Potenza, costato 40 miliardi e va demolito: addio all’inceneritore

  • Postato il 3 maggio 2025
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Potenza, costato 40 miliardi e va demolito: addio all’inceneritore

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Potenza, sarà demolito l’inceneritore di Vallone Calabrese costato 40 miliardi di lire e mai usato. Slitta ancora la realizzazione sul piazzale di una stazione di separazione di rifiuti.

ANDRA’ demolito, almeno per metà, l’inceneritore fantasma di Vallone Calabrese, costato 40 miliardi delle vecchie lire e utilizzato per appena sei mesi. Lo ha stabilito il dirigente dell’ufficio Ambiente del Comune, Maria Grazia Fontana, approvando una variante al progetto di realizzare, nel piazzale dell’inceneritore, un impianto di «separazione» di rifiuti a servizio del capoluogo e dei comuni vicini. La relativa determina è datata 30 aprile, e arriva quasi 12 anni dopo la decisione dell’amministrazione comunale dell’epoca di rientrare in possesso dell’impianto realizzato tra la fine degli anni ‘80 del secolo scorso e il 2003.

A POTENZA LA BREVE VITA E INUTILITÀ DELL’INCENERITORE CHE SARÀ DEMOLITO

Due anni più tardi, infatti, era stato stipulato un contratto della durata di altri 24 mesi per la sua conduzione. Ma l’attività svolta non avrebbe consentito «la verifica della reale ed oggettiva capacità di incenerimento dell’impianto». Poi ci si è resi conto della «variazione sostanziale della composizione chimico-fisica degli Rsu (rifiuti solidi urbani, ndr) prodotti dalla città nell’anno 2005 di inizio attività rispetto a quella di progetto relativa all’anno 1988». Pertanto da una capacità progettuale di smaltire 120 tonnellate al giorno di rifiuti si è scesi a 50 tonnellate al giorno con «un aggravio di costi per lo smaltimento, in altri siti, del quantitativo non smaltito dall’impianto».

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COSTI ELEVATI PER IL COLLAUDO E LA RIPRESA

Infine si è preso atto che per il collaudo definitivo sarebbe stata necessaria «una verifica “a caldo” nel medio e lungo periodo di tutte le componenti impiantistiche», preceduta da interventi «per il recupero dell’efficienza funzionale». Il tutto con «elevati oneri finanziari per una ripresa totale dell’intera attività di termodistruzione».

Di qui la decisione di utilizzare pesa, fosse e altre strutture dell’impianto per «lo svolgimento di attività di trasferenza e trattamento meccanico-biologico» dei rifiuti. All’epoca la preoccupazione maggiore rispetto alla riconversione degli impianti era quella di perdere il diritto a rivalersi sulle ditte che li avevano realizzati. Laddove in seguito agli interventi per il «recupero dell’efficenza funzionale» e alla prosecuzione delle verifiche a caldo fossero emersi difetti di costruzione. Essendo già trascorsi «circa dieci anni» dalla chiusura del cantiere, però, si ritenne che questa eventuale azione di rivalsa non avrebbe avuto grandi possibilità di successo.

PREOCCUPAZIONE PER UN FUTURO UTILIZZO COME TERMOVALORIZZATORE

Ad ogni modo, per evitare problemi di altro tipo, si era parlato espressamente di non compromettere «un successivo utilizzo dell’intero sito quale impianto di termovalorizzazione, secondo le capacità attuali, in caso di programmazione dello stesso all’interno della strategia delineata dalla Regione». Una premura, quest’ultima, che due lustri e mezzo più tardi sembra venuta meno del tutto, ma potrebbe ancora avere sviluppi significativi a livello giudiziario. Specie se la procura regionale della Corte dei conti dovesse avviare, a fronte della notizia della demolizione dell’impianto, un accertamento su eventuali responsabilità per tanti soldi buttati dalla finestra.

«Dagli approfondimento tecnici e dall’analisi dello stato di fatto è emerso che l’intervento inizialmente ipotizzato non è realizzabile a causa dell’elevato degrado dell’intera struttura, che rende prioritario procedere preliminarmente alla demolizione dell’impianto esistente, oltre ad effettuare un’indagine idrogeologica complessiva dell’area, vista la presenza di alcune criticità». Questo il verdetto, terribile, contenuto nella delibera a firma della dirigente dell’ufficio Ambiente del Comune.

L’INCERENITORE DI POTENZA SARÀ DEMOLITO: DETTAGLI E COSTI AGGIUNTIVI

Più avanti si spiega anche nel dettaglio cosa andrà abbattuto e portato via, e quanto costerà in più al contribuente questo giochetto. Sempre per realizzare il progetto dell’impianto di separazione dei rifiuti. «Le modifiche in oggetto – prosegue la determina – riguardano soluzioni tecniche di modesta entità che non alterano la natura generale del contratto, e consistono nella modifica di alcune quantità previste in progetto, nella rimozione e smaltimento di uno dei due forni, nella demolizione dell’intera parete ovest della zona forno». In totale si parla di lavori per 255mila euro, dei quali 22mila per eventuali, ulteriori «imprevisti».

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