Porsche, affari e fatturato in ribasso. Pesano le scarse vendite in Cina, i dazi e l’elettrificazione
- Postato il 15 maggio 2025
- Fatti A Motore
- Di Il Fatto Quotidiano
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Non vanno affatto bene gli affari in casa Porsche. Il costruttore tedesco, infatti, sta affrontando una crisi crescente, generata dal crollo delle vendite in Cina, dall’impatto dei dazi sul business negli Stati Uniti e, soprattutto, originato dal fiasco della sua strategia di elettrificazione. Così, se poco più di un anno fa il costruttore aspirava a coprire l’80% delle sue vendite totali con modelli elettrici entro il 2030, ora la musica sembra decisamente cambiata: negli ultimi 14 mesi, Porsche ha pure sconfessato il target di vendere per il 50% vetture ibride ed elettriche entro quest’anno. E il 26 novembre scorso ha annunciato che avrebbe sviluppato nuovi modelli con motore a combustione interna.
Non solo, Porsche ha pure rinviato l’introduzione delle 718 Boxster e Cayman elettriche e di un nuovo Suv di punta a tre file di posti. La tempesta (elettrica) ha fatto sì che il costruttore riducesse le sue previsioni di fatturato per l’intero anno a 37-38 miliardi di euro, rispetto ai 39-40 miliardi di euro precedenti, citando i dazi statunitensi e la scarsa domanda di veicoli elettrici in Cina come cause del ribasso. E se le controversie commerciali fra USA e UE non saranno risolte, le previsioni potrebbero essere ancora più cupe.
Ma come è possibile che gli affari di un costruttore così prospero – Porsche è, anzi, era, uno dei marchi più redditizi del panorama automotive – abbiano preso questa piega negativa in maniera così repentina? Secondo Fabio Hölscher, analista di Warburg Research, alla base del problema c’è la strategia aziendale iniziale di voler elettrificare completamente la gamma (a eccezione della sportiva 911).
“I piani originali di Porsche per il portafoglio modelli sono ciò che amplifica questi rallentamenti degli affari, dovuti al mercato”, ha affermato Hölscher in un’intervista rilasciata alla testata specializzata Automobilwoche: “Poiché l’adozione dell’elettrico è in ritardo, Porsche ora deve sviluppare ulteriori modelli a combustione interna oltre a dover gestire i costosi ritardi nell’introduzione dei veicoli elettrici, nonché la domanda stagnante in Cina e l’incertezza sulle esportazioni statunitensi”. Porsche avrebbe beneficiato dell’adozione di “un approccio produttivo più flessibile tra auto a combustione interna ed elettriche, come ha fatto BMW”. Al solito, gli errori dei manager li pagheranno i loro sottoposti: per far fronte alla crisi, il costruttore prevede di tagliare migliaia di posti di lavoro. Secondo Automobilwoche, sono 8.000 quelli a rischio.
Uno scenario generato pure dalla forte concorrenza che sta colpendo duramente Porsche in Cina. Le vendite della casa automobilistica nella Repubblica Popolare nel primo trimestre dell’anno sono diminuite del 42% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La stessa Porsche ha attribuito questo calo alle “condizioni di mercato molto difficili, soprattutto nel segmento del lusso, e all’elevata concorrenza nel mercato cinese”. Tutto ciò quando nel non lontano 2021 le vendite avevano raggiunto il picco di 95.671 unità e quello del Dragone era stato il mercato più grande per il costruttore per il settimo anno consecutivo. Colpa anche delle inarrestabili startup cinesi che si stanno affacciando negli stessi segmenti di mercato presidiati da Porsche, introducendo modelli concorrenziali, tecnicamente avanzati ma economicamente assai più accessibili di quelli tedeschi, che hanno un rapporto qualità/prezzo assai meno favorevole.
Porsche è inoltre gravata da problemi di approvvigionamento delle batterie. Nel giugno 2021, ha fondato Cellforce per sviluppare e produrre le proprie celle ad alte prestazioni. Tuttavia, ora la casa non prevede più di espandere la produzione di batterie ad alte prestazioni Made by Cellforce per via del calo della domanda in Cina. “Il progetto non è economicamente sostenibile a breve termine, data la lenta adozione di veicoli elettrici rispetto alle aspettative iniziali”, spiega Hölscher: “Allo stesso tempo, altri produttori di batterie sono competitivi. Pertanto, ha senso continuare a sfruttare gli effetti di scala di altri fornitori, come CATL, fino a quando l’adozione di auto completamente elettriche non si stabilizzerà”.
A “certificare” le cattive acque in cui naviga il costruttore c’è pure il fatto che Porsche sia alla ricerca di nuovi manager per uscire dalla crisi: a partire dal 1° luglio, Michael Steiner assumerà il ruolo di vicepresidente del consiglio di amministrazione. All’inizio di quest’anno, poi, Porsche ha sostituito il direttore finanziario, Lutz Meschke, e il responsabile delle vendite, Detlev von Platen, dopo che entrambi erano stati pesantemente criticati per le scarse prestazioni dell’azienda e il debole prezzo delle azioni. Jochen Breckner ha sostituito Meschke come responsabile finanziario e Matthias Becker è stato nominato responsabile delle vendite. I cambiamenti di personale “sottolineano la gravità della situazione e dimostrano che l’azienda sia in fase di ricalibrazione per adattarsi meglio alle attuali tendenze di mercato”, ha chiosato Hölscher.
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