Pericoloso per la salute e per l’ambiente: Vandana Shiva spiega perché il cibo sintetico è solo greenwashing

  • Postato il 1 luglio 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Un piatto di Golden Rice fortificato come prima portata, un secondo a base di Impossible Burger, un contorno di mozzarella sintetica e verdure nate da semi geneticamente modificati. È l’esempio di un possibile menu artificiale che presto potrebbe arrivare sulle nostre tavole. Ma il cibo artificiale prodotto in laboratorio, oggi tanto propagandato, non solo è una falsa soluzione al cambiamento climatico, ma sta creando la realtà distopica di un’agricoltura senza agricoltori, di un cibo creato facendo a meno delle aziende agricole. In più, richiede più materie prime ed essendo un prodotto ad alta intensità di energia e di risorse, fa aumentare le emissioni di gas serra. È la tesi, e insieme il grido di allarme, lanciato dalla fisica, attivista politica e ambientalista Vandana Shiva nel suo ultimo libro tradotto in italiano Mangiare è un atto intelligente. Difendere un cibo vero per salvarci dall’estinzione (Terranuova).

Le grande aziende dell’agrochimica e i colossi della finanza stanno investendo milioni nell’industria del fake food, per favorire la diffusione di alimenti artificiali come uova, carne e latticini.

Molte imprese del settore sono finanziate da oligarchi della tecnologia e miliardari. “Bill Gates”, spiega Shiva, “da solo ha già investito 50 milioni di dollari su Impossible Foods e finanzia attivamente Beyond Meat, Ginkgo Bioworks, BioMilq, Motif FoodWorks, C16 Biosciences, Hampton Creek Foods e Memphis Meats (ora Upside Foods) attraverso il suo fondo d’investimento, Breakthrough Energy Ventures”. Altre importanti start-up di cibo “artificiale” includono Eat Just (sostituti delle uova ricavati da proteine vegetali), Perfect Day (prodotti caseari di laboratorio), NotCo (sostituti vegetali dei prodotti di origine animale, creati con l’intelligenza artificiale), Motif FoodWorks, Ginkgo Biowork (microbi “su misura”, apposita- mente creati in base alle necessità del cliente), BioMilq (latte materno prodotto in laboratorio), Nature’s Fynd (alternative alla carne e ai latticini derivate dai funghi).

Il mercato promettente dei consumi green

La nascita di così tante aziende nel settore degli alimenti completamente artificiali è un segnale di quanto sia oggi in voga sviluppare linee di prodotti alimentari sintetici e ultraprocessati utilizzando le ultime scoperte nel campo della biologia sintetica, dell’intelligenza artificiale e delle biotecnologie. Questi nuovi prodotti cercano di imitare e sostituire alimenti di origine animale, additivi e ingredienti costosi, rari o socialmente problematici (come l’olio di palma). Le aziende di biotecnologie e i colossi dell’agribusiness, accusa l’autrice, stanno cogliendo l’opportunità di colonizzare un mercato promettente, quello dei consumi “green”, con messaggi pubblicitari specificamente rivolti a una nuova generazione di consumatori ecologicamente consapevoli. “Risultato: gli hamburger e i wurstel senza ingredienti di origine animale, così come i surrogati del pesce e dei latticini, hanno iniziato a invadere il mercato, arrivando dappertutto, dalla catena di fast food al negozietto locale”.

Cibo morto? Metabolismo morto

Una delle differenze fondamentali tra il cibo spazzatura convenzionale e i nuovi alimenti sintetici consiste proprio nell’uso di tecnologie innovative, come la biologia sintetica e l’ingegneria genetica. La biologia sintetica crea organismi e microrganismi completamente nuovi tramite la manipolazione genetica o l’ingegnerizzazione delle componenti genetiche interne di un organismo, per riconfigurarle in modi nuovi. Impiantando in un microrganismo frammenti di DNA di altri organismi, oppure riconfigurando le sue stesse informazioni genetiche, queste nuove tecnologie inducono microrganismi, cellule o altro materiale genetico a “fermentare”, riprodursi, creando nuovi ingredienti completamente sintetici.

Ma i cibi industriali e ultra processati comportano dei rischi per la salute che sono ormai ampiamente riconosciuti e l’ultima generazione di junk food sintetico non fa eccezione, anzi se possibile, secondo Shiva, “è ancora peggiore, dato che contiene ingredienti artificiali da ingegneria genetica e isolati di proteine ottenuti con processi chimici”. Quando la bio- diversità nel nostro intestino si riduce drasticamente a causa delle tossine o dello scarso valore nutrizionale di quello che mangiamo, la malattia può assumere dimensioni pandemiche: infezioni gastrointestinali, malattie autoimmuni come l’asma, artriti reumatoidi, infiammazioni intestinali, disordini dello spettro autistico, obesità e malattie metaboliche. “Un cibo morto porta a un metabolismo morto”, chiosa l’attivista.

Fertilizzanti che sprigionano gas serra e distruggono l’agricoltura

Le grandi aziende inquinatrici hanno già fatto cartello, intrappolando i coltivatori di tutto il mondo in un sistema agricolo energivoro, ad alta intensità di capitale e di chimica, che sta provocando una grave crisi agraria, alimentare e sanitaria, oltre al fatto che il 20% delle emissioni globali di gas serra è dovuto agli alimenti processati e confezionati.

E poi c’è la questione dei fertilizzanti sintetici, che vengono ottenuti bruciando combustibili fossili a temperature molto elevate, per fissare l’azoto atmosferico tramite un processo chiamato Haber-Bosh e bruciando l’1% dell’energia del Pianeta. Produrre un chilogrammo di fertilizzante azotato richiede una quantità di energia equivalente a due litri di diesel. I fertilizzanti azotati sprigionano inoltre un gas serra, il protossido di azoto (N2O), che è 300 volte più impattante sul sistema climatico rispetto all’anidride carbonica. I fertilizzanti sintetici uccidono gli organismi che popolano il suolo, pesticidi e insetticidi uccidono gli insetti, i diserbanti uccidono le piante.

Insomma, l’agricoltura digitale non è che il prossimo stadio di un’agricoltura industriale centralizzata e controllata dalle multinazionali: non risolverà la crisi del clima ma al contrario la aggraverà. Il cibo finisce per perdere contatto con le sue vere fonti, i semi, il suolo, l’acqua, e con i contributi creativi di piccoli agricoltori che investono nella terra, prendendosene cura. “Il concetto di ‘salute unica’ richiede una visione ecologica e integrata, non un approccio militarizzato, meccanicistico e riduzionista. Solo un terreno in buona salute, ricco di materia organica e di biodiversità, può far crescere un cibo sano”, conclude Shiva.

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