Perché spero che la protesta contro il caro spiaggia e i prezzi folli si allarghi
- Postato il 15 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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La protesta contro il caro spiaggia, di cui tantissimo si sta leggendo sui giornali, è un fenomeno estremamente interessante. Ha un valore concreto, pratico, ma anche simbolico e, a mio avviso, è destinato a durare.
Quando è iniziata la protesta, in realtà, sono rimasta stupita. Perché proprio le spiagge? Perché non infuriarsi contro la grande distribuzione e i suoi prezzi folli, contro il caro affitti, contro le bollette altissime? Poi una risposta me la sono data. La spiaggia simboleggia la vacanza, un po’ di libertà, la tregua da un anno di fatica. E il fatto che, soprattutto se si è una famiglia – in cui quando va bene ci sono due stipendi ma molte più persone da sfamare – non si possa fare una vacanza per i folli prezzi delle spiagge e dei ristoranti appare intollerabile.
Lo è ancor di più se si pensa che le spiagge sono occupate, in maniera assolutamente superiore rispetto al minimo di spiagge libere che dovrebbe essere garantito, da piccolo imprenditori che pagano concessioni molto basse e sfruttano, spesso con lavoratori malpagati e talvolta senza fare scontrini (e anche senza pieno diritto, se è vero che l’Europa da anni ci chiede che le concessioni vengano rimesse all’asta), un bene che è di tutti, cioè le spiagge. Insomma, io lavoro tutto l’anno, mi spacco la schiena però il mio paese non mi consente neanche di usare le nostre spiagge per qualche giorno di riposo.
Quello che finalmente è diventato oggetto di protesta è la distanza ormai siderale tra stipendi e potere d’acquisto, cioè i prezzi. Una distanza talmente assurda che oggi si sente povera la maggior parte degli italiani, persino chi ha casa di proprietà e magari due stipendi, ad esempio, da 1500 euro. Perché se questa famiglia ha due figli adolescenti, magari un animale domestico, la quantità di spese è talmente elevata, visti i prezzi di tutto quanto, da consentire veramente poco più che la sopravvivenza e i bisogni minimi di adulti e minori.
E c’è un altro elemento che questo governo, e in particolare la ministra del Turismo inadeguata a livelli inverosimili, finge di non vedere. Ovvero che il fatto che l’Italia sia diventata un’economia basata sul turismo, soprattutto straniero, sta facendo crescere i prezzi in maniera esponenziale. Nelle città, delle case e dei ristoranti, sulla spiagge dei lettini e di tutti i servizi legati al mare. E così c’è un’altra enorme ingiustizia: molti stranieri possono permettersi di comprare e avere tutto, gli italiani stanno a guardare. Qualcosa che riguarda i paesi che noi consideriamo “poveri”, come quelli africani, dove c’è un abisso tra il turista che arriva e il locale che tenta di sopravvivere. Ebbene, ci stiamo avvicinando a questo modello.
Per fortuna, dopo anni di silenzio su un’inflazione aberrante, sembra che la protesta stia iniziando a salire. Una protesta che dice di come con questi salari non si possa davvero più vivere. Né con i lavori che, oltre ad essere malpagati, sono anche precari, intermittenti, stagionali. Non ce la si fa più, solo per la spesa va via la maggior parte dei soldi, a metà mese o quasi si rischia di aver finito tutto e bisogna fare i salti mortali per sopravvivere. Figuriamoci per fronteggiare una spesa extra o permettersi una vacanza.
Di fronte a tutto ciò, senza retorica, si può dire che il governo non fa nulla. Anzi, se fa è per ribadire che dobbiamo avere stipendi poveri, visto che proprio qualche giorno fa ha impugnato la legge sul salario minimo della regione Toscana. Per il resto, ritornerà a breve il bonus-presa-per-i-fondelli della spesa una tantum. E basta. Tagli di tasse, per ora, non se ne vedono (aumenti sì: quest’anno infatti sono state tagliate le detrazioni fiscali). Nulla anche è stato fatto sul fronte bollette, perché si vuole continuare con un’economia che si fonda sul gas, che oltre a inquinare fa salire i costi, per famiglie e aziende, quando un aumento massiccio di solare ed eolico consentirebbe di tagliare i costi.
Giorgia Meloni sostiene che va tutto bene, che l’occupazione aumenta. E certo: ormai per sopravvivere tutte le persone che possono lavorare lo fanno. Bene? Dipende. Spesso sono anziani che restano al lavoro a oltranza, come le morti sul lavoro di settantenni ci hanno amaramente ricordato. Insomma persone magari malmesse o comunque di una certa età che sono costrette a sfiancarsi per portare a casa dei soldi, anche perché la pensione non c’è: non mi pare un bel traguardo. Oppure, si tratta di occupazione precaria, stagionali e altro.
L’altro modo con cui gli italiani cercano di sopravvivere è evitando di fare i figli. Infatti ormai ogni anno sono 10-15.000 di meno rispetto all’anno precedente. D’altronde, si tratta di una spesa insostenibile, già avere un gatto o un cane – grazie anche ai costi assurdi di farmaci e cure veterinarie – può diventare inaccessibile per un anziano solo o una famiglia.
Insomma questo è il quadro. E per questo c’è da sperare che la protesta delle spiagge si allarghi. Che diventi una protesta di tutti contro prezzi non più sostenibili, contro l’impoverimento collettivo, contro le diseguaglianze che ci sono nel nostro paese e contro la distanza tra noi e i cittadini di altri paesi, anche europei, con stipendi più alti dei nostri. Non è più sopportabile che si guadagni 800 o 1000 euro al mese, non è più possibile neanche che si arrivi a 1500. Non con questa inflazione, purtroppo legata al capitalismo imperante e alla turistificazione dell’Italia.
Ripeto, tra un po’ la distanza sarà così siderale che lavoreremo anche l’estate per servire i turisti di lusso che arrivano per fare le vacanze in Italia mentre noi non ce le possiamo più permettere.
E’ qualcosa che non si può accettare. Bene, di nuovo, che sia iniziata una protesta di massa, bene che spaventi anche molti politici che con mille euro non ci campano neanche una settimana (forse neanche mezza). Bene, infine, che si sia spezzato il silenzio e la convinzione che vada tutto bene. Qualcuno ha gridato, da una spiaggia, che l’imperatore è nudo, e finalmente stiamo vedendo che non ha vestiti. Cerchiamo di mantenere alta l’attenzione ed estendiamola ad altri ambiti, chiedendo giustizia economica, stop alle diseguaglianze e stop alla mercificazione di questo paese. Ormai considerato come qualcosa che i turisti possono sfruttare a piacimento, mentre noi e i nostri figli stiamo a guardare.
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