Se a una destra senza intellettuali risponde una sinistra bigotta, quella sinistra è morta
- Postato il 4 dicembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Ormai non passa evento culturale senza che si debba assistere alla penosa giaculatoria di intellettuali e artisti che insorgono, udite udite, per protestare contro la presenza di qualcuno considerato indegno e quindi da discriminare. Il caso più recente è quello della kermesse “Più libri, più liberi”, in programma a Roma al Centro Congressi della Nuvola, all’Eur. Artisti e intellettuali del calibro di Barbero, Scurati, Raimo e Zerocalcare, a cui si sono aggiunti perfino altri editori (Fandango, Futura, etc.), hanno firmato un documento polemico per invitare l’organizzazione a valutare l’opportunità di far partecipare alla Fiera una casa editrice (Passaggio al Bosco) i cui titoli si mostrano talvolta simpatizzanti rispetto alle posizioni culturali dell’estrema Destra.
Sarà perché appartengo alla schiera di coloro che attribuiscono il ritorno preponderante della Destra a livello mondiale (e l’Italia non fa eccezione) al fanatismo moralista e sterile degli antifascisti di professione, al netto di una Sinistra che ha smesso di condurre lotte per i diritti sociali nonché di pensare a un sistema di governo alternativo a quello della macelleria neoliberista. Sarà per questo, dicevo, che non solo qualifico come una giaculatoria patetica, ad uso e consumo dei soliti pseudointellettuali beneficati dai soliti organi di informazione sempre meno letti e considerati dalla popolazione, questa marea puntualmente ritornante di moralismo a buon mercato; ma soprattutto la considero controproducente per la galassia progressista, funzionale al potere tecnofinanziario imperante e in grado di consentire a Meloni & C. il governo anche culturale del Paese per almeno un decennio.
Sorvolo sulla palese contraddizione di voler discriminare un editore all’interno di una manifestazione che, fin dal titolo, ricorda il connubio indissolubile fra libri e libertà, e provo a spiegare i gravi errori metodologici e quindi filosofici che la sottendono.
Il primo concerne specificamente il tempo sciagurato in cui viviamo: quello di pensare che la realtà esterna debba piegarsi agli altissimi ideali che albergano nella nostras testa (un po’ come se fosse una foto ritoccabile a piacere per il social di turno). Questi presunti intellettuali non si rendono conto, o fingono, che l’ideologia di destra sta spopolando in tutto il mondo occidentale anche a causa di una Sinistra che ormai si è relegata a battaglie perlopiù simboliche e per giunta contraddittorie: come quella, fascistissima, di voler procedere per discriminazioni in nome di un antifascismo virtuale. Se a una Destra priva di intellettuali risponde una Sinistra bigotta e con in mano la paletta dei voti – che ovviamente in nulla intacca lo strapotere tecnofinanziario – quella sinistra è morta non solo sul piano culturale.
Il secondo errore è un portato del primo. Cioè dimenticare che il fascismo diventa reale, e pericoloso, quando abbandona il piano culturale, della discussione, dei libri. Chi studia e ragiona raramente si dedica alla violenza. Voler discriminare un editore, degli autori e quindi dei libri – se per giunta a discriminare sono i soliti intellettuali che monopolizzano televisioni e grandi giornali (fascismo sostanziale anche questo, a rifletterci bene) – perché portano avanti una cultura politica di estrema destra, significa impegnarsi affinché quelle persone abbandonino proprio la cultura e magari si dedichino all’affermazione dei medesimi ideali sul piano sociale.
Il piano della cultura e delle idee, per quanto considerate ripugnanti, non dovrebbe mai essere fatto oggetto di discriminazione, perché altrimenti rischia di trascendere per risentimento in qualcosa di chiuso al dialogo e magari dedito all’affermazione concreta di ideali violenti. Soltanto degli pseudo-intellettuali che lavorano per il proprio tornaconto di immagine, nonché per mantenere la patente moralistica (e noiosa) di “politicamente corretti”, possono impegnarsi a raccogliere firme per discriminare i politicamente scorretti. Come se la grande cultura non sia stata composta anche da scorretti ed eversivi quali Sade, Celine, Nietzsche, Heidegger, Schmitt etc., ma soprattutto come se per evitare il ritorno del nazismo fosse necessario impedire la lettura del Mein Kampf.
Presunti intellettuali, incapaci di intendere che la lettura perfino di quel libro maledetto può rappresentare un estremo tentativo di comprensione, dialogo, comunque conoscenza, hanno già fallito in partenza la propria missione. E infatti si sta parlando di intellettuali da grandi numeri sui social e ospitate regolari nelle televisioni di un sistema mediatico bollito, anacronistico, autoreferenziale e del tutto prono al sistema tecnofinanziario imperante.
Da una melma del genere – per non usare termine più volgare – paradossalmente potrebbero salvarci autori, editori e intellettuali irregolari e scorretti. Gli stessi che i nostri intellettuali di sinistra vorrebbero censurare per continuare ad avere il monopolio bigotto del proprio nulla cosmico.
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