“Non è un obbligo accettare sostanze tossiche”: la politica latita e i cittadini si organizzano per conto loro contro i Pfas
- Postato il 22 luglio 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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Cittadini e associazioni si mettono in rete, effettuano prelievi dell’acqua dai rubinetti di casa, dai pozzi e dalle fontane, scoprendo che ogni giorno bevono i Pfas, l’inquinante eterno. A denunciare una situazione di anomalia, che però non viene ritenuta tale dalle autorità pubbliche e dalle società che gestiscono le risorse idriche, sono alcune associazioni che operano in Veneto, Lombardia e Abruzzo. A Vicenza alcune settimane fa si è concluso con pesanti condanne il processo ai manager che hanno gestito la Miteni di Trissino, considerata la causa dell’avvelenamento della falda nelle province di Vicenza, Padova e Verona. Evidentemente i Pfas, le sostanze perfluoroalchiliche, non costituiscono solo una questione di produzione industriale, ma interferiscono con la vita di ogni giorno.
Patrizia Pretto e Anna Trevisan sono due attiviste che hanno creato Ecomente, un’associazione impegnata nel monitoraggio e nella denuncia, che collega diverse realtà territoriali. “Destano molta preoccupazione i risultati di un monitoraggio indipendente eseguito su campioni di acqua potabile e promosso da gruppi di cittadini a partire dalla provincia di Vicenza, in particolare nel comune di Bassano del Grappa” spiega Patrizia Pretto, laureata in Microbiologia ambientale, che ha partecipato a un progetto di studio all’università di San Diego in California. Le analisi sono state svolte presso il laboratorio TIL lab di Prato, con certificazione Accredia, e hanno interessato 17 campioni prelevati da fontane pubbliche o utenze private. “A Bassano in 12 casi su 17 è stato accertato il superamento del limite di 100 nanogrammi per litro per il parametro somma Pfas, posto dalla Commissione Europea, con punte che superano i 300 nanogrammi. Tra le molecole coinvolte nella somma, quella a più alta concentrazione risulta essere il Pfbs, l’acido perfluor-butan-sulfonico”.
Una relazione tecnica è stata allegata a un esposto che il consigliere regionale di Europa Verde, Renzo Masolo, ha presentato nella caserma dei carabinieri di Bassano. “Di questi valori non si è avuto notizia dagli enti competenti. – spiega la dottoressa Pretto – Il fatto è preoccupante, visto che dopo la campagna di Green Peace del 2025, Acque Senza veleni, l’unico campione superiore ai 100 ng/l per il parametro ‘Somma Pfas’ era in provincia di Arezzo e, come testimonia Greenpeace, l’ente gestore si è attivato immediatamente”. A Bassano, invece, la società che distribuisce l’acqua ha affermato che tutto è in regola. L’associazione ha comunque interessato anche il sindaco leghista Nicola Finco. A Creazzo alte concentrazioni sono state trovate in 3 campioni su 4. Le analisi sono state effettuate a spese dei cittadini, ma non sono limitate al Veneto. Pur costituendo un piccolo campione denunciano un fenomeno generalizzato.
Ormai è acquisito dalla letteratura scientifica (se ne è discusso al processo Miteni) che Pfoa e Pfos sono cancerogeni. Il limite dei 100 nanogrammi quale somma di concentrazione da non superare è stato posto dall’Unione Europea. Viene anzi stabilito che la somma di quattro Pfas (Pfoa, Pfos, Pfna e Pfhxs) non deve superare i 20 nanogrammi per litro. Risultati preoccupanti sono stati riscontrati in Abruzzo nei Comuni di Roseto, Montesilvano e Silvi, in provincia di Teramo. In provincia di Brescia, sulla base dei dati, sei associazioni hanno scritto una lettera ai sindaci di Bedizzole, Borgosatollo, Brescia, Calvagese della Riviera, Calvisano, Castenedolo, Desenzano del Garda, Gardone Riviera, Ghedi, Lonato, Montichiari, Montirone, Nuvolento, Nuvolera, Padenghe, Polpenazze. Hanno interessato anche la Regione Lombardia, Arpa Lombardia, Autorità dell’Ambito Territoriale di Brescia, e le società che si occupano di acqua Ats Brescia, A2A Ciclo Idrico e Acque Bresciane.
A firmare il documento sono Tavolo Ambiente Garda e CAT Desenzano, Fratello Chiese Montichiari, Legambiente La Nostra Terra, Presidio 9 Agosto ed Ecomente. “Abbiamo aderito alla campagna promossa dalla Rete Zero Pfas Italia per indagare sulla presenza nel nostro territorio, nelle acque potabili e in alcuni reticoli superficiali di sostanze poli e perfluoroalchiliche, dannose per la salute e per l’ambiente. Abbiamo fatto analizzare 28 campioni in uno dei pochi laboratori in Italia che forniscono dati con limite di quantificazione accurati fino a un nanogrammo per litro, anziché 5 o 10 nanogrammi”. La conclusione è che “anche se non in concentrazioni elevate come quelle che si sono riscontrate in Veneto presso il sito dell’industria Miteni, le sostanze perfluoroalchiliche rilevate nelle acque dei comuni della provincia di Brescia mostrano una presenza quasi ubiquitaria nei campioni di acqua potabile analizzati”. Significa che i Pfas sono dappertutto.
La rete di associazioni lombarde chiede un confronto con le istituzioni per discutere i dati, informare la popolazione e attivare interventi di prevenzione (ad esempio i filtri a carboni attivi per l’acqua potabile). “Non è un obbligo per il cittadino accettare sostanze tossiche che non dovrebbero essere presenti nell’acqua, cibo, aria, ma che sono immesse nell’ecosistema da attività industriali poco attente alla salute di tutti”.
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