Panorama a Pozzuoli: ecco come è andata l’edizione 2025

È un suono indefinibile, denso di toni drammatici e note squillanti, che si espande nel cuore dell’Anfiteatro, si propaga e scende nei meandri dei sotterranei dell’Anfiteatro Flavio, per poi prendere vita nel tardo pomeriggio con un gruppo di ballerini che si contorcono sulle gradinate, bagnate dalla luce calda e obliqua di fine estate. L’opera di Clarissa Baldassarre D’Incanto riassume in maniera perfetta lo spirito della quinta edizione di Panorama, che si svolge fino al 14 settembre tra Pozzuoli e Cuma, con la partecipazione di 45 gallerie e 47 artisti. 

L’edizione 2025 di Panorama a Pozzuoli

Non è un caso che la curatrice Chiara Parisi abbia voluto dedicare la manifestazione- promossa da Italics, un consorzio di gallerie private italiane-al tema della divinazione, intesa in senso magico e simbolico, spirituale e profetico, in uno spettacolare itinerario tra chiese, cinema, sotterranei, rovine e botteghe, che si addensa tra gli edifici freschi di restauro del Rione Terra, portaerei di pietra protesa verso il golfo di Napoli. Una sfida non facile in una zona soggetta da sempre al fenomeno del bradisismo, vinta dalla volontà della curatrice e dall’impegno dei partecipanti, che hanno ribadito ancora una volta la capacità e la forza trasformativa di Panorama. 

Panorama: le opere in mostra

Una promenade attraverso la storia, riletta e a volte interpretata, dalle opere degli artisti: nei sotterranei dell’anfiteatro spicca la serie di sculture in marmo Jedno Telo di Helena Hladilovà, mentre in alcune arcate esterne brillano al sole le forme sinuose delle opere in bronzo di Simone Fattal. Lungo il percorso verso il rione Terra, cuore della manifestazione, si può assistere nel cinema Sofia alla proiezione del video di Yuri Ancarani Séance , girato della casa torinese di Carlo Mollino La chiesa di San Raffaele Arcangelo ospita, in una nicchia circondata da un tripudio di marmi colorati,  il piccolo quadro di Celia Paul Madonna and Child and The Fire, ispirato ad un dipinto fiammingo del 1510 :  intervento minimo ma di grande significato, in perfetto dialogo con il contesto. Ironico e di grande effetto il lavoro parietale di Lawrence Wiener Artifice enough…, collocato sulla parete d’ingresso dell’ascensore che conduce al Rione Terra. Nel piazzale d’ingresso al Rione svetta The First , il monumento brutalista di Ugo Rondinone, mentre a pochi metri il Sedile dei Nobili ospita una delle opere più intense di Panorama. Si tratta di The Mirror Room, l’installazione concettuale di Simon Starling dedicata al capolavoro di Caravaggio Davide con la testa di Golia. Nel percorso archeologico ipogeo, sorvegliato dalle tre immagini inquietanti della serie Retinal Riff di Simon Dybbroe Mølle, da non perdere il dialogo tra Giocoliere, la scultura dai tratti essenziali di Marino Marini, e l’installazione Senza Titolo di Mario Merz. Meritano uno sguardo i disegni simbolici e neosurrealisti di Sandra Vasquez de la Horra in una bottega affacciata sulla strada del Duomo, così come l’interessante selezione di sculture storiche di Gino Marotta. Un ambiente appartato ospita la selezione di opere pittoriche e scultoree di Goshka Macuga, dedicate alle eruzioni vulcaniche, mentre uno spazio ricavato nelle fondamenta del Duomo di San Procolo viene illuminato dai tre Self Portrait of the Inner Self, le  teste in neon di Carlos Amorales, in dialogo con alcuni frammenti archeologici. In alcune botteghe del Rione Terra si scoprono opere che ne interpretano il genius loci: i grandi maestri di ironia Elmgreen & Dragset ci regalano due piccoli capolavori, Room Service e 60 Minutes (Marble), la chiesetta di San Liborio ospita Rain e Virus, due sculture recenti in marmo bianco di Maurizio Cattelan, mentre i tre dipinti di Felix Shumba si stagliano come scure apparizioni in uno spazio affacciato su un vicoletto. Sono le trasparenze del vetro colorato ad animare, come una festa gioiosa, l’installazione di Maria Grazia Rosin, composta da una serie di sculture sonore che scendono dal soffitto, non lontane dalla grande tela Mosè e il serpente di bronzo, capolavoro di Luca Giordano.

Pozzuoli S.Maria delle Grazie. Photo Luciano Romano
Pozzuoli S.Maria delle Grazie. Photo Luciano Romano

Le installazioni di Panorama

Un altro capolavoro è la stanza scura e bituminosa di David Tremlett Rain in Your Black Eyes-per Ezio, dedicata alla figura del compositore Ezio Bosso. Infine, da non perdere The Dawn Chorus, il video di Damir Očko, che reinterpreta le orge misteriche romane in chiave queer, mentre risuona nell’aria il ritmo del tamburello del ragazzo in giacca a vento rossa, seduto su una cassa di compensato sospesa a mezz’aria da una gru: Senza Titolo di Maurizio Cattelan suggerisce con un gesto magistrale l’idea di rinnovamento del Rione Terra, sospeso in un incerto presente in attesa di un nuovo futuro. Il gran finale di Panorama Pozzuoli è all’interno dell’antro della Sibilla a Cuma, dove William Kentridge presenta il suo video Sibyl: in uno dei luoghi più misteriosi d’Italia la memoria corre alla visita a Cuma di Joseph Beuys nel 1980, a suggellare la capacità profetica dell’arte contemporanea, che manifestazioni di qualità come Panorama sottolineano con grande passione ed efficacia.

Ludovico Pratesi 

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Autore
Artribune

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