Sala resta sindaco e regala due anni al centrodestra: come fermare il piano inclinato?
- Postato il 23 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Al termine di un passaggio decisamente tormentato, il sindaco Sala e le forze di maggioranza hanno trovato un accordo per portare al termine il mandato, guidati da una road-map che vede l’alienazione di San Siro come il prossimo check-point da superare, dopo le ferie. E, probabilmente, sarà anche la prova più difficile da qui al 2027. Siamo certi che sia stata la scelta migliore? Davvero questa soluzione è più conveniente per il centrosinistra, rispetto alle elezioni anticipate?
È doveroso premettere che parlo di convenienza in quanto (oltre al mio lavoro di giornalista, che comporta obiettività) sono anche un sostenitore di questa parte politica e, soprattutto in passato, ho svolto ruoli seppur piccoli al suo interno. Ho avuto anche l’occasione di conoscere personalmente alcuni dei protagonisti di questa vicenda, da Beppe Sala ad Ada Lucia De Cesaris, ai quali va tutta la mia solidarietà e il mio affetto personale, nell’auspicio che possano presto dimostrare la loro totale estraneità alle accuse. Però il piano umano è altra cosa sia rispetto alla politica, che richiede una buona dose di concretezza. Qualcuno lo definirebbe cinismo.
Per quanto sia ovvio che la conclusione anticipata di un mandato rappresenti una sconfitta e non sia di particolare auspicio per la successiva tornata elettorale, mi chiedo se l’alternativa scelta sia davvero più favorevole. Il rischio è che la situazione peggiori inesorabilmente, scivolando su un piano inclinato fino a consegnare la città nelle mani delle destre. E infatti non vi sarà sfuggito che le destre sono state unanimi nel sostenere che non vi fossero gli estremi per chiudere anzitempo la consigliatura. Raramente – per non dire mai – una soluzione è tanto conveniente per Sparta quanto per Atene. Basterebbe questo per avere dei legittimi dubbi, ma entriamo nel merito.
Partiamo dalla vicenda giudiziaria che, per ovvie tempistiche, certamente non si risolverà nell’arco dei due anni residui di mandato. Quand’anche tutti finissero assolti, come auspicabile, è quindi inevitabile che in questo periodo specifico non ci sia altro che la sofferenza di chi è coinvolto personalmente e ulteriori danni di immagine per la propria parte politica, danni che oltretutto potrebbe estendersi con l’emergersi di altre fattispecie di reato contestate e magari altri indagati.
Vi è poi la vicenda specifica dell’assessorato all’Urbanistica, per il quale trovare un profilo all’altezza del compito sta risultando evidentemente difficile. D’altra parte, si sta cercando una figura di alto livello, capace di gestire i tanti mal di pancia tra i cittadini e le forze politiche, e che sia anche al di sopra di ogni possibile sospetto di commistione con i costruttori. E, ovviamente, che abbia le spalle abbastanza larghe per assumersi gli oneri di un subentro in questo rovente contesto: due anni sono pochi per fare alcunché e anche il disbrigo dell’ordinaria amministrazione comporta evidenti rischi personali, nello scenario odierno.
In ogni caso, tanto “ordinaria” l’attività specifica non potrà essere, perché sul tavolo ci sono dossier scottanti come il già citato dossier San Siro, discutibile per molti aspetti. A proposito del mio contributo alla città: dieci anni fa, da consigliere del Municipio 7, mi occupai personalmente della realizzazione del Parco dei Capitani sulle macerie del Palasport, convertendo a verde un’area abbandonata da 40 anni. Fu un’operazione molto faticosa, ma che finì con un successo storico, grazie all’impegno dell’allora assessora allo Sport e Verde, Chiara Bisconti. Anche digerendo a malincuore l’ipotesi di smantellamento del Parco, è invece inaccettabile quella che non si facciano investimenti a beneficio del quartiere, recente quanto urticante sviluppo del dialogo con le squadre. A San Siro ci sarà inoltre l’apertura delle Olimpiadi 2026, già attenzionate dalla magistratura per altre ragioni: in questo rinnovato contesto, l’impatto di eventuali avvisi di garanzia (non infrequenti in eventi del genere) sarebbe devastante.
