Draghi e Mattarella, scossa alla Ue: «È il momento di agire»

  • Postato il 15 maggio 2025
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Draghi e Mattarella, scossa alla Ue: «È il momento di agire»

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Dai dazi alla difesa all’IA: le sfide in campo; in Portogallo, in occasione del XVIII summit del Cotec da Draghi e Mattarella la scossa all’Ue


Il primo rilancia con forza la sua “chiamata all’azione”, il secondo cita il “Nessun dorma” della Turandot di Piccini: da Coimbra, in Portogallo, in occasione del XVIII summit del Cotec, insieme l’ex presidente della Bce, Mario Draghi, e il capo dello Stato, Sergio Mattarella, suonano la sveglia all’Europa per scrollarlo da un immobilismo che rischia di condannarlo all’irrilevanza, una condizione che su alcuni fronti sta già pagando, dalla sfida commerciale posta da Donald Trump con la guerra dei dazi che ipoteca la crescita di “un’economia molto aperta al commercio” e fortemente esposta all’export Usa; a quella dell’indipendenza energetica e della difesa che l’invasione russa dell’Ucraina ha messo sul tavolo europeo; a quella dell’innovazione e delle tecnologia.

Questioni tutt’altro che nuove: «Dovremmo chiederci perché siamo finiti nelle mani dei consumatori statunitensi per guidare la nostra crescita e dovremmo chiederci come possiamo crescere e generare ricchezza da soli», dice Draghi pesando l’impatto della guerra tariffaria sul mercato europeo per cui gli Usa rappresentano oltre il 20% dell’export, e sul sistema economico in termini di ricchezza e occupazione. Anche l’esigenza di dotare la Ue di un sistema di difesa non nasce con il conflitto tra Kiev e Mosca: «Le crescenti minacce al nostro confine orientale sono evidenti da almeno un decennio», puntualizza l’ex presidente del Consiglio.

Ora «mentre l’ombrello di sicurezza degli Stati Uniti si ritira, ci stiamo rendendo conto della nostra debolezza». Senza contare il fatto che “anche se abbiamo fornito circa la metà degli aiuti militari all’Ucraina, probabilmente saremo spettatori in un negoziato di pace”. E sulla sfida dell’innovazione, delle tecnologie e dell’intelligenza artificiale l’Europa «è rimasta indietro».

«Stiamo assistendo a profonde fratture istituzionali», e «lo shock politico» provocato dal cambio di rotta impresso da Trump alla politica americana ha effetti dirompenti. Draghi traccia uno scenario che richiede un piano d’azione comune e urgente. Un appello «di grande attualità», rileva Mattarella. «E’ prioritario che l’Europa agisca, perché stare fermi non è più un’opzione», rimarca citando la romanza di Puccini: «Nessun dorma potrebbe applicarsi alla nostra Unione». Bisogna «contrastare le perturbazioni» in atto, «così allarmanti, dell’ordine internazionale», scongiurarne «i rischi è fondamentale», dice il capo dello Stato.

«Con i dazi siamo al punto di rottura dell’ordine multilaterale», afferma Draghi rilanciando l’allarme di fronte, tra gli altri, al re di Spagna, Filipe IV, e al presidente della repubblica del Portogallo, Marcelo Rebelo de Sousa. L’ex capo del governo italiano critica l’uso crescente di azioni unilaterali per risolvere le dispute commerciali e il progressivo svuotamento dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), parlando di un danno «difficilmente reversibile» per il sistema multilaterale, cui Trump sembra determinato a dare il colpo di grazia.

«È azzardato credere che i nostri scambi commerciali con gli Usa torneranno alla normalità dopo una rottura così grave delle relazioni», avverte Draghi. E realisticamente i nuovi mercati non cresceranno così in fretta da colmare il vuoto lasciato dagli alleati di Oltreoceano, per cui, «se l’Europa vuole davvero ridurre la sua dipendenza dalla crescita statunitense, dovrà produrla da sé». Come? Eliminando «le barriere che ostacolano il mercato interno» e sviluppando maggiori investimenti, che sostengano la domanda interna. L’ex premier ripropone l’emissione di debito comune della Ue per finanziare la spesa comune. Anche sul fronte della difesa «può garantire che in Europa si spenda di più contribuendo all’efficacia operativa e a una crescita economica più elevata rispetto a quanto sarebbe altrimenti possibile».

Sull’urgenza di una difesa comune accende un faro anche il presidente Mattarella. «Gli Stati membri ne discutono da oltre settant’anni», «non è difficile immaginare – rileva – quale sarebbe oggi la condizione dell’Unione, di fronte al mutato contesto geopolitico, se avessimo scelto a suo tempo di compiere quel salto di qualità politico nel processo di integrazione». Ma la realtà è che «oggi siamo in ritardo, in rincorsa rispetto agli eventi e dobbiamo, di conseguenza, avvertirne l’urgenza». Le iniziative avviate in materia dalla Commissione europea «sono un primo fondamentale passo e testimoniano piena consapevolezza della posta in gioco».

Un altro nervo scoperto dell’Ue ed evidenziato sia da Draghi sia da Mattarella è quello delle energie e delle materie prime che vedono l’Europa in affanno e spesso divisa al suo interno, «ostaggio di interessi acquisiti radicati». La guerra del gas di Putin, con lo stop alle forniture, è costata all’Europa «un anno di crescita economica», denuncia l’ex banchiere centrale.

«I prezzi elevati dell’energia e le carenze della rete sono, in primo luogo, una minaccia per la sopravvivenza della nostra industria, un ostacolo importante alla nostra competitività e un onere insostenibile per le nostre famiglie», sottolinea proponendo tre linee di azione: un ampio piano di investimenti Ue per costruire una rete basata sulle energie rinnovabili, la riforma del mercato dell’energia, allentando il legame tra i prezzi del gas e delle energie rinnovabili e l’avvio di un’indagine sul funzionamento complessivo dei mercati energetici della Ue. Intanto, è necessario, sostiene il capo dello Stato, mettere a punto «una strategia che ponga al centro la sicurezza degli approvvigionamenti. Ciò significa stringere accordi con partner affidabili per assicurare forniture stabili».

Un’altra sfida che vede l’Europa su posizioni di retroguardia è quella delle nuove frontiere tecnologiche, dall’intelligenza artificiale al 5G-6G, ai satelliti. Come recuperare terreno? Intanto, considera Draghi creando «un cloud strategico europeo che ci garantisca la sovranità dei dati in settori critici come la difesa e la sicurezza». Il rischio concreto, avverte, è che «finiremo per dipendere dalla tecnologia statunitense e cinese per la componente più sensibile, ovvero la trasmissione sicura dei dati». La sveglia, a due voci, di Draghi e Mattarella, è suonata. È l’ora di agire. E le condizioni per centrare gli obiettivi, è il convincimento rassicurante di entrambi, ci sono. Basta non dormire più.

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