Occupazione, campanelli d’allarme all’Italiana Coke di Cairo. I sindacati chiedono un incontro all’Unione Industriali
- Postato il 29 agosto 2025
- Altre News
- Di Il Vostro Giornale
- 4 Visualizzazioni


Cairo Montenotte. Nubi sul futuro di Italiana Coke? E’ questo il timore che, negli ultimi giorni, ha iniziato a serpeggiare in Valbormida, tanto che i sindacati hanno chiesto un incontro urgente, nelle prossime settimane, all’Unione Industriali. Un timore che nasce non tanto dalle “voci di corridoio” (che pure esistono) quanto da alcuni segnali concreti come i parchi pieni di carbone, la riduzione della produzione e l’ipotesi di alcune ditte di manutenzione di spostarsi su altri siti.
Nelle ultime ore è emersa anche l’indiscrezione di un possibile stato di agitazione dei lavoratori su cui, però, al momento non c’è ancora alcuna ufficialità. I sindacati per ora sono molto cauti e confermano solo di aver chiesto un incontro ad hoc in Confindustria. Le voci su una crisi produttiva, però, si stanno facendo sempre più largo, e i parchi pieni parrebbero dimostrare la difficoltà dell’azienda nel vendere il carbone.
“Ad oggi non siamo stati informati su nulla, i rumors che si rincorrono sono tanti ma attendiamo la convocazione di un tavolo di confronto – commenta Tino Amatiello della Filctem Cgil di Savona – L’anno economico è terminato a giugno e sicuramente il bilancio sarà uno dei temi da trattare, come anche il premio di risultato che è scaduto e sarà oggetto di trattativa”.
A scaldare gli animi sembra ci sia anche l’intenzione, da parte di alcune ditte di manutenzione, di abbandonare lo stabilimento cairese nelle prossime settimane per i troppi crediti accumulati nei confronti dell’azienda. Nessuna conferma ufficiale, ma le perplessità tra i lavoratori (che stanno operando in un regime produttivo più basso con sfornate ridotte) sono in aumento.
Dal Comune di Cairo e da Unione Industriali, per ora, nessun commento. Sul piatto per le istituzioni resta la questione ambientale: la speranza di una maggiore sostenibilità che metta d’accordo ambiente e produzione resta la più quotata, sia per la salute pubblica che per l’economia valbormidese.