Perché il fermo del presunto sabotatore del Nord Stream a Rimini è un caso peggiore di Almasri per il governo
- Postato il 22 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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La cattura di Serhii Kuznietsov a Rimini è un nuovo caso Almasri per il governo italiano, ma più grave.
Quando scoppiò il caso Almasri, il comandante libico arrestato dalla Digos in un albergo a quattro stelle di Torino in Piazza Massaua, dove se ne stava tranquillo per via della sua incomprimibile passione calcistica, io non mi stupii del fatto che in maniera pasticciata e per questo ancora più sguaiata d arrogante, Almasri fosse stato riportato in Libia con un volo di Stato. Io mi stupii del fatto che lo avessero arrestato.
C’era un mandato di arresto spiccato dalla Corte Penale Internazionale al quale non si poteva che dare attuazione, si è detto. Ma come? Ancora qualcuno che si appella alla forza del diritto contro le pretese della forza? Il presidente Mattarella, fin dal discorso pronunciato a Marsiglia all’inizio del 2025, non fa che mettere in guardia sulla deriva neo-feudale del mondo e segnatamente del “nostro” mondo, una deriva per la quale il mai più risuonato dopo la seconda guerra mondiale, che avrebbe dovuto aprire un corso irreversibile fatto di regole di convivenza ispirate ai diritti fondamentali degli esseri umani, è diventato una barzelletta e ancora c’è qualcuno disposto a immolarsi per il “rispetto del diritto”?
Un mondo che infatti torna sempre più spudoratamente alla antica logica della forza del clan di appartenenza, capace di scambiare ubbidienza con protezione, che spazio può ancora riconoscere a istituzioni indipendenti dalla volontà di chi comanda? Un mondo di nuovo appeso ad una logica che pensavamo ingenuamente relegata ad alcuni contesti criminali (noi li chiamiamo mafiosi) e proprio per questo eccezionali rispetto all’ordine costituito, che se ne fa delle istituzioni internazionali messe a presidio della mediazione nonviolenta dei conflitti, messe a presidio dell’articolo 11 della nostra Costituzione (l’Italia ripudia la guerra…)? Niente!
Così che i limiti, la corruzione, la incompiutezza degli organismi internazionali (dalla Ue all’Onu), l’ipocrisia odiosa dei “doppi standard”, le vergognose fughe dalle crisi più complicate (Srebrenica, Mogadiscio, Ruanda…), la farraginosità delle norme sono diventati alibi comodi e banali, ma di grande successo, per alimentare la retorica del “clan” che promette di proteggere meglio, con il conseguente trionfo dell’internazionale nera, dell’arroganza nazionalista, del manifesto di Breivik (lo stragista di Utoya), che come ha recentemente scritto il giornalista Luca Mariani diventa mainstream.
In questo quadro per me la domanda inevasa fin dal 19 gennaio è: ma chi diavolo ha ordinato di procedere all’arresto di Almasri? Oggi noi sappiamo che gli agenti arrivarono in quell’albergo alle tre del mattino, ma che procedettero all’arresto vero e proprio soltanto alle 9:30: cosa è successo in quelle ore? Mah! Forse lo capiremo nei prossimi mesi, dalle decisioni che prenderà la Giunta per le autorizzazioni del Parlamento che ha il potere di stoppare o meno l’iniziativa giudiziaria del Tribunale dei Ministri che vorrebbe processare i ministri Piantedosi, Nordio e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mantovano (che agirono con il rivendicato concorso morale e politico della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che tutto è fuorché Alice nel Paese delle meraviglie).
Ora tutto ciò premesso, ma chi glielo ha fatto fare agli agenti italiani di arrestare il presunto regista dell’attentato che ha distrutto il tubo che portava in Germania il gas russo? Il quale presunto regista, esattamente come Almasri, se ne stava tranquillo in vacanza con tutta la famiglia sulla riviera romagnola?
Un altro guaio per il governo, tanto che c’è da chiedersi se ci sia qualcuno che si diverte a fargli gli scherzi.
Perché è legittimo sospettare che gli ucraini sabotarono il tubo del gas, in sintonia con chi non aveva mai fatto mistero di avere in uggia la cooperazione tra Ue e Federazione russa: gli Usa. E ora che facciamo? Diamo un dispiacere proprio a Trump! Perché adesso ci risiamo: c’è un tribunale italiano che dovrà non soltanto convalidare l’arresto del presunto sabotatore di tubi, ma che successivamente dovrà decidere se estradare o meno in Germania lo stesso, visto che la giustizia tedesca si è messa in testa di processarli per davvero, i presunti sabotatori.
Che grana per la presidente e i suoi ministri, nemmeno un attimo di pace! Scrivo in fretta questo commento nel timore che arrivi tardi e inutile alla vostra attenzione: forse il presunto sabotatore di tubi è già su un aereo che lo riporta a Kiev. Certo la Germania per l’Italia è qualcosa di più della Corte Penale Internazionale, ma forse pure il governo tedesco, che ha ormai deciso di riarmare la nazione con oltre mille miliardi di spesa pubblica, preferirà spiegare nelle forme opportune ai propri magistrati che l’aria è cambiata e che di quel gas non c’è più traccia.
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