Per il governo accogliere chi ha bisogno è invasione, aiutarli a casa loro invece è un vile atto terroristico

  • Postato il 3 ottobre 2025
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di Paolo Ghion

Riguardo la missione umanitaria ad opera della Global Sumud Flotilla, non possono sorprendere le scomposte reazioni politiche e giornalistiche affini, piuttosto è grazie a loro che ha avuto maggiore pubblicità. Ad esempio settimane fa ho ascoltato in radio riferirsi alle prime fasi della missione come ad una spedizione di estremisti di sinistra e dei centri sociali.

Conosciamo la natura di certi personaggi e anche la cronaca passata racconta come loro stessi indichino la via.

Partiamo dal presupposto che quando si presenta un evento, qualunque esso sia, viene politicizzato per diverse ragioni, sovente la politica lo fa inoculandovi anche tutte le posizioni dei diversi schieramenti. Sembra un controsenso, ma una politica che non politicizza sarebbe la migliore forma di politica. Scordiamoci l’idea che dinnanzi a certi principi (che la nostra Costituzione e la nostra umanità garantiscono), dovremmo essere dalla stessa parte. Anche sui diritti fondamentali, i nostri rappresentanti piroettano tra le parole per costruire quintalate di contesto che adducano una posizione piuttosto che un’altra.

Il secondo aspetto è che la politica arriva sempre in ritardo, per cui è inevitabile che la gente si muova per conto proprio quando le istituzioni non lo fanno. Eticamente parlando, è interessante che ci sia una sorta di tolleranza verso alcuni cittadini che violano le leggi, non so come dire… pare ci si veda una sorta di spirito imprenditoriale; d’altra parte quando si risponde all’inerzia dello Stato tentando di colmarne le lacune, si viene trattati come chi infrange la legge pur rispettandola. Inoltre è curioso che nel nostro paese siano contemplati casi in cui il cittadino ha persino la facoltà di arrestare un criminale.

Alla luce di tale concessione è lecito rispondere ad un’ingiustizia, ma per estensione non lo è rispondere ad un’altra forma di ingiustizia ed è un mistero che portare cibo sia considerato qualcosa da non fare. Il governo rifiuta e nega che possa lontanamente accadere che qualcosa sfugga il proprio controllo; s’arrabbia e il nostro Presidente del Consiglio afferma che portare del cibo con delle barche a chi muore di fame non aiuti Gaza; non si comprende altresì come continuare a fornire armi al paese che li affama possa essergli d’aiuto. E’ pur vero che da tempo immemore, nel globo circola l’idea che l’unico modo per eliminare la fame sia quello di eliminare direttamente coloro che ne hanno.

Tuttavia non si dica che il Governo è del tutto inerte, perché in fondo ha già affrontato le prime due fasi della negazione, sarà interessante assistere al patteggiamento, la depressione e l’accettazione.

Se riflettiamo sugli strumenti che i cittadini hanno a disposizione per poter agire o mostrare il proprio dissenso: supponiamo sia vero che lo sciopero non aiuti neanche indirettamente e che la critical mass sia un inglesismo per nascondere la voglia di weekend lungo, ma di grazia cos’altro si può fare? Magari portare materialmente il cibo a Gaza? No, ci dicono non serva.

Analizziamo due casi molto diversi che hanno in comune il solo aspetto umanitario. Il primo riguarda il passato, quando l’ex ministro degli interni Salvini bloccò la nave Diciotti con sopra circa 200 migranti, e disse che stava proteggendo il paese dall’invasione. Il governo fu poi condannato a risarcire i migranti per “illegittima restrizione della libertà personale”. Il secondo riguarda le imbarcazioni della Flotilla con sopra degli attivisti carichi di cibo che Israele (bontà sua) ha provato a bloccare, ma poi ha deciso di puntare sul più diplomatico sequestro di persona.

Desumendo che i migranti un tempo erano cittadini in un altro paese, concludiamo che forse l’unica legge universalmente accettata è quella secondo la quale accogliere chi ha bisogno è considerato invasione, aiutarli a casa loro è un vile atto terroristico. Il problema in Europa non è cos’altro si può fare perché Israele la finisca, ma cos’altro gli serve per finire.

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Il Fatto Quotidiano

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