“Non ho paura della morte. Un grandissimo collega molto malato fece venire a casa un medico e si fece iniettare morfina. Bene, ho il numero di quel medico”: così Corrado Augias

  • Postato il 15 settembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Corrado Augias torna su La7 con La Torre di Babele e si racconta in una lunga intervista al Corriere della Sera, a cominciare dall’aver compiuto 90 anni: “Se penso alla morte? Certo, ma serve a poco: sarò dimenticato. Come è avvenuto a colleghi e amici molto più bravi di me”. E alla domanda su cosa gli faccia paura, risponde netto: “Poche cose, di certo non la morte”. Poi, ancora, all’inciso della giornalista Scorranese che commenta “una buona morte, però”: “Un grandissimo collega del quale non farò il nome era molto malato, fece venire a casa il medico e, nel più totale silenzio, si fece iniettare una doppia dose di morfina. Tutto fatto, tutto sistemato, senza clamori. Bene, io ho nome e numero di quel medico“.

Ma nella chiacchierata si parla anche della musica – che ama – e risponde senza indugio alla domanda su quale sia lo scrittore più sopravvalutato: “Alberto Moravia. Ma voglio spiegarlo (…). Moravia ha scritto romanzi importantissimi per capire il suo tempo, penso a Gli indifferenti libro fondamentale per cogliere il male italiano vero, l’apatia. Il problema è che poi si è “messo a fare lo scrittore”, cioè aveva una routine di lavoro che è diventata reiterazione“. Risposte decise, secche, su Natalia Aspesi (“Una cara amica, come Irene Brin ha trasformato il giornalismo di costume in cosa alta”), Elon Musk (“Un pazzo geniale, che, però, ha incontrato Trump. E questo mi fa molta paura”) ma anche Silvio Berlusconi (“Era il 1994, durante una tribuna politica mi disse che io parlavo come uno del Kgb. Peccato che poi lui sia diventato amico di Putin”).

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