Nucleare, il governo prevede 7,5 mln per la comunicazione in 2 anni. “Un freno alle rinnovabili”

  • Postato il 5 agosto 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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di Coordinamento FREE

Il Coordinamento FREE esprime forte perplessità sul contenuto del disegno di legge delega sul nucleare, in particolare per quanto riguarda le misure previste in materia di comunicazione pubblica. Il testo prevede infatti uno stanziamento complessivo di 7,5 milioni di euro nei soli anni 2025 e 2026 per finanziare campagne informative sull’energia nucleare e la sua sicurezza rivolte alla cittadinanza e azioni di comunicazione capillare nei territori che potrebbero ospitare impianti nucleari.

Si tratta di un intervento senza precedenti, visto che non ricordiamo analoghi stanziamenti in favore delle politiche di informazione dei cittadini per la promozione dell’efficienza energetica e/o per la diffusione e l’accettabilità territoriale delle energie rinnovabili, di cui invece si sete un estremo bisogno. Si pensi che, per quanto noto a FREE, l’unico esempio di coinvolgimento della cittadinanza e consultazione pubblica, fatta per l’accettabilità locale di un impianto a fonti rinnovabili, quella sul Parco eolico Monte Giove di Villore in Toscana, che oltretutto si è conclusa con l’accettazione da parte dei cittadini dell’impianto, è stata realizzata con fondi completamente privati. E basti pensare, per dare un termine di paragone, che il D.Lgs. 102/2014 ha destinato al programma di informazione e formazione sull’efficienza energetica ivi previsto un contributo massimo di 3 milioni di euro spalmati dal 2021 al 2030.

«Quello che colpisce”, spiega Attilio Piattelli, presidente del Coordinamento Free, è “il crescente scollamento tra i benefici teorici attribuiti al nucleare – spesso enunciati in termini molto generici – e ciò che realisticamente può essere conseguito nei tempi e nelle condizioni attuali del nostro Paese. Si continua a ragionare per ipotesi astratte, mentre nella pratica si proroga l’utilizzo del carbone e si rinvia l’accelerazione su tecnologie già mature come alcune fonti rinnovabili. È una dinamica che rischia di allontanare la politica energetica dalla realtà: non aiuta né la decarbonizzazione né la chiarezza verso i cittadini. In un contesto così complesso, rincorrere scenari incerti anziché consolidare soluzioni concrete rischia di compromettere la competitività del sistema produttivo italiano e i tempi della transizione”.

La relazione tecnica dell’esecutivo, inoltre, traccia una road map per il nucleare nella quale i primi impianti nucleari saranno operativi verso il 2035, mentre, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia (IEA), nel 2050 il nucleare rappresenterà appena il 10% della produzione elettrica mondiale. A tutto ciò si aggiunge l’incertezza tecnologica ed economica che circonda le soluzioni nucleari di nuova generazione, in particolare i reattori modulari di piccola taglia (SMR), per i quali i costi di realizzazione e di gestione sono ancora non noti, come confermato da numerosi studi internazionali, dalle prime esperienze industriali, fino ad oggi fallimentari, e dall’assenza di SMR già operativi e non sperimentali.

FREE ritiene dunque quantomeno anomalo che, in un contesto di risorse pubbliche limitate, si scelga di finanziare con priorità la comunicazione di una tecnologia non disponibile nell’immediato, mentre si continua a sottovalutare il ruolo dell’efficienza energetica e delle rinnovabili. Il Coordinamento chiede quindi che sia riequilibrato l’impegno istituzionale verso una comunicazione strutturata, pluriennale e coerente anche sulle energie rinnovabili, sull’efficienza e sulla partecipazione attiva dei cittadini, strumenti fondamentali per la diffusione capillare delle tecnologie e per l’accettabilità territoriale delle rinnovabili, in modo da poter realmente puntare ad una transizione giusta, trasparente e condivisa.

“Si sente l’esigenza di una comunicazione istituzionale diffusa rivolta ai cittadini che metta in evidenza l’importanza di contrastare i cambiamenti climatici ricorrendo a efficienza energetica e fonti rinnovabili”, continua Piattelli. “C’è poi un grande assente di cui si parla troppo poco: la comunicazione istituzionale sulla crisi climatica. Nonostante la sua gravità, non esiste oggi in Italia una strategia pubblica strutturata per informare i cittadini sulla portata dell’emergenza e sulle azioni necessarie per affrontarla. Fosse anche solo sul fronte dell’adattamento. Senza una consapevolezza diffusa del problema climatico, qualsiasi proposta tecnologica – vecchia o nuova, nucleare o rinnovabili – rischia d’apparire slegata, astratta, o peggio ancora emotiva. E su energia e clima l’emotività non possiamo permettercela”, conclude il presidente del Coordinamento Free.

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Il Fatto Quotidiano

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