Piccolo memorandum sul lavoro di Rosy Bindi in sanità: almeno la sinistra abbia il coraggio di dire la verità
- Postato il 20 settembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Sabato scorso, in televisione, ho seguito una intervista a Rosy Bindi a proposito del suo ultimo libro sulla sanità, fatta da un noto e stimato giornalista, che mi ha lasciato alquanto sorpreso e stupefatto.
In realtà si è trattato non di una intervista, ma di un vero e proprio spot pubblicitario offerto “amore dei”, è il caso di dirlo, ad un personaggio politico che, per le cose anche gravi che ha fatto in sanità ma soprattutto per le cose molto ambigue che propone oggi, meriterebbe quanto meno di essere intervistato meglio, con più obiettività, ma soprattutto con maggiore amore per la verità.
Propongo “pro verità” un piccolo memorandum su quello che ha fatto Bindi in sanità (Dlgs 229/1999) quando è stata ministra. Se oggi sulla sanità almeno la sinistra non dice la verità, il danno che si causerebbe a milioni di persone e alle generazioni future sarebbe incalcolabile.
La prima cosa che segnalerei sono le “sperimentazioni gestionali” volute da Bindi e grazie alle quali, in alcune regioni, si sono avute gestioni ibride pubbliche e privato tra le quali c’è il famoso project financing. Grazie ad esso si sono costruite decine di ospedali appaltando di fatto la loro costruzione al privato, permettendogli di sfruttare in tutti i modi possibili l’ospedale almeno per 50 anni. In genere questi ospedali, dopo essere stati spremuti a dovere dalla speculazione in tutti i modi e in tutte le forme, lasciano al pubblico – quindi allo Stato – una montagna di costi da gestire e ai cittadini comunque una assistenza ospedaliera in genere che è sempre da riqualificare.
La seconda cosa importante che segnalerei è la famosa “seconda gamba”, cioè un super siluro fatto esplodere da Bindi quando era al governo contro la sanità pubblica, causandone la privatizzazione. Con la riforma del ’78 (L 833) in Italia si decise di superare le mutue perché considerate un sistema diseguale chiaramente in contraddizione con l’art. 32 della Costituzione. Al suo posto, si creò il servizio sanitario nazionale (Ssn). Bindi, evidentemente al servizio dei grandi interessi speculativi sia religiosi che laici, riabilita le mutue e con esse i fondi privati fino ad arrivare al famoso welfare aziendale. Cioè Bindi fa una “riforma della riforma” soprattutto per fare gli interessi della sanità privata in tutte le sue forme. A causa di ciò oggi alcune milioni di persone sono senza cure e altre milioni di persone per curarsi devono mettere mano al portafoglio (out of pocket).
La terza cosa importante che vorrei segnalare è che la privatizzazione della sanità pubblica ha di fatto introdotto il principio “dell’esclusione competitiva”, in ragione del quale lo Stato al pubblico dà sempre meno soldi, mentre al privato assicura un sacco di incentivi fiscali. Il pubblico viene regolarmente definanziato quindi la sua funzionalità degenera nel tempo, costringendo di conseguenza i cittadini a farsi curare prevalentemente dal privato. Al pubblico si impongono le liste di attesa, al privato si chiede di garantire la cura in tempo reale. Per cui chi ha soldi viene curato subito, chi non ha soldi per qualsiasi cosa aspetta mesi e in certi casi anni.
La quarta cosa che vorrei segnalare è l’intramoenia, un vero monumento al cinismo nato da una intesa tra Bindi e i sindacati medici ospedalieri. L’ospedale va in malora, ma se il cittadino paga avrà privatamente ciò che non ha ma che dovrebbe avere gratis. Su questo business lo Stato prende una percentuale, il medico incassa un compenso con il quale integra la sua retribuzione, e il cittadino paga ma suo malgrado facendo le scarpe ad altri cittadini come lui. Cioè si rompe la solidarietà sociale. Dal punto di vista giuridico l’intramoenia non è altro che una forma di privatizzazione dell’ospedale pubblico; dal punto di vista morale essa è una vera schifezza indegna di un paese civile.
Vorrei infine spiegare che, con le controriforme di Bindi, non ci si è limitato semplicemente a ridurre il ruolo del pubblico e ad accrescere quello del privato, ma si è andati ben oltre rompendo gli argini storici delle classiche convenzioni. Con Bindi la sanità integrativa diventa sostitutiva e si apre la strada all’outsourcing e alla esternalizzazione, cioè alle strategie del mercato puro per mezzo delle quali si affida la gestione di uno o più servizi a fornitori esterni privati. In pratica si arriva a quello che si chiama “affidamento a terzi” o “affidamento in house”.
Se questo è il quadro di fondo mi chiedo e vi chiedo: perché mai tutti i giornalisti o la maggior parte di fronte a Bindi preferiscono far finta di niente e alla fine nascondono la polvere sotto il tappeto facendola passare per quella che non è? Cioè una specie di eroina a difesa della sanità pubblica quando è stata tra le prime a farle la festa? Al governo Meloni Bindi chiede semplicemente di rifinanziare le sue controriforme, ma in nessun caso chiede di cancellarle, anche se esse condannano milioni di persone a non avere più diritti.
Nessuno dice che la situazione drammatica in cui si trova oggi la sanità pubblica è stata causata prima di tutto delle controriforme neoliberiste fatte negli anni ’90 dal governo Prodi ma anche dal governo D’Alema e quindi da Bindi che a quei governi ha partecipato. Il governo Meloni fino ad ora non ha fatto altro che fare proprie le controriforme di Bindi e metterci sopra il carico da 11, quindi a continuare il lavoro di smantellamento del servizio pubblico. Bindi oggi non propone di cambiare strada, ma chiede solo di dare più soldi alla sanità senza cambiare niente.
Questa è la verità che però nessuno dice. Perché? La verità è che ormai la sanità da noi è diventata un luogo in cui i diritti fondamentali previsti dalla Costituzione sono stati sospesi.
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