Potenza: il Tar scagiona Eni per il cloroformio sotto il Centro olio

  • Postato il 17 maggio 2025
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Potenza: il Tar scagiona Eni per il cloroformio sotto il Centro olio

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Intimate alla Provincia di Potenza verifiche ulteriori sulla falda nella zona industriale a Viggiano, sotto il Centro olio; ma il Tar scagiona Eni sulla presenza del cloroformio


POTENZA – C’è ragione di credere che la presenza di cloroformio nella falda sotto la zona industriale di Viggiano non sarebbe il risultato di perdite dal Centro olio dell’Eni bensì «della rete fognaria esterna». Per questo la compagnia del cane a sei zampe non può essere costretta a caricarsi le misure di messa in sicurezza necessarie ad evitare il propagarsi della contaminazione. Come pure l’avvio le procedure di caratterizzazione del sito prodromiche alla bonifica dello stesso.
Lo ha stabilito il Tar Basilicata accogliendo il ricorso presentato contro la diffida spiccata nell’autunno del 2022 dalla Provincia di Potenza.

I giudici hanno bocciato la tesi della Provincia, che aveva individuato la compagnia come responsabile dell’inquinamento in base al principio del «più probabile che non».
Dirimenti, in questo senso, sarebbero stati le «qualificate relazioni specialistiche» prodotte come lo studio a cura del Politecnico di Milano dal titolo “Valutazioni sulla presenza di cloroformio nel sito Area est-Cova mediante caratterizzazione multi-isotopica e idro-chimica”, e quello di Eni Rewind sp e Golder Associates srl dal titolo “Centro Olio Val D’agri Area Est Cova Viggiano (Pz), valutazioni in merito alle caratteristiche idrochimiche, multisotopiche e composizionali delle acque”.

Studi che avrebbero dimostrato, tra l’altro, «l’esistenza di numerosi punti ammalorati lungo l’asta fognaria delle acque nere esterna al Cova (Centro olio Val d’Agri, ndr)», e che «le concentrazioni di triclorometano rinvenute nei diversi punti indagati», e le «caratteristiche idrochimiche» riscontrate, «non sarebbero compatibili con un’unica sorgente». Come pure che «l’intera zona industriale in cui si trova il Cova sarebbe interessata da una presenza diffusa di triclorometano nelle acque sotterranee, riscontrata nel corso di monitoraggi anche risalenti indietro nel tempo e confermata dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra, ndr)».

Per il Tar, in conclusione, il «rigoroso accertamento dell’eziologia del fenomeno inquinante (e delle correlate responsabilità)» necessita in maniera «stringente» che la Provincia di Potenza effettui «ulteriori sviluppi istruttori, erroneamente omessi nella dedicata fase procedimentale» che ha portato alla diffida spiccata nei confronti di Eni nel 2022.

La presenza di cloroformio in concentrazioni 100 volte superiori alle soglie di contaminazione nella falda sotto il centro olio di Viggiano viene denunciata per la prima volta proprio da Eni, a fine ottobre del 2020. Questo dopo le analisi condotte sulle acque emunte da un pozzetto attiguo al punto dove si individuava una perdita dalla condotta utilizzata per trasportare le acque “fossili” separate dal greggio e il gas appena lavorati fino al pozzo di reiniezione nel sottosuolo Costa Molina 2, nel comune di Montemurro.

Di fronte alle immediate contestazioni sulla paternità della contaminazione, però, la compagnia si era difesa con forza. Evidenziava che il triclorometano, utilizzato a livello industriale perlopiù come solvente: «non è in alcun modo presente nel processo produttivo del Cova e che non è riscontrato nei campionamenti effettuati sulle acque destinate alla re iniezione».

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