Castellammare di Stabia, 11 arresti: estorsioni, mafia e quella casa regalata alla figlia della vittima per dire il falso
- Postato il 15 maggio 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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L’omicidio di Pietro Scelzo nell’androne del cortile di casa sua a Castellammare di Stabia avvenne nel 2006. Lo ammazzarono con 11 colpi di pistola calibro nove. Secondo alcune sentenze fu ordinato dal clan D’Alessandro come vendetta per la sua adesione a una cosca rivale. Se ne torna a parlare nelle carte di una nuova retata della Dda di Napoli – procuratore Nicola Gratteri, pm Giuseppe Cimmarotta – che ha eseguito insieme ai carabinieri di Torre Annunziata 11 arresti nel clan D’Alessandro per associazione camorristica, estorsione, e per la presunta corruzione di una testimone, Katia Scelzo, nel processo per l’omicidio del padre. Sono 16 in tutto gli indagati.
Secondo il capo di imputazione contenuto nell’ordinanza notificata nelle scorse ore, la donna avrebbe reso una testimonianza favorevole a Vincenzo Ingenito, cognato di Luigi D’Alessandro, imputato di essere un mandante dell’assassinio del padre, in cambio di una casa. Per la signora Scelzo la procura aveva chiesto l’arresto, il Gip ha rigettato “per mancanza di esigenze cautelari”. La testimonianza in questione avvenne nel febbraio 2022 e la donna in aula negò l’esistenza del clan D’Alessandro e l’appartenenza di Ingenito al clan. La consegna della casa, in un quartiere di Castellammare di Stabia, quale presunto ‘premio’ per la deposizione, sarebbe poi avvenuta con un atto notarile stipulato nel settembre successivo, dopo aver interloquito con un geometra vicino al clan per procurarsi la documentazione necessaria. La donna l’avrebbe ottenuta senza sborsare un euro. È una delle accuse contestate a Vincenzo D’Alessandro, detto ‘o zio’, secondo gli inquirenti l’attuale capo della cosca che da decenni opera sul territorio di Castellammare di Stabia. Tra i vari episodi di estorsione ricostruiti dalla Dda, ce n’è uno che vede indagato un noto commercialista stabiese che avrebbe agito in qualità di intermediario con la ditta edile vittima del pizzo.
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