Omicidi a Vibo, la Dda chiede numerosi ergastoli
- Postato il 26 maggio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Omicidi a Vibo, la Dda chiede numerosi ergastoli
La Dda di Catanzaro chiede numerosi ergastoli nei confronti di una larga parte degli imputati al processo Portosalvo che ha come oggetto sei omicidi e due tentativi commessi a Vibo e dintorni
VIBO VALENTIA – Numerosi ergastoli, altre richieste di pena pesantissime: sono le richieste avanzate dal pm della Dda di Catanzaro, Andrea Buzzelli, al gup distrettuale Piero Agosteo nei confronti degli imputati – che hanno scelto il rito abbreviato – al processo scaturito dall’operazione “Portosalvo” che ha come oggetto principalmente ben sei omicidi e due tentati commessi a Vibo e dintorni e accusati a vario titolo anche di associazione mafiosa, omicidi, estorsione, danneggiamenti, porto d’armi, il tutto con l’aggravante delle modalità mafiose.
LE RICHIESTE DELLA DDA: NUMEROSI ERGASTOLI
Andando nello specifico delle richieste di pena, la Dda ha chiesto la pena dell’ergastolo per Francesco Alessandria, 54 anni, originario di Soriano Calabro; Rosario Battaglia, 39 anni, Rosario Fiorillo, 34 anni, di Piscopio; Giuseppe Patania, 43 anni, Salvatore Patania, 45 anni, Saverio Patania, 47 anni, e Nazzareno Patania, 50 anni, tutti di Stefanaconi; e Salvatore Tripodi, 54 anni, di Portosalvo.
Pena di 30 anni di reclusione invece invocata per Angelo David, 40 anni, e Stefano Farfaglia, 40 anni, entrambi di Vibo Valentia, nonché per Antonino Francesco Staropoli, 47 anni. Sono, poi, 12 gli anni di carcere avanzati a carico di Nazzareno Felice, 63 anni, di Vibo, e Gregorio Gasparro 52 anni, di San Gregorio D’Ippona; mentre 9 sono quelli chiesti per il collaboratore di giustizia Giuseppe Comito, 48 anni, di Vibo Valentia; 8 per gli altri pentiti: Nicola Figliuzzi, 34 anni, di Soriano Calabro, e Raffaele Moscato, 38 anni, originario di Torino.
Figurano invece nel filone ordinario Pantaleone Mancuso, 62 anni, alias “Scarpuni” nato a Limbadi; Michele Fiorillo, 38 anni, Francesco Barba, 61 anni, e il collaboratore di giustizia Renato Marziano, 56 anni, tutti di Vibo.
GLI OMICIDI A VIBO E DINTORNI NEL PROCESSO PORTOSALVO
La contestazione associativa mafiosa è avanzata nei confronti di Salvatore Tripodi e dei collaboratori di giustizia Comito e Marziano. Passando agli omicidi commessi dal 2002 al 2012 a Vibo e dintorni, Stefano Farfaglia, Angelo David, Rosario Battaglia e Rosario Fiorillo sono indagati in quanto ritenuti mandanti ed esecutori materiali di quello di Massimo Stanganello (di cui gli inquirenti non hanno mai ritrovato il corpo) commesso intorno al 3 agosto 2008 in un luogo imprecisato di Piscopio, frazione di Vibo.
Altro omicidio contestato è quello di Michele Palumbo, avvenuto la sera dell’11 marzo 2010, a Longobardi. L’uomo era considerato il referente sulla zona di Vibo e delle Marinate per conto del boss Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”. Per questo reato devono rispondere Rosario Battaglia, Rosario Fiorillo, Michele Fiorillo, Salvatore Tripodi, ma non più Francesco D’Ascoli, 53 anni, di Vibo, e Salvatore Vita, 49 anni, di Vibo Marina, le cui posizioni sono state stralciare in sede di conclusione indagini.
Dell’uccisione di Mario Longo, dell’1 aprile 2012 in zona Triparni, sono chiamati a rispondere, invece, Rosario Battaglia, Raffaele Moscato e Antonino Francesco Staropoli. La vittima era ritenuta un confidente dei Patania e delle forze dell’ordine e per questo era stata fatta fuori.
GLI OMICIDI DI FORTUNA, PUGLIESE-CARCHEDI E FRANZONI
A rispondere, invece, dell’agguato mortale a Davide Fortuna, commesso sulla spiaggia di Vibo Marina il 6 luglio del 2012, sono Francesco Alessandria, i collaboratori di giustizia Comito e Figliuzzi, Mancuso alias “Scarpuni”, e Giuseppe, Salvatore, Saverio e Nazzareno Patania.
Un ulteriore omicidio contestato dalla Dda è quello di Giuseppe Pugliese Carchedi per il quale è chiamato a rispondere Michele Fiorillo con Rosario Fiorillo (minorenne all’epoca), avvenuto alle prime luci dell’alba del 17 agosto 2006 lungo la provinciale 522, tra Pizzo e Vibo Marina, in località “Timpa Janca”.
Infine Francesco Barba è accusato dell’uccisione, in concorso con altri esponenti della cosca omonima e di quella dei Giampà, di Mario Franzoni, avvenuto il 21 agosto del 2002 nei pressi di un incrocio stradale nella frazione Porto Salvo.
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