Più facile per il fisco pignorare i crediti di chi ha una cartella esattoriale: la norma in manovra che punta ad aumentare la riscossione

Nella manovra 2026, che apre la strada alla quinta rottamazione delle cartelle esattoriali a favore di chi non ha versato il dovuto, entra anche un mini pacchetto di misure che dovrebbero limitare l’evasione fiscale e rendere più efficace l’oggi debolissima attività di recupero dei crediti fiscali. Il governo Meloni si è ben guardato dal recepire la più “pesante” tra le proposte della commissione incaricata di analizzare il magazzino fiscale, cioè la possibilità per l’Agenzia delle Entrate-Riscossione di utilizzare tutti i dati dell’anagrafe dei rapporti finanziari e sapere quanti soldi ci sono in un dato momento sul conto corrente di chi ha pendenze col fisco. Ma ne ha accettata un’altra non secondaria: all’ente della riscossione sarà consentito di analizzare i dati delle fatture elettroniche per capire se il contribuente che non ha pagato il dovuto attende dei pagamenti e pignorarli prima che li riceva.

I dati delle fatture elettroniche possono già essere utilizzati dalla Guardia di Finanza per le funzioni di polizia economica e da Agenzia delle entrate e Gdf per l’analisi del rischio. La nuova norma contenuta all’articolo 27 del ddl bollinato prevede che “al fine di dare attuazione alla Riforma 1.12 del Pnrr (Riforma dell’Amministrazione fiscale) come da modifiche in corso di riprogrammazione” l’Agenzia possa in futuro – l’attuazione è rinviata a un provvedimento del direttore – mettere a disposizione dell’AdER le informazioni sulle fatture emesse da debitori iscritti a ruolo nei confronti dei clienti nei precedenti sei mesi, per “le attività di analisi mirate all’avvio di procedure esecutive presso terzi“. Vale a dire che se una partita Iva con cartelle non pagate riceve un compenso da un committente, AdER potrà pignorare direttamente quelle somme presso il cliente invece di attendere gli ordinari tempi della riscossione.

Oggi, spiega la relazione tecnica, i pignoramenti presso terzi sono circa 600mila l’anno e solo poco più di uno su cinque – il 22,3% – va a buon fine e frutta in media 10.500 euro. Con le nuove regole si conta di portare la percentuale di successo al 44,6% per almeno il 10% degli interventi. Con il risultato che quando la misura sarà a pieno regime la riscossione aumenterà di circa 140 milioni di euro l’anno. Non sembra un caso se il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, parlando in conferenza stampa dopo l’approvazione del ddl di Bilancio, non ha fatto menzione di questa novità, che potrebbe risultare sgradita – per usare un eufemismo – a parti della maggioranza.

L’esponente leghista venerdì scorso ha invece citato una stretta su altri fronti, che risulta confermata dal testo atteso dalle Camere dopo la firma del capo dello Stato. La prima riguarda la liquidazione Iva in caso di dichiarazioni omesse. La norma consente all’Agenzia delle Entrate di emettere liquidazioni automatiche dell’imposta anche in assenza della dichiarazione annuale, utilizzando i dati delle fatture elettroniche, dei corrispettivi telematici e delle liquidazioni periodiche. In pratica, se un contribuente incassa e fattura ma non presenta la dichiarazione, l’imposta dovuta potrà essere calcolata d’ufficio sulla base dei dati già presenti nei sistemi informatici. L’Agenzia invierà un avviso e il contribuente avrà 60 giorni per fornire chiarimenti o versare l’imposta con sanzione ridotta a un terzo. Stando alla relazione tecnica, la misura porterà un maggior gettito di 646 milioni nei primi due anni e 710 milioni nel 2028.

L’ultima misura, inserita all’articolo 26, colpisce invece le compensazioni indebite, una delle aree più vulnerabili del sistema. Dal 1° luglio 2026, i crediti d’imposta diversi da quelli derivanti da liquidazione delle imposte non potranno più essere usati per compensare debiti fiscali o contributivi. Il divieto si estende anche ai crediti ceduti a terzi, per bloccare le catene di scambi che negli ultimi anni hanno alimentato frodi sui bonus edilizi e sulla ricerca e sviluppo. Viene anche abbassata da 100mila a 50mila euro la soglia oltre la quale scatta il blocco automatico delle compensazioni per chi ha cartelle esattoriali pendenti. È una norma che mira a evitare l’uso dei crediti fiscali per neutralizzare debiti già accertati. Entrambe le misure saranno operative dal secondo semestre 2026. A regime, le due disposizioni dovrebbero assicurare maggiori entrate per quasi 300 milioni l’anno.

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Il Fatto Quotidiano

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