Regionali Calabria, centrosinistra, anatomia di una sconfitta

  • Postato il 10 ottobre 2025
  • Notizie
  • Di Quotidiano del Sud
  • 2 Visualizzazioni

Il Quotidiano del Sud
Regionali Calabria, centrosinistra, anatomia di una sconfitta

L’esito delle regionali in Calabria, regala una amara sconfitta per il centrosinistra. Perde voti, Occhiuto li guadagna. E manca un’analisi comune della disfatta


LA SCONFITTA – per le proporzioni, più che per il risultato in sé – è stata amara. Difficile dire quanti, nel campo largo, credessero davvero nella possibilità del ribaltone. Di certo era diffusa la convinzione di un recupero importante, che in caso di sconfitta avrebbe permesso ai partiti di cavarsela con commenti del tipo «Colmato il divario, se avessimo avuto più tempo li avremmo superati».

CENTROSINISTRA, L’AMARA SCONFITTA


Qui invece il divario si è allargato. Occhiuto, rispetto a quattro anni fa, guadagna 22mila voti, 15mila in più li incassa la coalizione. Dall’altro lato tocca far riferimento, per l’elezione 2021, ai tre gruppi in cui il centrosinistra si era diviso (Bruni, De Magistris, Oliverio): il risultato una perdita di 25mila voti assoluti dopo quattro anni. Vero è che Occhiuto ha pescato stavolta anche nel campo progressista (aveva ad esempio Ugo Vetere, quattro anni fa con De Magistris, tra i candidati, e il sostegno del sindaco Vincenzo Voce di Crotone), ma il centrosinistra ha accolto tra le sue file i consiglieri uscenti di Azione, fino a un paio di mesi fa nel centrodestra. I soli Graziano e De Nisi in dote hanno portato 12.500 preferenze. Nel centrodestra tutti i partiti della coalizione (fatta eccezione per l’Udc) sono cresciuti.

IL DATO DEI VOTI NEL CENTROSINISTRA

Nel centrosinistra, per i casi in cui è possibile fare il confronto, i partiti hanno al massimo tenuto, rispetto a quattro anni fa. Cos’è mancato? Finora, al netto dell’incontro che il candidato del campo largo Pasquale Tridico ha tenuto ieri a Lamezia per confrontarsi con la coalizione e gli eletti, non sembra che il “tavolo” del centrosinistra si sia riunito per ragionare sui motivi della disfatta. Ognuno finora ha fatto una sua analisi, seppur ancora preliminare.

LA SPALLATA DI FLAVIO STASI

Si è parlato dei tempi stretti della campagna, della scarsa affluenza, di un messaggio «che non siamo riusciti a far arrivare». Alla spallata del sindaco Flavio Stasi che ha parlato – solo per citare le questioni più spicce – di un’unità della coalizione costruita a tavolino, che ha coinvolto i vertici e non la base, di dirigenti che non stanno sul territorio e di liste sbagliate, non ha ancora risposto nessuno. Presi separatamente, i primi commenti dei partiti tendono, innanzitutto, ad assolvere se stessi e a salvare il salvabile.

CENTROSINISTRA, IL PARTITO DEMOCRATICO

Il Pd mantiene la percentuale pressoché invariata rispetto al 2021, con circa 3mila voti in più. I dem, però, rivendicano un risultato più rotondo perché sommano a quelli della lista di partito anche i voti dei Democratici progressisti. La lista Dp, che l’altra volta non c’era, ha portato in dote quasi 40mila voti e un 5%. La somma, tra le due liste, fa 19%, anche se non tutti i candidati Dp – tra i grandi portatori di voti – sono iscritti dem. Non lo sono ad esempio né l’eletto a Cosenza Francesco De Cicco (6mila preferenze), né la candidata che lo segue, la socialista Pina Incarnato (5mila). In ogni caso, il Pd può raccontare di aver fatto di più rispetto al 2021. Nei commenti post voto parla di «risultato incoraggiante», anche se «non basta» e sottolinea in ogni caso l’esser stato in campo «generosamente» con due liste. Come a sottolineare – a voler leggere con malizia tra le righe – un chiaro scarto tra il proprio impegno elettorale e quello degli altri.

