Un piccolo busto alto meno di tre centimetri, scolpito in avorio di tricheco, è riemerso da oltre due secoli di oblio nei depositi del Museo Nazionale di Danimarca. Risale alla fine del X secolo, ma fu scoperto nel 1796 durante scavi nella regione di Viken, nell'area dell'Oslofjorden in Norvegia.. Dimenticato. Nel XVIII secolo, molti reperti venivano registrati ed etichettati genericamente come "oggetti antichi". Dopo la catalogazione, questa statuetta fu depositata in un magazzino insieme a molti altri manufatti minori e dimenticata.. Chi ritrae? È stato l'archeologo Peter Pentz a riconoscerne l'eccezionalità. Lo studioso ritiene che la statuetta rappresentasse la pedina del "re" negli antichi scacchi vichinghi detti "hnefatafl", molto popolari nell'Europa settentrionale.
Alcuni archeologi ipotizzano che la figura ritratta possa essere Harald Bluetooth, sovrano che regnò in Danimarca tra il 958 e il 986 circa, ma Pentz è cauto sull'attribuzione a una precisa figura storica.. Dettagli straordinari. La statuetta è una delle pochissime rappresentazioni umane del periodo vichingo. Pentz, infatti, l'ha definita: «il busto in miniatura più vicino a un ritratto di un vichingo che potremo mai avere». Il ritratto colpisce per i suoi lineamenti definiti e per l'espressione facciale "viva".
Di particolare rilievo è la cura nei dettagli della pettinatura – riga centrale, onde laterali che lasciano scoperte le orecchie, nuca rasata – insieme ai baffi voluminosi, basette e un pizzetto intrecciato. Questi dettagli suggeriscono che l'élite nordica curasse il proprio aspetto con strumenti come pettini e pinzette, oggetti rinvenuti di frequente nelle tombe vichinghe.. Gli "scacchi vichinghi". Hnefatafl era un gioco da tavolo di origine nordica, praticato dal IV al XII secolo in molti territori dell'Europa settentrionale. Il re e i suoi protettori partivano dal centro del tabellone, mentre gli avversari attaccanti si posizionavano ai margini. L'obiettivo del re era fuggire verso i bordi o gli angoli del campo.
Il gioco non era una semplice passatempo, ma una forma di esercizio strategico che riproduceva le dinamiche di guerra. La sua influenza si è estesa fino alla variante sámí tablut, documentata dagli studi di Linneo nel XVIII secolo, le cui regole sono state fonte per moderne ricostruzioni del gioco..