, spesso alla foce dei torrenti o su scogliere inaccessibili, e difficili da raggiungere per persone con disabilità o ridotta mobilità. Ben 21 comuni non rispettano la soglia, ma la Regione non ha previsto sanzioni per chi è inadempiente. È una scelta politica precisa”. Candia ha anche sottolineato la necessità di aumentare i canoni demaniali e reinvestirli nel ripristino e nella tutela del litorale. Secondo Claudio Oliva, direttore del Genova Blue District, è necessario ripensare il rapporto tra città e spiaggia: “I litorali non sono solo spazi stagionali per la balneazione. Sono risorse collettive, da valorizzare come luoghi di benessere, cultura, inclusione. Un ecosistema urbano e sociale da restituire alla collettività, con progettualità condivisa”.
Ma la questione non riguarda solo la Liguria. Come evidenziato dal Rapporto Spiagge di Legambiente, l’intero sistema costiero nazionale è in forte sofferenza: aumento delle temperature, innalzamento del livello del mare, erosione, eccessiva antropizzazione, eventi meteo estremi. Dal 2010 a oggi, l’Osservatorio Città Clima ha registrato oltre 800 eventi estremi nei comuni costieri italiani, 104 solo nell’ultimo anno.
Le spiagge italiane occupano appena il 41% delle coste, per una superficie complessiva inferiore a 120 km². Un’estensione equivalente al solo municipio di Ostia. Nonostante questo, le politiche pubbliche sul litorale restano frammentate e disomogenee. Il tema delle concessioni continua a essere affrontato con logiche emergenziali, senza un quadro normativo unico. “Serve un cambio di rotta”, afferma Legambiente, che da qualche mese ha presentato, per ora invano, sette proposte al governo: attuare il Piano di adattamento climatico, fermare il consumo di suolo, rinaturalizzare le coste, avviare una governance unitaria sulle concessioni, adeguare i sistemi fognari e di depurazione, e garantire davvero l’accesso pubblico alle spiagge.

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