“Niente soldi, sono stato pagato con l’esposizione mediatica in televisione e sui giornali”: l’ex avvocato smentisce la versione del padre di Andrea Sempio a “Ore 14 Sera”
- Postato il 31 ottobre 2025
- Crime
- Di Il Fatto Quotidiano
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“La mia retribuzione è stata l’esposizione mediatica in televisione e sui giornali”. A rivelarlo è Simone Grassi, l’avvocato che nel 2017 aveva fatto parte del pool difensivo di Andrea Sempio durante le prime indagini sul delitto di Garlasco, in un’intervista audio diffusa durante l’ultima puntata di “Ore 14 Sera”, andata in onda giovedì 30 ottobre su Rai 2.
La versione dell’avvocato Grassi smentirebbe quanto ricostruito dal padre di Sempio, Giuseppe, sul denaro che aveva prelevato nel 2017 e di cui l’uomo parla in alcune intercettazioni. Soldi che il 72enne ha dichiarato di aver usato per pagare, in contanti e senza ricevuta, i tre legali che avevano difeso suo figlio Andrea durante la prima indagine della Procura di Pavia sull’omicidio di Chiara Poggi. Secondo Grassi, però, non sarebbe andata così. L’avvocato, infatti, sostiene di non aver ricevuto nessun pagamento in denaro, ma di essere stato “ripagato con la pubblicità che mi sono fatto”, ha sottolineato alla trasmissione condotta da Milo Infante: “La mia retribuzione è stata l’esposizione mediatica”, ha ribadito Grassi. E non è l’unico, perché dei tre avvocati chiamati da Sempio nel 2017, solo Massimo Lovati ha detto di aver ricevuto denaro in contanti, circa 15-16 mila euro. Intanto, la Procura di Brescia ha deciso di muoversi, iscrivendo Giuseppe Sempio nel registro degli indagati per il presunto reato di corruzione in atti giudiziari. Secondo l’ipotesi accusatoria degli inquirenti il 72enne avrebbe versato 20-30.000 euro, stando a un appunto trovato a casa Sempio, all’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti per archiviare la posizione del figlio Andrea nella precedente inchiesta.
Durante “Ore 14 Sera”, poi, è stato possibile ascoltare anche un’intervista inedita ad un altro avvocato del vecchio team difensivo di Sempio, Federico Soldani. Lo scorso 29 settembre, infatti, la giornalista Arianna Giunti raggiunge lo studio del legale, ma prima ancora che venisse aperta la porta, quando il legale non sapeva di essere ripreso, le telecamere della trasmissione catturano la conversazione tra Soldani e un interlocutore anonimo: “Tu vai a dire al mondo come ti pagano i tuoi clienti in un procedimento penale? Tu sei malato! Mi ha scritto Garofano un sms… ma oh!”, esordisce l’avvocato. Poi aggiunge: “Lovati è proprio uno da (audio censurato, ndr). Non posso neanche chiamarlo per dirglielo”, conclude Soldani. Poi è l’interlocutore a prendere la parola: “Quando l’ho sentito, gli ho detto: ‘io non ci credo che stai dicendo una roba del genere’. Non ci credevo, ci hanno sparato addosso tanta di quella (audio censurato, ndr). Secondo me ti conviene isolarti e non parlare con nessuno”. Proprio in quel momento, Giunti suona al campanello per parlare con Soldani, ma il legale taglia corto: “Per me è importante non parlare. Io parlo se mi viene chiesto dalla magistratura, e non con i giornalisti. I soldi in nero? Questo lo dicono gli altri, io non dico niente. Non dico che sia vero e non dico nemmeno che non sia vero, non dico niente”, dice alla giornalista di “Ore 14 Sera”. Poi ancora, su Lovati: “Può dire quello che vuole, se lui beve prima di andare in trasmissione non è colpa mia. Se vengo interpellato dagli organi giudiziari, io rispondo a loro. Visto che la questione è molto delicata mi riservo di rispondere se devo rispondere, non se mi chiedono. Ecco, perché qui insomma mi hanno infangato”, conclude Soldani.
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