Piero Pelù: tra memoria e polemica, il canto interrotto dei Litfiba

  • Postato il 21 aprile 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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C’è un punto in cui la celebrazione si confonde col rimpianto. È lì che si muove oggi Piero Pelù, pronto a ripercorrere sul palco i dischi dei Litfiba e non solo. Il tour in anteprima ai Magazzini Generali il 14 aprile riparte mercoledì 23 da Padova: senza Ghigo Renzulli, senza il suono originale, senza i nervi scoperti di una storia che ha fatto epoca.

Ma la musica, quella vera, quella dei Litfiba, esiste ancora? Certo che sì. Sta nei solchi dei primi dischi. E se proprio potessimo scegliere, si dovrebbe partire da lì. Tra gli echi di 17 Re. Nei consueti nove punti di questo blog, proviamo a fissare passato e presente di Piero Pelù, Ghigo Renzulli e di quel che resta dei Litfiba.

Cominciamo.

1. L’annuncio (senza Ghigo)

Piero Pelù annuncia un tour celebrativo che attraversa alcune pietre miliari della storia dei Litfiba. Il Ritorno del Diablo Tour parte ad aprile 2025, promettendo di onorare la memoria di dischi cruciali. Ma qualcosa stona da subito. Non è la prima volta che ci prova, ma stavolta l’assenza di Ghigo pesa come una frattura. Il chitarrista storico della band, cofondatore e colonna portante, non viene coinvolto. Nessuna telefonata, nessun contatto. Lo dice lui stesso, amareggiato.

2. Ghigo risponde (senza giri di parole)

Renzulli rompe il silenzio con parole che non lasciano margine alle interpretazioni. “Ho visto che Piero un tour celebrativo per i 35 anni di El Diablo se lo sta facendo da solo. Gli voglio un gran bene, ma non lo capisco. Per ragionarci sopra assieme, infatti, sarebbe bastato un colpo di telefono”. Poi rincara: “Ricordo, peraltro, che i Litfiba sono stati una mia creazione. Il nome è di mia proprietà e sono pure l’unico membro della band ad essere rimasto sempre in formazione”. Parole definitive, che spazzano via ogni dubbio e riaffondano il coltello dove brucia di più: nella memoria condivisa.

3. Lo scempio (firmato Ghigo)

Renzulli oggi recita la parte dell’amante tradito, ma quel ruolo non gli calza. Sarà pur vero che è stato l’unico sempre presente nei Litfiba, ma cosa ne ha fatto di quella band dopo l’uscita di Pelù? Uno scempio è la parola giusta. Prima con “Cabo” Cavallo, poi con Filippo Margheri, ha trascinato i Litfiba in una deriva senza identità, sfornando dischi che nessuno ha voglia di riascoltare. Oggi dice: “Io non sono andato a Sanremo, non faccio pop”, come a marcare la differenza con Pelù. Non avrà fatto pop, e forse sarebbe stato meglio l’avesse fatto, considerando la scarsa qualità di quelle produzioni.

4. Il palco, il virus e i no-vax

Il 1° maggio 2021, sul palco del Concertone, Pelù lesse: “Lavoratori, con uguale dignità, vaccinati, visibili, liberi e sicuri”. Da allora è diventato un bersaglio fisso per l’area no-vax. “Siero Peluche” è l’epiteto che lo perseguita. Ogni suo post si riempie di insulti, tra chi lo accusa di propaganda e chi lo difende. Ma intanto, della musica non parla più nessuno. La figura pubblica ha fagocitato il musicista, fino a svuotarlo.

5. Nulla che resti

Una volta era l’urlo. Oggi è qualcosa di indefinito. Negli ultimi vent’anni, Pelù si è trasformato in un personaggio che fatica a funzionare: a The Voice ci ha provato, ma la televisione non sembrava il suo posto. In politica è diventato un bersaglio. Nella musica, arranca tra dischi sbagliati e ritorni improbabili. E la persona? Da valutare, certo, non la si conosce. Ma l’immagine pubblica è quella di qualcuno che non sa più dove stare. E che non riesce a dire nulla che resti.

6. E la musica?

La domanda è inevitabile: che musica sta facendo oggi Piero Pelù? La risposta è scomoda. Non si ricorda una sua canzone incisiva da anni. Forse decenni. L’epoca d’oro la conosciamo tutti: quella con la band, negli anni ’80. Gli anni ’90 portano un grande credito commerciale — e, per molti fan, anche una certa idea di qualità (altamente discutibile, per il sottoscritto). Poi, nelle decadi successive, i dischi solisti si fanno imbarazzanti, le uscite con i Litfiba anche. Col tempo, il percorso si è caricato di inciampi, sbavature, occasioni perse. Fino a offuscare il brillante passato — e, peggio ancora, l’asfittico presente. Che poi i concerti siano pieni, lo sappiamo. Ma il pienone non è mai stato sinonimo di ispirazione.

7. Il peso della nostalgia (e il ritorno del 2013)

Eppure, i Litfiba sono stati qualcosa di unico. C’è stato un tempo in cui Firenze tremava sotto le loro note, e le parole di Pelù avevano un’urgenza autentica. Si chiamava Desaparecido, 17 Re, Litfiba 3. Dischi ancora attuali, figli di una scena indipendente vera, mai estetizzata. Nel 2013, con il tour “Trilogia 1983–1989”, quella magia tornò sul palco: Pelù, Renzulli, Maroccolo, Aiazzi e Martelli (sostituto di Ringo De Palma, scomparso nel 1990). Un ritorno breve, ma potente. Una scintilla effimera, prima di piombare nuovamente nella coltre spessa dell’ombra.

8. 17 Re, ancora e sempre

Il capolavoro unanimemente riconosciuto resta 17 Re. Un disco fluido, quasi prog, pieno di inquietudini e aperture poetiche. È lì che la band regala il meglio di sé. E lui, Pelù, illumina a vista ogni cosa: un frontman straordinario, un animale da palco di rara bellezza, a supporto di una voce ispirata e unica. Affermare che “nessuno mai” – in Italia – sia riuscito a eguagliare il delirio evocativo che lo attraversava, non è certo un’eresia. Lo scrivevo già in un post del 2012. E lo penso ancora oggi.

9. Il nuovo tour e la battaglia contro gli acufeni

Nel 2024, Pelù ha annunciato il “Deserti Tour”, poi rinviato a causa del ritorno degli acufeni, un disturbo uditivo che lo affligge da tempo. Le date sono state riprogrammate per la primavera 2025, con un nuovo titolo: Il Ritorno del Diablo Tour 2025. Quattro gli anniversari celebrati. È qui la festa, dunque. Ci sono le luci, la musica e anche i fans saranno chiamati a raccolta. Un piccolo particolare da ribadire fino alla fine: non ci sarà Ghigo. E nemmeno i Litfiba.

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Buon ascolto.

9 Canzoni 9 dei … Litfiba

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