Vi è poi la dolorosa vicenda delle oltre 1.600 famiglie “sospese”, persone che hanno investito i propri risparmi nel legittimo acquisto di case nelle quali non possono entrare, per colpe di altri. Oltretutto, volendo perseverare nel succitato cinismo, non è improbabile che si tratti in larga parte di elettori del centrosinistra, visti i prezzi delle abitazioni in questioni e la stratificazione elettorale consolidata da diversi anni. Come rispondere ai loro bisogni? Il tema è reso ancora più complesso dall’imbarazzo degli uffici amministrativi, dove certamente ci sono dei professionisti seri e preparati, ma che con questi chiari di luna è comprensibile che ci penseranno alcune centinaia di volte, prima di firmare anche le pratiche meno ingarbugliate. L’impatto di questa situazione su una macchina che già marcia coi ritmi propri della burocrazia è facilmente intuibile. Vi sarebbe anche il PGT da approvare, ma il condizionale è diventato d’obbligo: quello che fino a qualche mese fa sembrava un passaggio ineludibile ora assomiglia molto di più alla prospettiva di un Vietnam che sarebbe più saggio affidare alla prossima amministrazione.
Ma di che segno sarà? Un altro effetto collaterale dell’essere andati avanti è che si sono regalati due anni al centrodestra per preparare un’alternativa credibile che non c’è ormai da tempo, che non è pronta nemmeno oggi, ma che potrebbe emergere a breve, anche perché (oltre ai nomi dei possibili candidati già emersi) vi sono allo studio alcune ipotesi decisamente interessanti. Tra queste, c’è anche la possibilità di un rimescolamento delle carte, visto che Forza Italia corteggia Azione sempre più insistentemente e che la “sinistra-sinistra” alza il livello dello scontro con la maggioranza di Palazzo Marino. Non va dimenticato che l’inchiesta nasce da esposti e sollecitazioni pubbliche che vengono da ambienti affini proprio a quella parte. L’attuale coalizione, erede dell’esperienza arancione di Pisapia, in qualche modo sta ancora insieme, ma la sensazione è che si sia prossimi al capolinea.
Aspettiamoci quindi due anni di penitenza, con la Giunta presa a sberle tanto dalle manifestazioni di protesta dell’opposizione, che ovviamente soffia sul fuoco, quanto dagli altrettanto agguerriti dissidenti della maggioranza, i quali in vista delle elezioni alzeranno il tiro, anche perché legittimamente dovranno pensare alle loro preferenze personali.
Personalmente, avevo evidenziato i dubbi sulla scelta della resilienza prima che essa fosse resa ufficiale. Ora che il dado è tratto, non resta che provare a gestire la situazione nell’interesse della città. Da questo punto di vista, il fatto che il centrodestra possa presentare una proposta veramente competitiva sarebbe una novità certamente positiva per rivilitalizzare un dibattito politico che da tempo è sopito sotto la cenere. La vicenda giudiziaria farà il suo corso e, da uomo delle istituzioni, troverei assolutamente improprio commentarne i contenuti. Mi limito ad osservare che il garantismo, elemento fondamentale in un Paese veramente civile, ha dei pessimi testimonial in coloro che, a prescindere, commentano ogni vicenda del genere con le stesse identiche parole, spesso velatamente denigratorie sui giudici, magari per tenersi buone le relazioni col potere, di qualunque parte esso sia.
Il punto è puramente politico e si sostanzia in più punti interrogativi. Il personale politico è davvero all’altezza della situazione? E, se non lo è, quali sono i meccanismi di selezione della classe dirigente che dovremmo rivedere? Quale capacità hanno i partiti di imporre un’agenda che non sia supina al carisma del leader o alla spinta degli interessi, pur legittimi, di chi investe in città? Ha senso una Commissione del Paesaggio i cui membri si assumono responsabilità molto grandi a titolo gratuito e, oltretutto, col divieto di esercitare la propria professione in città (spoiler: no)? Quali sono le conseguenze di queste scelte tra il demagogico e il pauperistico? Non si rischia di riprodurre il problema degli Enti Locali più piccoli, dove gli amministratori ricevono compensi ridicoli, diventando quindi attraenti solo per sinceri benefattori o, specularmente, per chi coltiva interessi di altro tipo? Qual è il modello di città che hanno in mente, oggi, le diverse parti politiche? Come affrontare la crescente forbice sociale che sta espellendo i redditi bassi (e anche medi) dalla città degli affari?
Se provassimo anche solo ad abbozzare qualche risposta, invece che perseverare nello scontro tra tribù e potentati, allora daremmo veramente un senso alla prosecuzione del mandato.
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