Normalizzare l’eccezione: così Preterossi avvicina il Covid al conflitto in Medioriente

  • Postato il 24 agosto 2025
  • Blog
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 1 Visualizzazioni

Nell’ultimo numero della rivista Jura Gentium, Geminello Preterossi offre una analisi originale della crisi che attraversa la democrazia occidentale attraverso il suo saggio dedicato all'”accecamento progressista”. Questo lavoro rappresenta non solo un’approfondita critica filosofica, ma si spinge coraggiosamente ad analizzare le contraddizioni che minano dall’interno le democrazie occidentali, tema che sarà al centro del convegno “L’implosione dell’Occidente” organizzato l’11 settembre a Torino dalla Commissione Dubbio e Precauzione. Ritrovo con piacere nell’analisi di Preterossi vari riscontri rispetto a quanto abbiamo scritto in un recente post dove evidenzio con Paolo Bartolini come la gestione delle crisi sia diventata strumento di consolidamento del potere neoliberale.

Preterossi legge in controluce due eventi apparentemente distanti – la gestione della sindemia Covid-19 e il conflitto israelo-palestinese a Gaza – come manifestazioni dello stesso paradigma: la progressiva normalizzazione dello stato d’eccezione come forma di governo. La prima parte del saggio è dedicata a una serrata critica delle posizioni assunte da Jürgen Habermas durante l’emergenza pandemica. Preterossi evidenzia come il filosofo tedesco, massimo esponente della teoria critica e della filosofia del diritto, abbia finito per legittimare acriticamente le misure emergenziali, giustificando la sospensione di garanzie costituzionali in nome di una presunta “solidarietà” imposta dall’alto. Ciò che più preoccupa non è tanto la difesa delle restrizioni in sé, quanto il metodo con cui Habermas ha liquidato ogni forma di dissenso, definendo qualsiasi obiezione come espressione di irrazionalità o complottismo. Questo approccio tradisce una pericolosa deriva: la trasformazione del pensiero critico da strumento di emancipazione a mera giustificazione del potere costituito.

Infatti abbiamo visto che termini come “negazionista” o “complottista” hanno funzionato come argomenti definitivi, precludendo qualsiasi discussione razionale sull’effettiva proporzionalità delle misure adottate. Il green pass, presentato come semplice strumento sanitario, è diventato di fatto un meccanismo di discriminazione sociale che divideva i cittadini tra buoni e cattivi, tra chi obbediva e chi no. Sostanzialmente c’è stata una progressiva sostituzione della democrazia deliberativa con un modello tecnocratico in cui si dichiara che le decisioni vengono prese da esperti e semplicemente ratificate dalla politica, o comunque ci si fa scudo della presunta obiettività e neutralità della tecnoscienza per non assumere responsabilità politiche. La tecnoscienza diventa l’alibi perfetto per una governance senza politica.

Nella seconda parte del saggio, dedicata all’analisi del conflitto israelo-palestinese, Preterossi fa emergere con chiarezza il doppio standard che caratterizza gran parte del progressismo contemporaneo: gli stessi principi universalistici invocati in altri contesti – dal diritto internazionale alla protezione dei civili – vengono sistematicamente sospesi quando si tratta di giudicare le azioni di un alleato strategico. La sicurezza nazionale, elevata a valore assoluto, funziona esattamente come la salute pubblica durante la sindemia: un principio indiscutibile che giustifica ogni deroga alle regole e ai diritti fondamentali.

Preterossi mostra come questo meccanismo non sia semplice ipocrisia politica, ma il sintomo di un’autentica implosione del sistema di valori occidentale. L’Occidente, che ha costruito la sua identità sull’universalismo dei diritti e sullo Stato di diritto, si trova oggi nella paradossale condizione di minare queste stesse fondamenta attraverso la gestione tecnocratica delle crisi. La sindemia ha mostrato come la paura possa indurre ad accettare restrizioni incompatibili con i principi liberali; Gaza rivela come l’universalismo dei diritti ceda il passo alla logica degli interessi strategici. In entrambi i casi, assistiamo a quello che Preterossi definisce un “processo di autoerosione”: l’Occidente svuota dall’interno i valori che lo hanno definito, riducendo la democrazia a un guscio formale e il diritto a strumento flessibile al servizio del potere.

Questa analisi trova una perfetta sintesi nel tema scelto per l’incontro torinese dell’11 settembre: “L’implosione dell’Occidente”. A ventiquattro anni dal crollo delle Torri Gemelli – evento che inaugurò l’era della guerra infinita e dello stato d’eccezione permanente – filosofi, scienziati, giuristi e analisti si confronteranno sulle radici di questa crisi.

L'articolo Normalizzare l’eccezione: così Preterossi avvicina il Covid al conflitto in Medioriente proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti