Paolo Guido è il nuovo procuratore di Bologna: il Csm nomina il pm che ha coordinato la caccia a Messina Denaro

  • Postato il 14 maggio 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Paolo Guido è il nuovo procuratore capo di Bologna. Il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha nominato a maggioranza l’attuale procuratore aggiunto di Palermo, esperto pm antimafia e coordinatore delle indagini che hanno portato alla cattura di Matteo Messina Denaro: ha ottenuto 15 voti contro i 12 dell’altra candidata proposta dalla Quinta Commissione, Rosa Raffa, procuratrice aggiunta a Messina. Politicamente la scelta di Guido è stata abbastanza trasversale: per lui si sono espressi il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli (avvocato eletto in quota Lega), i cinque consiglieri laici in quota centrodestra, sei togati su sette della corrente conservatrice di Magistratura indipendente (Mi) ma pure i tre laici di centrosinistra, Ernesto Carbone (Italia viva), Roberto Romboli (Pd) e Michele Papa (M5s). A preferire Raffa invece i sei togati progressisti di Area, Mimma Miele di Magistratura democratica, i quattro “moderati” di Unità per la Costituzione (Unicost) ed Edoardo Cilenti di Magistratura indipendente. Astenuti la prima presidente della Cassazione Margherita Cassano e il procuratore generale Pietro Gaeta (membri di diritto del Consiglio) e il togato indipendente e “anti-correnti” Andrea Mirenda.

Quella del capo dei pm bolognesi (posto lasciato libero da Giuseppe Amato, ora procuratore generale a Roma) era una delle nomine giudiziarie più importanti dell’anno: a presentare domanda ben venti magistrati, tutti di grandissima esperienza. Decisivo per l’esito della corsa è stato però il ritiro del candidato sulla carta più forte, il procuratore di Salerno Giuseppe Borrelli, che ha scelto di puntare tutto su un’altra poltrona vacante, quella di Reggio Calabria. A febbraio, a sorpresa, il voto in Commissione aveva premiato Guido e Raffa – proposti con tre voti ciascuno – escludendo i nomi considerati favoriti alla vigilia, l’ex procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo e la numero uno dell’Antimafia milanese Alessandra Dolci. Guido, 59enne originario di Acri (Cosenza), era uno dei più giovani aspiranti alla carica, ma alla fine ha prevalso per l’enorme stima di cui gode e le sue riconosciute capacità investigative: nella sua carriera, tutta svolta a Palermo, è stato coordinatore delle indagini antimafia nelle province di Palermo e Trapani e responsabile del settore intercettazioni. Descritto dai colleghi come un instancabile lavoratore, allergico ai riflettori (le sue interviste si contano sulle dita di una mano), nei mesi scorsi aveva presentato la sua candidatura anche per la procura di Catania e per quella di Firenze, senza ottenere gli incarichi.

Nel dibattito in plenum la consigliera leghista Claudia Eccher, relatrice della proposta in favore di Guido, ha insistito sul contributo dato al Paese dalle sue invitando il Csm a non commettere un “errore” come quello del 1988, quando Giovanni Falcone fu bocciato nella corsa al vertice dell’Ufficio istruzione di Palermo. I sostenitori di Raffa, Michele Forziati di UniCost e Maurizio Carbone di Area, hanno invece insistito sulla maggiore “razionalità” della scelta dell’aggiunta di Messina, che nel curriculum può vantare un anno da reggente dell’ufficio e un’esperienza a capo di una piccola procura, quella di Patti. L’indipendente Mirenda, invece, si è detto non convinto da entrambe le proposte, sostenendo che fossero stati esclusi irragionevolmente candidati più titolati. Soddisfatto il commento del consigliere Ernesto Carbone, presidente della Quinta Commissione, quella competente sulle nomine: “Su Bologna concorrevano tanti magistrati e tutti con eccellenti profili. Ringrazio i componenti della commissione per il lavoro non facile svolto in questi mesi. La scelta di Paolo Guido al vertice della Procura è la scelta migliore. Un magistrato che lavora in silenzio e che ha dimostrato con la cattura di Matteo Messina Denaro le sue grandi capacità”, afferma.

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Il Fatto Quotidiano

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