Riconnettersi alla nostra natura: quali antidoti per il malessere giovanile
- Postato il 18 settembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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di Luigi Gallo e Francesca Scafuto*
È possibile promuovere sia il benessere individuale che la connessione con la natura? Ne abbiamo già parlato sul Fatto Quotidiano. Ci sono diverse esperienze che hanno questo obiettivo, tra cui MINDhEARTH, ideato dalla psicoterapeuta e ricercatrice Phd Francesca Scafuto con l’Università di Udine e di Pisa. La ricerca è stata pubblicata su Frontiers in Psychology e sui quaderni della Fondazione dell’Ordine degli psicologi della Toscana.
Il programma realizzato in tre istituti superiori in una ricerca-intervento che ha coinvolto finora un totale di 211 adolescenti, è stato anche applicato nel corso di una didattica speciale all’Università di Pisa, su 25 studenti universitari. Sono iniziate, inoltre, formazioni in altri quattro istituti scolastici direttamente ai docenti perché se ne facciano loro stessi promotori. In un istituto, il percorso si è concluso con una progettazione collettiva del verde scolastico ed una azione cooperativa di riqualificazione.
I primi risultati quantitativi mostrano effetti significativi sia sul benessere edonico, ovvero sul senso di felicità soggettiva, che sul benessere eudaimonico (in particolare sulla dimensione dell’autonomia, ovvero una maggiore indipendenza dalle pressioni esterne, e dello scopo di vita). Inoltre, il programma incrementerebbe l’agire dismettendo il pilota automatico (mindful acting). Risultati qualitativi, invece, derivanti dai report dei ragazzi rispetto ai benefici avvertiti, hanno mostrato che il secondo tema che risulta più frequente nelle loro risposte, dopo la connessione con sè, ovvero la consapevolezza delle proprie emozioni, è proprio il sentire benefici rispetto ad un rinnovato senso di connessione con la natura.
Un altro risultato interessante ma preoccupante allo stesso tempo, attiene a cosa succede nei gruppi di controllo, ovvero quei gruppi che non effettuano l’intervento ma che seguono la routine scolastica come usual. In questi gruppi, si osserva una riduzione dell’agire con consapevolezza, declino che richiama risultati di ricerche precedenti degli autori su un deterioramento nel tempo anche di altre variabili, come dei problemi di ansia, depressione e ritiro, iperattività e rottura delle regole (Scafuto et al., 2022), del benessere psicologico (Scafuto et al., 2023) e dei valori di crescita personale (Scafuto et al., 2025) nei gruppi di adolescenti che non effettuano l’intervento.
Come interpretare questo declino del benessere degli adolescenti nel periodo che va dall’inizio alla fine dell’anno scolastico? Se non vogliamo considerare che ci siano effetti diretti sul malessere degli studenti per gli aspetti organizzativi della scuola, gli ambienti d’aula spesso ristretti per classi sempre più numerose, la scarsa possibilità di movimento e azione, e una didattica poco incline ad attività outdoor e in particolare in natura, nonchè poca attenzione all’area creativa ed emozionale degli individui, dovremmo senz’altro ammettere che le classi scolastiche investigate in questi studi assistono al declino del benessere dei giovani, senza riuscire a ridurre il dilagare del malessere giovanile.
Che questo malessere sia attribuibile in gran parte alla cosiddetta sindrome di deprivazione dalla natura e all’uso massiccio e compensatorio dei dispositivi, è uno dei risultati più interessanti degli studi di ecopsicologia e di psicologia evolutiva. Lo stesso Jonathan Haidt nel suo Best Seller intitolato “Generazione ansiosa” ha individuato in particolare l’ansia delle giovani generazioni come derivante dall’ipercontrollo familiare e sociale nel mondo reale a dispetto di un lassismo di limiti e controllo nel mondo virtuale. Ecco perché è di importanza cruciale riesercitare le nostre attitudini alla relazione con i sistemi viventi, la nostra innata tendenza a preferirli e ad affiliarci ad essi, che possiamo definire con le parole dello psicologo Fromm e del biologo Wilson “biofilia”. Forse questo è l’antidoto essenziale all’iperconnessione online che ci aiuterà a salvare noi stessi e la vivibilità del nostro pianeta.
*Phd Psicologia della Salute, Psicoterapeuta e Professoressa di Psicologia e Neuroscienze nell’interazione individuo-ambiente, Università di Pisa
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