Reddito di base, RED: “Non è assistenzialismo, è misura distributiva. Per la guerra si trovano coperture, per il welfare no?”
- Postato il 19 settembre 2025
- Diritti
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Bisogna introdurre anche in Italia un reddito di base incondizionato. Una misura che non ha nulla a che vedere con l’assistenzialismo. È una misura distributiva. Serve prendere la ricchezza dove ce n’è troppa e riportarla alla base”. A rivendicarlo Mariella Vitale, vicepresidente dell’associazione RED – Reddito, Europa, Diritti, presentando alla Camera dei deputati una road map per la proposta, con importi, fasi di attuazione, coperture potenziali e modalità di gestione.
Presente all’iniziativa di RED anche Dario Carotenuto, capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Commissione Lavoro della Camera. E contatti ci sono stati anche “con diversi parlamentari del Partito democratico“, spiegano da RED. Anche perché, si sottolinea, l’obiettivo è quello di mettere le basi per una futura legge. Cercando così il sostegno delle forze progressiste, di fronte all’ostilità delle destre e, almeno per ora, all’assenza dei numeri necessari nell’attuale Parlamento.
“Questa proposta segna il passaggio decisivo dal piano ideale a quello operativo, fissando per la prima volta importi per fasce di età e condizione. Si va da 500 – 700 euro dai 18 ai 55 anni; 800 – 1.000 euro dai 55 anni e per soggetti fragili, un bonus figli scaglionato e vincolato alla frequenza scolastica”, spiegano da RED nel corso della conferenza. Ma non solo. Viene definita anche la platea dei potenziali percettori: “Nel nostro progetto non c’è la possibilità di fare domanda, deve essere lo Stato a cercare chi ne ha bisogno. In primissima istanza abbiamo calcolato almeno 3 milioni di persone che devono ricevere il reddito di base, ovvero chi si trova in povertà assoluta. Poi la misura andrebbe estesa verso chi si trova in una condizione di povertà relativa, fino al ceto medio e, potenzialmente, in base a coperture e scelte politiche, a tutta la popolazione”. Un progetto ambizioso per il quale servirebbe però “l’arco di una legislatura per raggiungere almeno il 50% di popolazione”.
“Per aumentare le spese militari nessuno si preoccupa più delle coperture, questa domanda non viene più posta”, c’è chi sottolinea con sarcasmo nel corso della conferenza. Rivendicando come sia “necessario contrapporre il tema del welfare, e del reddito di base incondizionato, a quello delle armi“. Ma è chiaro come, al di là delle condizioni politiche oggi assenti (di fronte a una maggioranza e a un governo Meloni che scelse di affossare e cancellare il Reddito di cittadinanza tra i suoi primi atti) il nodo delle coperture finanziarie resti anche in futuro
Serve un ventaglio di coperture. Tutte più o meno improntate sulla ricchezza. C’è la patrimoniale, ma da sola non basta, così come non basta l’Iva sui prodotti di lusso, la tobin tax o la carbon tax”, spiega Vitale. Ma nel novero vengono inseriti anche il taglio dei sussidi dannosi, nuove imposte su AI, robot, rendite, oltre a una tassazione mirata su “produzioni da scoraggiare”. Magari spingendo anche gli stessi partiti progressisti, Pd e M5s compresi, verso posizioni più coraggiose sul tema della tassazione dei grandi patrimoni. Storico tabù a destra, ma non solo.
“Il reddito di base non scoraggia il lavoro, anzi lo emancipa. Se c’è la volontà politica non possono essere le coperture il problema”, insistono da RED. E ancora: “Da progetti pilota in Brasile e Kenya è emerso come i beneficiari non smettano di lavorare. Anzi migliorano le condizioni di vita, la salute e la capacità di investimento”, ha spiegato anche il presidente di Red, Michele Gianella, già promotore per l’Italia dell’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) per il Reddito di Base Incondizionato. Uno strumento di democrazia diretta che permette a un milione di cittadini di chiedere alla Commissione Europea di presentare una proposta legislativa. Tra il 2020 e il 2022 un tentativo non raggiunse il numero di firme necessarie (un milione, e in almeno sette paesi Ue deve essere raggiunto un quorum, ndr), ma che verrà ripetuto nel 2026. In attesa che anche in Italia il tema del reddito di base torni nel dibattito pubblico.
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