De Maria, il caso al vaglio del ministero. Delmastro: “Uscito a causa dei giudici”. Il suo avvocato: “Meritava il permesso”
- Postato il 12 maggio 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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È al vaglio del ministero della Giustizia il caso di Emanuele De Maria, il 35enne femminicida che ha accoltellato il collega Hani Nasr durante un permesso per lavorare fuori dal carcere e il giorno dopo si è ucciso, lanciandosi dalle terrazze del Duomo di Milano. L’uomo, condannato a 14 anni per aver ucciso una prostituta nel 2016, prestava servizio durante il giorno in un hotel vicino alla stazione Centrale, ma venerdì pomeriggio si era reso irreperibile: è fortemente sospettato di essere il killer di un’altra collega, la 51enne Chamila Wijesuriya, trovata morta sgozzata dopo averlo incontrato nel Parco Nord. Il sottosegretario di Fratelli d’Italia con delega alle carceri, Andrea Delmastro, punta il dito contro i magistrati di Sorveglianza che hanno ammeso De Maria al lavoro esterno: “Cercheremo di capire come sia potuto accadere che venisse giudicato, evidentemente, non pericoloso socialmente“, dice all’agenzia AdnKronos, sottolineando che la concessione del beneficio “non dipende certamente dall’Amministrazione penitenziaria”, ma è una “scelta della magistratura“.
Secondo il suo legale Daniele Tropea, però, il detenuto suicida “meritava il permesso di lavorare fuori, visto l’ottimo percorso che aveva fatto all’interno del carcere. La sua posizione era stata valutata dall’area educativa del carcere di Bollate e dal magistrato di Sorveglianza di Milano. Non mi sarei mai aspettato nulla di quanto accaduto e nemmeno che De Maria potesse trasgredire le regole”, dice all’Ansa. La Procura di Milano indaga per ricostruire i movimenti dell’uomo nelle notti di venerdì e sabato: è stata disposta un’autopsia sul suo corpo per verificare se abbia assunto sostanze stupefacenti. Secondo il pm titolare del fascicolo, Francesco De Tommasi, De Maria ha pianificato di uccidere prima Chamila Wijesuriya e poi Hani Nasr, che però si è difeso ed è sopravvissuto. “Capisco lo sgomento, perché indubbiamente è una cosa che è difficile da spiegare ai cittadini di come, dopo un omicidio, la condanna sia di 14 anni e dopo non molti anni il condannato possa uscire. Sono le leggi però, per cui non saprei neanche che commento fare. Certamente è una faccenda molto cruenta”, ha affermato il sindaco Beppe Sala, rispondendo ai cronisti a margine della 24esima esposizione internazionale della Triennale.
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