MOVIMENTO 5 STELLE

Il sociologo Unical Roberto De Luca, nella sua analisi del voto due giorni fa, notava come il M5s, nelle elezioni in cui ci sono le preferenze, raggiunga sempre percentuali molto modeste e più basse rispetto a Politiche ed Europee. In un anno e mezzo – il tempo trascorso tra le Europee del 2024 e le regionali – il simbolo ha perso quasi un 10 per cento. «Il problema sono le liste, il Movimento non ha candidati conosciuti, non ha assessori, non ha amministratori – ha notato – Stavolta però esprimeva il candidato presidente, Pasquale Tridico, una figura nota e riconoscibile, che poteva mobilitare l’elettorato 5 Stelle che si è visto in altre elezioni. Non è stato così». Il Movimento prende circa 600 voti in meno rispetto a quattro anni fa, restando fermo intorno al 6%. C’è la lista “Tridico presidente”, certo, ma è più difficile sommarla al M5s, a differenza di quanto accade nel centrodestra tra Forza Italia e “Occhiuto presidente”. Questo perché i candidati che hanno trainato la lista civica di Tridico non vengono dal Movimento, né è prevedibile che lo abbraccino.

L’ANALISI DEL MOVIMENTO


Al di là delle percentuali, qual è l’analisi per ora espressa dal Movimento? La coordinatrice regionale Anna Laura Orrico, che nell’ora più buia lunedì all’hotel Europa ha messo la faccia davanti alle telecamere, un elemento positivo nella sconfitta lo ha trovato. Le forze centriste, dice, hanno abbandonato Occhiuto e trovato in Tridico – un candidato del M5s – il punto di sintesi ideale per convergere con i progressisti. Il riferimento è a Italia Viva e Azione, benché di Azione il campo largo abbia preso i voti e non il simbolo (Calenda, ricordiamo, continua a ribadire che non andrà mai con i 5 Stelle).

ESPERIMENTO CENTROPROGRESSISTA NON PREMIATO DAI NUMERI

Ad ogni modo, questo esperimento centroprogressista, almeno per ora, non è stato premiato dai numeri. Si aggiunga poi che in quanto a centristi la coalizione di Occhiuto non scherza: del 58% di consensi preso dalle liste, il 34% – dunque oltre la metà – comprende Forza Italia (più liste affiliate) e i Moderati. Occhiuto ha vinto al centro: lo dicono i numeri, lo ha rivendicato Tajani e per la verità lo ha fatto notare anche Matteo Renzi, nel suo commento post voto.

CENTROSINISTRA, LA DOPPIA SCONFITTA DI AVS

Qui la sconfitta è doppia, perché a quella di Tridico si somma l’esser rimasti fuori dal Consiglio. Ed è da qui che arrivano le analisi più nette. Nelle parole ad esempio di Maria Pia Funaro non c’è nessuna autoindulgenza, né richiamo ad alibi: «Qui bisogna cambiare tutto».

CASA RIFORMISTA

A ben guardare è la lista che il bicchiere può vederlo mezzo pieno. Nata a Ferragosto per mettere insieme esperienze diverse – Azione, Italia Viva, socialisti – che da sole non avrebbero raggiunto con buona probabilità il quorum, lo agguantano e conquistano un seggio a Palazzo Campanella. Renzi è soddisfatto (l’unico seggio è del suo partito), il simbolo lo ha importato pure in Toscana e nel suo messaggio post voto può concedersi anche di risultare il più generoso con Occhiuto, riconoscendogli il successo «indiscutibile» e il trionfo «personale». Tra le righe, inoltre, può anche scaricarsi dalle spalle troppe responsabilità: nel ringraziare Tridico, butta lì – ma sarà stato un caso – che a richiederne la candidatura sono stati Pd, M5s e Avs.

Il Quotidiano del Sud.
Regionali Calabria, centrosinistra, anatomia di una sconfitta

Autore
Quotidiano del Sud

Potrebbero anche piacerti