“Perché non ho mai denunciato quello che mi succedeva da bambina? Avevo troppa paura di tornare a casa. Se voglio figli? Non l’ho mai desiderato”: parla Ema Stokholma

  • Postato il 8 luglio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Se uno dice, conosci Morwenn Moguerou?, quasi nessuno risponde ‘sì’. Diverso se si parla di Ema Stokholma, vero nome Morwenn Moguerou. La conduttrice radiofonica che è approdata anche al cinema e in tv e che fa anche la pittrice è una ‘prezzemolina’ dell’ultimo periodo e si è raccontata in una lunga intervista al Corriere della Sera, senza lasciare indietro ‘Per il mio bene‘, il suo libro (premio Bancarella) nel quale racconta la sua storia, la sua infanzia difficile per via di sua madre, le violenze subite. Perché non pensò mai di denunciare quello che accadeva in famiglia? “Mi prendo le mie responsabilità, ma io avevo troppa paura di ritornare a casa dopo una eventuale denuncia. Lei, poi, non mi mandava a scuola quando i lividi si vedevano. E comunque non è che avessi dei modelli di riferimento positivi, tra gli adulti: persino mio padre mi diceva ‘ci vediamo lunedì’, e poi ricompariva dopo quattro anni…”. Con il papà oggi c’è uno scambio di messaggi “ogni tanto”, con il fratello invece si vede “5-6 volte l’anno”: “I proventi li divido equamente tra di noi (lei e il fratello Gwendal ndr), perché è la mia storia, ma anche la sua”.

L’amicizia di Ema Stokholma con Andrea Delogu è nota e di lei dice: “È la boss: decide sempre dove si mangia e a che ora, il lunedì vuole già pianificare quello che si farà il sabato (…). Ha un’attitudine all’ascolto, ti chiede le cose perché veramente vuole conoscerle. È stata la prima a chiedermi, per esempio, di mia mamma, e quando le ho raccontato cosa mi faceva, ha voluto sapere dove, quando, tutto”. Tra gli amici mette “Luca Barbarossa: è diventato in pochi mesi una figura importante per me, lo ammiro per la famiglia che ha e per le scelte che ha fatto. E Mirko Nazzaro, che mi ha messo sulle tracce di Marina Abramovic“. Il racconto va all’invito a Capri da parte dell’arista e poi ai suoi tanti trasclochi: “Se calcoliamo la ristrutturazione, allora i traslochi sono 40, perché comunque ho riempito gli scatoloni per farla. Ma nemmeno questa è la mia casa definitiva. A parte che sono proprio di fronte ai Musei Vaticani, e può immaginare cosa è stato le scorse settimane… Ma la mia natura è spostarmi di continuo”.

Cosa sognava da bambina Ema? “Una famiglia stile Friends, e ce l’ho. Sognavo di fare la cameriera, e anche quello l’ho fatto e mi è piaciuto: mi pagavano la sera stessa, quindi vedevo subito il risultato del mio lavoro”. E i figli? “No, non l’ho mai desiderato. Non sono cresciuta con il mito della famiglia da Mulino Bianco, questa è forse una delle poche cose di cui ringrazio mia madre”.

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Il Fatto Quotidiano

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