La proposta indecente: Insegnare gratis per fare punteggio in scuola nel cosentino
- Postato il 10 ottobre 2025
- Notizie
- Di Quotidiano del Sud
- 3 Visualizzazioni

Il Quotidiano del Sud
La proposta indecente: Insegnare gratis per fare punteggio in scuola nel cosentino
La richiesta per insegnare gratis in un istituto paritario del Cosentino. La professoressa sarebbe stata contattata al telefono da personale della scuola pubblica
PAOLA – «Vuoi la supplenza? Allora preparati a lavorare gratis, noi paghiamo con il punteggio». Possiamo riassumerlo così l’andazzo che si verificherebbe in un istituto paritario dell’alto Tirreno cosentino.
LA PROPOSTA INDECENTE AD UNA SUPPLENTE, INSEGNARE GRATIS
Una docente racconta di aver ricevuto l’offerta di coprire una supplenza di inglese senza alcuna retribuzione, con in cambio, appunto, solo il riconoscimento del punteggio utile per avanzare nelle graduatorie.
Sorprende? Purtroppo no, il fenomeno esiste ed è anche acclarato, come vedremo, da controlli ed inchieste. In Calabria, come in altre regioni italiane, la precarietà dei docenti è diventata una realtà cronica, falcidiante.
La speranza di una chiamata, il sogno di insegnare può arrivare a tradursi in una formula quasi surreale e fortemente mortificante come quella in argomento. Un sistema che dovrebbe premiare la competenza e l’impegno, ma che troppo spesso finisce per sfruttare la passione e la necessità. L’aula, il registro, diventano simboli di una dedizione che si consuma nell’attesa di un riconoscimento che tarda ad arrivare e, in troppi casi, di un’assuefazione, e forse di una resa ad un sistema talvolta distorto.
UN FENOMENO CHE ESISTE ED È ACCLARATO
Perché poi le cattive pratiche appaiono così sfrontate, reiterate, strutturate che finiscono per apparire ineluttabili. Tornando ai fatti, pare che alla professoressa d’inglese la segnalazione della ricerca di una docente da parte di un istituto parificato sia arrivata, attraverso una telefonata, addirittura dal personale di una scuola pubblica. Come una scuola paritaria possa comunicare a quest’ultima la necessità di supplenti e perché queste informazioni arrivino poi a docenti alla ricerca di un lavoro rimane un mistero. Un eccesso di trasparenza, uno slancio di altruismo, un cortocircuito amministrativo? Fatto sta che in questa catena d’informazioni non emerge il principio di base, e cioè che il lavoro non può essere gratuito. Un docente, anche abilitato come nel caso in questione, davanti a una proposta del genere, si trova davanti a un bivio morale e professionale: accettare per non restare indietro o rifiutare e restare fuori da un sistema che misura il valore in punteggio, non in competenza.
INSEGNARE GRATIS PER FARE PUNTEGGIO, FENOMENO CONOSCIUTO
Ma, dicevamo, il fenomeno non è per nulla nuovo. La cattiva pratica di “scambiare la prestazione professionale, con il punteggio nel mondo della scuola privata è frequente, e a riferirlo non sono solo le indiscrezioni.
Nel solo 2024, come riportato sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito, 11 istituti calabresi hanno perso la parità scolastica a seguito dei controlli disposti dal Ministero e dalla Guardia di Finanza, nell’ambito del piano straordinario contro i cosiddetti “diplomifici”.
INSEGNARE GRATIS, NON SUCCEDE SOLO IN CALABRIA
E la Calabria, giusto per precisare, non è sola: in Sicilia ne sono state revocate oltre 30, in Campania altre 30, e verifiche mirate sarebbero in corso anche in Lazio, Puglia e Lombardia. Si tratta di un’operazione nazionale, nata per ristabilire la credibilità del sistema dell’istruzione privata e paritaria e per tutelare gli studenti e lo Stato da possibili frodi. A dare forza a questo intervento è stato il decreto-legge n. 45 del 2025, che ha introdotto norme più severe: controlli sulle strutture, verifica dei titoli dei docenti, trasparenza nei registri e nelle procedure amministrative, fino alla revoca immediata della parità in caso di irregolarità gravi. Un passo avanti necessario per arginare un sistema che, negli anni, aveva visto proliferare istituti poco controllati, in alcuni casi veri e propri diplomifici, appunto, dove l’apprendimento era una mera formalità.
LA DIGNITÀ NEGATA E I RISCHI PENALI
Ma al di là delle cifre e delle norme, resta una questione sostanziale: la dignità del lavoro del docente. Le supplenze non retribuite o mascherate da “formazione” aprono la strada a fattispecie penalmente rilevanti, quali lo sfruttamento dei lavoratori, l’estorsione, se la promessa del punteggio diventa una forma di pressione o addirittura viene imposta la restituzione di una parte o di tutto il compenso contrattualizzato, così come la truffa ai danni dello Stato se l’istituto beneficia comunque di fondi pubblici. Dietro ogni irregolarità c’è una storia di precarietà e, troppo spesso, di silenzi. Insegnanti che accettano perché non possono permettersi di dire no, dirigenti che chiudono un occhio, genitori che non sanno o non chiedono. Il sistema rischia così di legittimare lo sfruttamento e una forma di dumping intellettuale e sociale, sicché chi accetta viene premiato con punti, chi denuncia resta indietro.
IL FENOMENO DELLA DISOCCUPAZIONE IN CALABRIA
In Calabria, dove la disoccupazione giovanile è una piaga che sembra impossibile da rimarginare, la scuola paritaria rappresenta spesso l’unica porta socchiusa verso l’insegnamento. Ma quella porta, se non vigilata, può, evidentemente, trasformarsi in un varco pericoloso. Non è, oltretutto, solo una questione di reati o di leggi, ma di cultura del lavoro.
L’insegnamento non può essere inteso come un “favore” e la formazione dei ragazzi non può discendere dal sacrificio economico dei loro educatori. Dietro ogni cattedra c’è una persona che studia, prepara, valuta, ascolta. Chiedergli di farlo gratis è un’offesa alla professione e un tradimento del patto educativo tra Stato, scuola e cittadini.
LA SCUOLA NON DEVE ESSERE UN LABORATORIO DI PRECARIATO
Questa vicenda, raccontata dal nostro giornale, in realtà ci obbliga a guardare oltre il singolo episodio. Ci ricorda che la scuola non deve essere un laboratorio di precariato, ma il cuore pulsante di una democrazia che vuole crescere. Servono, dunque, controlli maggiori e più puntuali. Non bisogna far passare l’idea che l’applicazione delle regole sia un orpello ed è forse necessaria una rete di tutela per i docenti che oggi vivono di contratti a tempo, di speranze e di promesse. Insegnare non può diventare un esercizio di sopravvivenza. In queste condizioni non possiamo meravigliarci se i nostri cervelli scappano al Nord o all’estero. Ma come potrebbe essere altrimenti, in una terra dove il sapere si paga con la gratitudine? Qui, chi sceglie di restare a insegnare lo fa per vocazione, ma non può “campare d’aria”, cantava il grande e compianto Otello Profazio, che dei mali della Calabria conosceva ogni cosa.
Il Quotidiano del Sud.
La proposta indecente: Insegnare gratis per fare punteggio in scuola nel cosentino