progetti PNRR in corso di realizzazione

  • Postato il 23 luglio 2025
  • Ambiente
  • Di Paese Italia Press
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di Francesco Mazzarella

Gli investimenti del PNRR in Italia, letti alla luce dei cantieri effettivamente aperti, raccontano una storia complessa e segnata da slanci tangibili accanto a ostacoli strutturali e ambiguità criminali. Al 30 giugno 2025, circa il 46 % dei progetti è in fase di esecuzione, come indicano i dati della Presidenza del Consiglio, corrispondenti a un investimento attivo di circa 88 miliardi di euro. Tra questi rientrano interventi importanti quali il potenziamento della rete sanitaria territoriale con l’ampliamento di ospedali e l’apertura di Case della Comunità, la realizzazione di piste ciclabili urbane, la digitalizzazione delle scuole, il rafforzamento del trasporto pubblico locale e la riqualificazione energetica di edifici pubblici. Emergono dalle analisi numeri confortanti: migliaia di posti di lavoro creati, cantieri attivi anche in comuni fino a pochi mesi fa tagliati fuori dai circuiti di sviluppo. Ma questa crescita “materiale” del Paese coesiste con resistenze che spesso rallentano, talvolta bloccano, la realizzazione effettiva delle opere.

In molte regioni, soprattutto del Nord, la protesta di comitati locali contro l’installazione di infrastrutture – dalle pale eoliche alla fibra ottica – ha messo in discussione progetti già finanziati. A Trentino, Veneto e Alto Adige, è emerso un forte malessere legato alla percezione che certi cantieri non rispettino il paesaggio, il turismo o l’equilibrio dell’ecosistema. Le opposizioni “dal basso” hanno talvolta costretto a revisioni costose o sospensioni temporanee. Analogamente, l’espansione di strutture sanitarie in aree metropolitane ha sollevato conflitti tra aumenti di posti auto, viabilità e impatti ambientali. Se da un lato l’obiettivo del PNRR è rendere il Paese più moderno e verde, dall’altro questo slancio contrasta con esigenze di tutela territoriale e con il sentimento di comunità che talvolta si sentono esclusi.

Nel Sud, le resistenze assumono sfumature diverse ma altrettanto incisive. Qui spesso si incrociano scetticismo istituzionale – legato ai ritardi passati – e una struttura del potere locale dove l’amministrazione comunale può risultare più permeabile a interferenze politiche ed esterne. In Sicilia, Calabria e Campania, la conferenza di servizi permane un collo di bottiglia. Mancanza di personale tecnico preparato, tempi lunghi per autorizzazioni e valutazioni ambientali, e ostacoli legati alla pianificazione urbanistica rallentano notevolmente la realizzazione di ospedali, infrastrutture e centri culturali.

In alcune aree, si aggiunge un altro elemento di pressione: l’interesse della criminalità organizzata. La Direzione Investigativa Antimafia ha evidenziato una strategia volta a insinuarsi nei cantieri in fase di esecuzione, ricorrendo a due modalità principali. La prima è la partecipazione alle gare con società schermate: imprese apparentemente legittime che vincono appalti per poi sub-appaltarli a soggetti con collegamenti mafiosi. In questo modo, il sistema criminale ottiene ricavi costanti senza combattere direttamente le emergenze. La seconda modalità, più subdola, è quella delle pressioni corruttive o intimidatorie sugli amministratori locali. Come ha evidenziato un reportage de Il Fatto Quotidiano, nei primi mesi del 2023 le mafie hanno puntato sui fondi PNRR per “espandere i propri interessi nell’economia legale […] preferendo meno violenza e più corruzione”, sostengono gli analisti della DIA. Questo cambiamento strategico rende più difficile l’individuazione di infiltrazioni, in quanto i metodi criminali sono meno evidenti e più subdoli rispetto al passato.

