Scuole, più della metà è senza certificato di agibilità. E resta il rischio amianto

  • Postato il 15 settembre 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Milioni di studenti tornano a scuola, ma quella pubblica continua a restare indietro su edilizia scolastica: solo il 47% degli istituti dispone del certificato di agibilità. Non si riduce il gap tra i territori sul fronte dei servizi, mentre si registra un calo degli stanziamenti per la manutenzione straordinaria con una media nazionale che non arriva a 40mila euro per edificio. Il nuovo report di Ecosistema Scuola di Legambiente fornisce non sl i dati del 2024, ma anche un focus sugli ultimi 25 anni: la scuola ha compiuto pochi passi avanti segnata da una manutenzione altalenante e una media di fondi per quella ordinaria che, dal 2009 al 2024, è stata tra 5mila e i 13mila euro per edificio. Arretra il servizio scuolabus, crescono ma lentamente le rinnovabili, resta il rischio amianto.

La scuola pubblica: senza certificato di agibilità, né indagini sui solai – Stando al report, che raccoglie i dati 2024 di 97 comuni capoluogo su 112 e che riguardano oltre 7mila edifici scolastici di loro competenza, tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, nel 2024 meno della metà degli edifici dispone del certificato di agibilità, appena il 45% ha il collaudo statico, meno del 15% degli edifici in zona sismica è stato progettato o adeguato secondo la normativa antisismica, ancora il 54,8% degli edifici non ha beneficiato della verifica di vulnerabilità sismica. Preoccupa la sicurezza dei solai, il cui crollo rappresenta ancora oggi la principale causa di incidenti nelle scuole italiane. Solo il 31,2% degli edifici scolastici ha beneficiato di indagini diagnostiche sui solai negli ultimi cinque anni: il dato è leggermente più alto al Nord (32%) e al Sud (36,1%), ma scende al 33,9% nelle Isole e al 22,5% nel Centro. Gli interventi di messa in sicurezza dei solai sono stati ancora più limitati: solo il 10,9% degli edifici ne ha beneficiato a livello nazionale. Il Sud registra la percentuale più alta (17%), seguito dalle Isole (15,9%), mentre il Nord si ferma al 9,2% e il Centro al 7,7%. Per Legambiente si tratta di una grave carenza di prevenzione, senza contare che in seguito altragico incidente avvenuto nel 2008 al liceo Darwin di Rivoli, in provincia di Torino, dove perse la vita Vito Scafidi, sono stati stanziati fondi specifici per incentivare le indagini diagnostiche sugli edifici scolastici.

Le carenze su sostenibilità e servizi – Gli interventi per l’efficientamento energetico riguardano solo il 16% degli edifici, solo il 6,5% degli edifici con certificazione energetica risulta in classe A, il 66,6% si colloca nelle ultime tre classi energetiche (E, F, G). L’adozione di impianti da fonti rinnovabili è ancora troppo marginale (21%), con forti disparità tra le Isole, ferme al 10,8%, e il resto del Paese. Dati non buoni anche per i servizi scolastici: il tempo pieno è attivo nel 38% delle classi, ma solo nel 16,8% nelle Isole. Il servizio mensa è presente nel 73,7% degli edifici, ma scende al 38,8% nelle Isole. Le strutture sportive sono disponibili solo nel 50% delle scuole ma meno della metà è accessibile in orario extrascolastico nel Mezzogiorno.

