Perché Meloni non scende nei consensi? C’entra il cervelletto e un certo meccanismo primitivo

  • Postato il 22 luglio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Una delle domande che molti commentatori in questi anni si sono posti è come mai il governo e in particolare la presidente del Consiglio continuassero a godere di immutato consenso nei sondaggi pur di fronte all’impoverimento della popolazione, all’aumento delle tasse, alle spese per le guerre e all’immobilismo politico? Alcuni si sono scervellati con varie ipotesi tra cui, da quello che ho letto, ne prevalgono due: una che proprio l’immobilismo, il non fare riforme, pur annunciandole continuamente, sia rassicurante per una fetta della popolazione che non vede scalfire i suoi privilegi e rendite di posizione quali piccole evasioni fiscali o sotterfugi vari per arrotondare; la seconda che la sua propaganda sia molto efficace a nascondere i problemi.

Vorrei proporre una terza ipotesi. A mio avviso, in base a come funziona la mente umana, le prese di posizione politiche non avvengono solo sul versante razionale ma soprattutto su quello istintivo e parzialmente su quello emotivo.

A questo punto occorre introdurre alcune nozioni di anatomia. Il cervello dell’uomo derivante dall’evoluzione è strutturato in tre strati che si sovrappongono. Alla base esiste un cervello detto rettiliano (cervelletto, troco encefalico, gangli della base, neuroni presenti a livello del sistema gastrointestinale) definito così perché è simile a quello presente nei rettili che controlla le esperienze istintive quali la fame, la sete, il sesso, risposta di attacco e fuga, dominanza e sottomissione. Sovrapposto troviamo il cervello emotivo simile ad altri mammiferi come gatti e cani (amigdala, ippocampo, ipotalamo, cingolo e corpi mammillari) che controlla le emozioni, le motivazioni, la memoria e il sistema dell’attaccamento e della cura. Solo nell’uomo poi troviamo estremamente sviluppato il cervello razionale (neocorteccia coi suoi due emisferi) con le funzioni cognitive come il ragionamento la coscienza la pianificazione e il pensiero astratto.

Dopo questa lunga digressione torno all’ipotesi del perché la presidente del Consiglio non abbia finora perso molto in popolarità. Ritengo che le decisioni politiche di una larghissima fetta di popolazione siano legate ai meccanismi primitivi di tipo istintivo (cervello rettiliano) quali dipendere da qualche capo che ci trasmette senso di protezione ed emotivi (cervello dei mammiferi) quali l’attaccamento a qualcuno che appare accudente. Questa figura di riferimento viene vagliata solo in minima parte a livello razionale in quanto prevalgono gli aspetti istintivi ed emotivi. Questo capo diventa come un amuleto che ci protegge oppure può accomunarsi a quei piccoli gesti o atteggiamenti che mettiamo in atto di fronte a un evento che ci travolge e ci fa sentire impotenti.

Il problema degli amuleti o dei gesti scaramantici però è che “devono funzionare” cioè, a dispetto di ogni razionalità, ci forniscono protezione facendoci scampare i pericoli e sgamare le situazioni difficili. Ricordo il caso di una cara amica che, dopo una malattia importante quando si reca a fare il controllo annuale va vestita sempre nello stesso modo, come se il vestito le conferisse immunità.

Meloni ha un’aura di fortuna che la accompagna. Partita dal nulla, senza arte né parte, per meriti ma anche per errori madornali e sfortune dei suoi protettori politici e dei suoi avversari si è trovata a dirigere l’Italia. Ricordo, solo per citare i più rilevanti, il suicidio politico di Fini e la volontà di Letta di non fare alcun tipo di accordo elettorale. Per un poco la sua aura di portafortuna, ha funzionato in Europa ove ha ereditato il Pnrr e a livello internazionale ove i suoi sodali – Trump in primis – hanno avuto successo elettorale.

Il vento è cambiato negli ultimi mesi. I suoi buoni rapporti con Von der Leyen e con Trump si stanno ritorcendo contro di lei in quanto questi due personaggi sono invisi alla maggior parte degli italiani. Le guerre non finiscono, la gente non ha più la sensazione di avere un cornetto portafortuna.

E’ chiaro che se Trump ci vuole più poveri per arricchire gli americani non è colpa di Meloni, così come le guerre e il genocidio in Palestina o l’inettitudine europea ma la sensazione di essere protetti non funziona più. Non so se questo aspetto istintivo e questa emozione si consolideranno: dipende da come tira l’alea del fato. Questa ipotesi che propongo al lettore mi pare non del tutto peregrina se si guarda alle parabole di attaccamento affettivo e dipendenza dal capo, tramutatesi in avversione, avvenute nel passato con diversi presidenti del Consiglio che si sono succeduti in Italia.

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Il Fatto Quotidiano

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