Rivolta in carcere a Marassi: la procura potrebbe contestare il nuovo reato del Dl Sicurezza. Aperta un’inchiesta sullo stupro di gruppo

  • Postato il 5 giugno 2025
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Rivolta nel carcere di Marassi

Genova.  Danneggiamento aggravato, resistenza e lesioni aggravate a pubblico ufficiale ma anche probabilmente il nuovo reato  di “rivolta” introdotto dal decreto Sicurezza (che proprio ieri è stato convertito in legge ma è in vigore dal 12 aprile scorso) che prevede pene da uno a cinque anni per  quelli che definisce “atti di violenza o minaccia o di resistenza” da parte dei detenuti, con pene aumentate se la rivolta provoca lesioni personali, o morte, al personale penitenziario.

Saranno questi i reati che potrebbe contestare la procura di Genova ai detenuti che ieri hanno seminato il caos nel carcere di Marassi dopo che si è diffusa la notizia che un detenuto italiano di 18 anni era stato picchiato e violentato da quattro detenuti. La valutazione sulla sussistenza dei requisiti per contestare il nuovo reato di “rivolta” spetterà al pm Andrea Ranalli, titolare del fascicolo sui disordini.

Intanto la pm Silvia Saracino ha ricevuto nel pomeriggio di oggi i primi atti relativi alle sevizie e allo stupro subito dal 18enne che ha scatenato la rivolta e ha disposto alcuni sequestri nella cella dove sono avvenuti gli abusi. Il giovane, arrestato per una rapina di poco conto era stato trasferito in carcere da poco: sarebbe stato abusato per molte ore se non addirittura giorni, da quattro dei suoi cinque compagni di cella (due italiani e due stranieri).

Il giovane, difeso dall’avvocata Celeste Pallini, è al momento ricoverato nel reparto dell’ospedale San Martino destinato ai detenuti. Molto probabilmente, dopo quanto accaduto il ragazzo non tornerà in un carcere: l’avvocata già ieri ha presentato istanza al gip affinché gli vengano concessi i domiciliari in una struttura sanitaria. “Questo al momento è per me la cosa più urgente da ottenere” conferma Pallini.

Non è chiaro cosa possa aver fatto scattare i terribili abusi, di cui il giovane porta i segni anche sul volto (gli sono stati impressi – non è chiaro come – una serie di tatuaggi offensivi e una scritta), ma i risvolti psicologici su un giovane già fragile, potrebbero essere ancora peggiori. “Sono stata in ospedale ieri e ci tornerò la prossima settimana – spiega ancora – perché adesso anche gli stessi psicologi dell’ospedale suggeriscono di non sottoporlo a ulteriore stress”. Secondo quanto appreso il giovane è al momento sedato e sarà lentamente svegliato la prossima settimana. Solo allora potrà essere sentito dagli inquirenti. Martedì quando è emersa la gravità degli abusi subiti, il ragazzo era apparso così terrorizzato da dire in un primo momento di essersi ferito da solo, per poi trovare solo in un secondo momento il coraggio di indicare i suoi aguzzini che sono stati immediatamente posti in isolamento.

Per questo sarebbe scoppiato il caos in carcere: una sorta di regolamento di conti tra chi cercava invano gli stupratori e chi voleva difenderli, con un pomeriggio di tensione che ha messo sotto scacco un quartiere nel timore che i detenuti che si erano rifugiati sui camminatoi esterni dell’istituto potessero fuggire mentre dentro le celle venivano aperte e devastate.

Ieri sera l’amministrazione penitenziaria ha trasferito 13 detenuti e ne ha messi altri 22 in isolamento. Fabio Pagani, segretario della Uilpa Polizia Penitenziaria oggi ha definito “incredibile” quanto accaduto nel penitenziario genovese e chiede un cambio ai vertici del carcere di Marassi perché “se oggi parliamo di rivolta sedata è solo grazie al sacrificio di uomini e donne del corpo di polizia penitenziaria, che dalle 13 di ieri e fino all’una di notte hanno impedito che i detenuti si impadronissero dell’intero istituto penitenziario. Occorre deflazionare la densità detentiva, far cessare il caporalato di stato che si realizza con il trattenimento in servizio di poliziotti penitenziari anche per 26 ore continuative e rimpinguare compiutamente organici mancanti di 18mila agenti”.

Sull’inutilità delle nuove norme contenute nel decreto sicurezza interviene anche la Camera penale ligure con una nota: Quanto accaduto rende ancora più palese che introdurre nuovi reati e nuove pene non ha alcuna efficacia deterrente, se non si interviene sulle cause che possono portare a commettere quel reato. Ma è noto che introdurre nuovi reati ed aumentare le pene non costa nulla alle casse dello Stato, mentre ogni altra soluzione implica investimenti economici e di risorse – scrivono gli avvocati – Chiediamo, per l’ennesima volta, al Ministro Nordio ed al Governo di affrontare con decisione questa emergenza, ormai cronica, avviando riforme concrete e immediate per sanare un sistema ormai al collasso. La giustizia ed il rispetto dei diritti umani devono tornare al centro dell’attenzione”.

Autore
Genova24

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