Insufficienti i fondi stanziati per la manutenzione – Nel 2024 i fondi stanziati per la manutenzione straordinaria degli edifici scolastici sono diminuiti, con una media nazionale di 39.648 euro per edificio, in calo rispetto alla media annua degli ultimi cinque anni (oltre 43mila euro). La spesa effettiva si ferma a 29mila euro. Il Nord si conferma l’area con maggiore capacità di programmazione e spesa, con oltre 41mila euro mentre il Sud e le Isole faticano a trasformare le risorse disponibili in interventi concreti, rispettivamente con 5.564 e 5.234 euro. La manutenzione ordinaria, pur essenziale per la gestione quotidiana degli edifici, resta sottofinanziata e diseguale, con una media di appena 8.338 euro spesi per edificio a livello nazionale. “Per garantire edifici sicuri, sostenibili e adeguati ai bisogni educativi – commenta Claudia Cappelletti, responsabile nazionale scuola di Legambiente – la scuola pubblica italiana ha bisogno di investimenti regolari e consistenti nella manutenzione straordinaria e in quella ordinaria. Seppure da anni vengono stanziati nuovi fondi per l’edilizia scolastica questi continuano a risultare estremamente frammentati, sia per fonte che per livello di governo, generando una dispersione che ostacola la pianificazione strategica e la trasparenza nell’allocazione delle risorse”. Per questo Legambiente chiede, tra le altre cose, di potenziare l’Anagrafe dell’edilizia scolastica con dati sempre aggiornati sullo stato degli interventi e sui relativi finanziamenti, di realizzare un piano strutturale e coordinato per la riqualificazione del patrimonio scolastico pubblico e di definire e finanziare nuovi livelli essenziali di prestazione che garantiscano, in tutte le scuole, servizi fondamentali e standard qualitativi (trasporti, mense, palestre accessibili, spazi verdi, digitalizzazione, sostenibilità).

Pochi passi in avanti in 25 anni: cosa non ha funzionato – Legambiente analizza anche i dati di lungo termine, sottolineando la mancanza di una strategia solida e continuativa per la manutenzione dell’edilizia scolastica (sia ordinaria che straordinaria), accompagnata da pochi fondi, seppur stabili, per la manutenzione ordinaria. Si parla di una media di fondi che negli ultimi 16 anni, dal 2009 al 2024, è oscillata tra i 5mila e i 13mila euro per edificio, a seconda dell’area geografica. Un dato che, pur nella sua regolarità, per Legambiente evidenzia una grave insufficienza rispetto alle reali esigenze correnti di gestione e cura del patrimonio scolastico. In particolare, negli ultimi 25 anni si registra un andamento irregolare relativo agli edifici che hanno beneficiato di una manutenzione straordinaria, un dato che oscilla tra il 40% e il 60%. Se da una parte questo suggerisce una presenza significativa di interventi, dall’altra segnala una discontinuità che può dipendere dalla disponibilità di risorse economiche e dalla capacità dei Comuni di attivarle, sia da situazioni emergenziali, come nel 2021, quando la pandemia da Covid-19 ha reso necessario riorganizzare gli spazi scolastici. Per quanto riguarda gli edifici che necessitano di interventi urgenti, dopo un picco iniziale nei primi anni 2000, la percentuale di edifici che necessitano di interventi urgenti cala gradualmente fino a stabilizzarsi attorno al 30–35% nel decennio successivo. Dal 2018, però si osserva una nuova risalita, che riporta il dato vicino al 40% nel 2024.

Peggiora il servizio scuolabus, resta il rischio amianto – Sul fronte dei servizi, negli ultimi 25 anni si registra un arretramento del servizio scuolabus. Se nei primi anni del 2000, circa il 38% di edifici scolastici usufruiva del servizio scuolabus, nel 2024 si passa a poco più del 20%. Le fonti pulite registrano, invece, una crescita, seppure lenta, nelle scuole. Se negli anni 2000 non c’erano edifici scolastici che disponevano di rinnovali, nel 2024, il 20% degli edifici ha installato fonti pulite. Un progresso importante ma che necessita di un nuovo slancio. Se la tendenza attuale dovesse proseguire con lo stesso ritmo, si stima che il 100% degli edifici scolastici potrebbe essere dotato di impianti di energia rinnovabile solo fra oltre 70 anni. Riguardo il rischio amianto, la percentuale di edifici con amianto nel 2004 si attestava intorno al 16% per poi raggiungere il minimo storico (circa il 4%) tra il 2018 e il 2020. Negli ultimi anni si registra una lieve crescita, che riporta il dato a circa il 10% nel 2024. Questa risalita non va letta necessariamente come un peggioramento delle condizioni strutturali, ma piuttosto come il risultato di nuove rilevazioni, migliori controlli o, al contrario, di una maggiore trasparenza da parte dei Comuni.

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Il Fatto Quotidiano

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