Un tema particolarmente delicato riguarda i beni confiscati alla mafia, oggetto di specifici bandi PNRR per la valorizzazione sociale ed economica. È stato stanziato un fondo di 300 milioni di euro per trasformare queste proprietà in centri antiviolenza, asili nido, sale culturali o cooperative. Pur rappresentando una delle punte di eccellenza per il contrasto alle mafie, l’iter realizzativo si sta rivelando faticoso e a tratti contraddittorio. Nel giugno 2025, Palazzo Chigi ha ammesso che molti comuni destinatari delle risorse stanno procedendo lentamente, anche in attesa di linee guida chiare. L’Agenzia della Coesione segnala che, nonostante il percorso amministrativo sia formalmente attivo, i cantieri arrancano. Libera, nel suo rapporto “Raccontiamo il bene”, motiva il ritardo con la complessità delle procedure e con la frammentazione della governance. Qui, le mafie possono insinuarsi anche nel processo di valorizzazione legale del patrimonio confiscato, puntando a una “colonizzazione” culturale e simbolica delle comunità locali. A questo proposito, le cooperative sociali come Libera Terra rappresentano un risultato virtuoso, offrendo un esempio concreto di legalità produttiva, ma restano il contraltare di un rischio di esasperazione delle logiche mafiose qualora i progetti tardino o vengano gestiti senza trasparenza.

Allargando lo sguardo, emerge un’interazione tra mafie nazionali e internazionali nel panorama delle grandi opere. La ‘Ndrangheta in particolare ha ormai stabilito connessioni con mercati globali, usando i proventi del narcotraffico per finanziare strutture imprenditoriali in Italia che possono partecipare ai bandi PNRR. Anche Cosa Nostra e la Camorra guardano da vicino agli appalti in corso, ricorrendo sia alla corruzione che alla pressione economico-politica a livello territoriale. Le mafie internazionali – colombiane, albanesi, cinesi – utilizzano l’Italia come “base economica sicura”, sfruttando la ricchezza dei fondi europei e la complessità delle procedure per mimetizzarsi tra le attività “regolari”.

Il risultato è che, mentre i cantieri PNRR in fase avanzata rappresentano speranza e crescita, essi si svolgono su un terreno minato da conflitti locali, inefficienze burocratiche e gamma di soggetti criminali che osservano, attendono e investono. La sfida per il Paese nei prossimi mesi sarà ricalibrare l’equilibrio tra potenziamento delle infrastrutture e capacità di governance. Serve una cultura della trasparenza, con presidi civici in ogni territorio, figure tecniche associate a un monitoraggio pubblico, e strumenti normativi adeguati per stroncare le derive corruttive. Solo così il PNRR potrà realizzare le sue potenzialità e contribuire a riequilibrare un’Italia divisa tra regioni che corrono e regioni che restano magnete per interessi criminali.

Fonti

  • Presidenza del Consiglio – monitoraggio PNRR al 30 giugno 2025
  • Il Fatto Quotidiano, “Meno violenza e più corruzione, così le mafie s’infiltrano nell’economia legale e puntano ai fondi del Pnrr”: relazione semestrale DIA (Il Fatto Quotidiano, Pagella Politica)
  • Libera, “Raccontiamo il bene. Per un rinnovato impegno sui beni confiscati”: dati ritardi cantieri beni confiscati (Libera)
  • Politiche Coesione Governo – linee guida valorizzazione beni confiscati, obiettivi e milestone (politichecoesione.governo.it)
  • Avvenire, “Social e Pnrr le nuove armi usate dalle mafie”: analisi pressione criminale sui fondi (avvenire.it)
  • Wikipedia: Libera Terra, Infiltrazione della ‘Ndrangheta e Cosa nostra negli appalti pubblici (internazionalizzazione papine mafiose) (it.wikipedia.org)

ARTICOLO 1: PNRR: la promessa interrotta

ARTICOLO 2: Cantieri fantasma d’Italia

ARTICOLO 3 Nel mezzo del cammino: i progetti in corso 23 luglio
ARTICOLO 4 Opere compiute, comunità tradite? 25 luglio 

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