Jaguar, il Telegraph: “Rebranding disastroso, è in cerca di una nuova agenzia pubblicitaria”
- Postato il 13 maggio 2025
- Fatti A Motore
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Houston, anzi Coventry, abbiamo un problema”. Un grande problema. Guardate la foto in apertura che accompagna questo articolo: ritrae un gruppo multietnico, variopinto, con acconciature alla moda e vestiti più sgargianti che mai. Un’immagine che potrebbe essere abbinata alla réclame di un profumo, di una casa di moda o di uno shampoo. E invece no: è il nuovo volto di Jaguar, svelato qualche mese fa. Yes Sir.
“Fate ancora automobili?”, verrebbe da domandare all’azienda come il patron di Tesla, Elon Musk, che aveva sarcasticamente interrogato Jaguar via social. È la cultura “woke”, bellezza: termine che, come suggerisce l’intelligenza artificiale, “in inglese significa ‘sveglio’ e in italiano si usa per indicare una consapevolezza e sensibilità verso le disuguaglianze sociali, economiche e culturali, con particolare attenzione ai temi del razzismo, della discriminazione di genere, dei diritti LGBTQ+ e dell’ambientalismo. In altre parole, essere ‘woke’. significa essere consapevoli delle ingiustizie e delle discriminazioni che esistono nella società e essere attivi nel combatterle”.
Tutto molto bello. Ma cosa ci azzecchi con le automobili non lo aveva e non lo ha capito nessuno. Nemmeno la stessa Jaguar, a quanto pare: già, perché da Oltremanica arriva la notizia che l’azienda sarebbe alla ricerca di una nuova agenzia pubblicitaria dopo il disastroso rebranding dei mesi scorsi. Secondo quanto riportato dal Telegraph, a seguito delle diffuse critiche alla sua campagna di comunicazione, il costruttore ha infatti avviato una revisione del suo account creativo globale, attualmente gestito da Accenture Song e dalla sua agenzia interna Spark44.
“Se giochiamo come tutti gli altri, verremo semplicemente sopraffatti” aveva detto al Financial Times l’ad di JLR, Rawdon Glover, a difesa della suddetta campagna. Sembra, tuttavia, che il risultato finale sia andato ben oltre gli intenti, sacrificando sull’altare della pansessualità persino il povero (ed iconico) giaguaro del marchio, rimpiazzato con scritte dal font (molto poco) vagamente somigliante a quello di un noto produttore di aspirapolvere.
Tutto questo mentre le vendite del marchio, complice la decisione di passare al full electric, vanno a picco: sono crollate di oltre un quarto nel 2024, con Jaguar che ha venduto 33.320 auto, un calo significativo rispetto alle 61.661 del 2022 e alle 161.601 del 2019. In attesa dei nuovi modelli EV, previsti per il 2026.
Il costruttore inglese ha fatto sapere che qualsiasi revisione degli account creativi non è in alcun modo collegata alla sua controversa operazione di rebranding. Ma appare chiaro che le tempistiche della medesima revisione raccontino un’altra storia e, per una volta, sembra smentiscano la formula del “tutto purché se ne parli”, mantra della comunicazione e del marketing. Bisognava pensarci meglio, prima di mandare in pensione il Giaguaro.
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