Riforma sanità, sbarca in consiglio regionale: dal 1° gennaio scatta la rivoluzione voluta da Bucci
- Postato il 8 dicembre 2025
- 0 Copertina
- Di Il Vostro Giornale
- 2 Visualizzazioni

Savona. Il tour de force in aula inizia martedì e prosegue mercoledì a oltranza, con una buona possibilità di terminare a notte fonda. La riforma della sanità in Liguria sbarca finalmente in consiglio regionale. E anche se certamente sarà una battaglia politica, salvo clamorose sorprese il governatore Marco Bucci alla fine riuscirà a centrare l’obiettivo di dare il via alla rivoluzione entro la fine dell’anno, prendendosi poi tutto il 2026 per i necessari assestamenti.
È rimasta insoddisfatta, invece, l’altra ambizione espressa dal presidente: scrivere la riforma insieme all’opposizione. I tentativi di dialogo ci sono stati, ma le idee sono apparse fin da subito inconciliabili. Il centrosinistra aveva presentato una proposta di controriforma con tre macro-aree ottimali, nessun accentramento di funzioni, un’analisi di partenza dei fabbisogni della popolazione e un modello basato sulla prossimità territoriale. Anche dopo l’incontro tra Bucci e i capigruppo della minoranza, però, risultava chiaro che i due impianti erano completamente diversi. E infatti in commissione tutti gli emendamenti dell’opposizione sono stati respinti.
L’opposizione però ha avviato così il tour della sanità. Dal 1 al 5 dicembre i capigruppo hanno girato tutta la Regione (le tappe sono state Spezia, Savona, Sanremo, Chiavari e Genova) per presentare la controriforma e dialogare con il territorio, accogliendo le varie richieste da parte di amministrazioni locali, sindacati e cittadini.
La riforma di Bucci è basata sull’accorpamento delle cinque Asl liguri nella Azienda tutela salute (Ats Liguria). La nuova realtà sarà comunque articolata in cinque aree sociosanitarie locali (continueranno dunque a chiamarsi Asl) dotate di “autonomia gestionale e operativa” con il compito di assicurare l’erogazione dei Lea e l’accesso ai servizi. Tutti gli aspetti gestionali – dall’amministrazione al bilancio, dal reclutamento del personale alla logistica, dagli acquisti alla vigilanza – saranno accentrati nell’area Liguria Salute cui spetterà anche il coordinamento dell’emergenza-urgenza. A capo dell’Ats ci sarà un direttore generale supportato da un collegio sindacale e un collegio di direzione. A lui o lei spetterà nominare il direttore amministrativo, il direttore sanitario, il direttore sociosanitario e i direttori di ciascuna Asl.
L’altro caposaldo è la creazione di una nuova azienda ospedaliera metropolitana che riunirà sotto la sua egida il San Martino, il Galliera (tramite apposita convenzione ancora da predisporre), il futuro polo di Erzelli e il Villa Scassi, di fatto spacchettando quella che oggi è l’Asl 3. Nel testo definitivo della riforma non si fa riferimento agli ospedali più piccoli (Gallino, Micone e Colletta di Arenzano) per cui Bucci aveva ipotizzato l’assorbimento nella nuova Aom.
Molte le perplessità che restano sul tavolo, a prescindere dalle critiche dell’opposizione in Regione. L’accentramento amministrativo spaventa i sindaci, nonostante il super emendamento proposto da Anci per potenziare le loro funzioni nella futura governance del sistema. “Non si può partire il 1 gennaio, bisogna capire bene questa riforma“, erano state le preoccupazioni espresse dai sindaci del territorio della provincia di Savona, raccolte da Ivg.
Il presidente promette che, grazie alla sua riforma, la sanità regionale avrà 30-40 milioni in più da destinare all’assistenza diretta. “L’obiettivo non è tagliare, anzi, vogliamo spendere di più”, ha ribadito più volte, anche rispondendo a chi criticava i risparmi piuttosto modesti garantiti dal disegno di legge, nell’ordine dei 300mila euro all’anno. Il nuovo assetto scatterà ufficialmente il 1° gennaio 2026, ma fino al 31 dicembre 2026 la Regione potrà emanare le “ulteriori disposizioni di modifica della normativa di settore” e “disposizioni di attuazione”. Non è escluso, insomma, che ci sia ancora spazio per correggere il tiro su alcune scelte.