Garlasco, udienza per l’incarico ai consulenti per se stabilire se le tracce di Dna sono utilizzabili

  • Postato il 16 maggio 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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È un altro giorno importante – dopo le perquisizioni di mercoledì scorso – per l’iter giudiziario della nuova inchiesta sul delitto di Garlasco. In Tribunale a Pavia è prevista l’udienza per il conferimento degli incarichi ai consulenti per stabilire se il Dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi, sia utile e comparabile. Sulla sua utilizzabilità infatti c’è stato un grande contrasto tra le parti.

Gli esperti della procura ritengono che si possa fare, mentre per difesa e parte civile le tracce sono deteriorate. Tanto che l’esperto nominato nell’ambito del secondo processo d’appello ad Alberto Stasi. Il professor Francesco De Stefano, il perito nominato dai giudici e al quale sono stati affidati gli approfondimenti genetici, stabilì nel 2014 che era troppo degradato e in quantità troppo limitata, e quindi il confronto con il profilo genetico dell’imputato, pur evidenziando la compatibilità di 5 ‘marcatori’, non aveva dato esiti sufficientemente attendibili.

Ora a distanza di 11 anni gli inquirenti di Pavia – sono tre i pm che ora coordinano le indagini – sono convinti che quelle tracce siano utilizzabili e comparabili con il profilo genetico di Andrea Sempio, indagato nell’inchiesta. La giudice per l’udienza preliminare di Pavia, Daniela Garlaschelli, aveva ordinato la comparazione del Dna con le “ulteriori tracce biologiche” sulla scena del crimine. A Sempio è stato quindi prelevato il Dna. Come si leggeva nell’ordinanza, la riapertura dell’indagine su Sempio – una era già stata archiviata così come una seconda che pur essendo a carico di ignoti si focalizzava su di lui – e “stata autorizzata (…) a seguito degli elementi nuovi e, in particolare, della utilizzabilità del profilo genetico estratto dal materiale biologico rinvenuto sotto le unghie della vittima e alla sua compatibilità con il profilo genetico riconducibile” al 37enne amico del fratello di Chiara. Utilizzabilità segnalata da una consulenza della difesa di Stasi, poi confermata dal genetista che si occupò del caso di Yara, Carlo Previderè, nominato dalla Procura di Pavia. Anche la giudice ha i suoi esperti nominati: sono entrambi della Polizia scientifica di Milano, sono la commissario capo Denise Albani e il sovrintendente tecnico dattiloscopista, Domenico Marchigiani.

A conferire l’incarico, e conseguentemente a stabilire il quesito di ricerca, sarà la giudice. Ma un altro dato è importante per le parti: oggi ci sarà la discovery degli atti e si capirà quali sono gli elementi che, allo stato, ha in mano la procura di Pavia.

Se l’esito sarà positivo, si procederà alla comparazione con l’unico indagato, al momento, del nuovo filone d’inchiesta, Andrea Sempio e su alcune altre tracce repertate e riconsiderate nelle nuove indagini affidate ai Carabinieri di Milano. Albani, genetista, allieva di Emiliano Giardina (il consulente ricusato nella prima udienza per via di una sua intervista rilasciata alle Iene nel 2017) a dover rivalutare i risultati presentati nel processo d’appello bis dal genetista De Stefano. Oltre che sul profilo genetico in esame, che permetterebbe solo di definire una linea genetica paterna, non una persona) si procederà su una serie di tracce, una sessantina, ripescate tra i reperti depositati in Tribunale a Pavia e al Ris di Parma. Tra questi ci sarebbero anche tre impronte senza nome su due cartoni di pizza mangiata da Chiara e Alberto la sera prima del delitto.

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