Nada Cella, il cold case che sembrava destinato a rimanere irrisolto è arrivato a un punto di svolta: tutte le tappe dell’indagine

  • Postato il 30 ottobre 2025
  • Crime
  • Di Il Fatto Quotidiano
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6 maggio 1996, sono le nove del mattino, una donna viene trovata agonizzante nello studio in cui lavora come segretaria. Ha il cranio fracassato, c’è sangue ovunque. Ha solo 25 anni, è Nada Cella. La ragazza morirà in ospedale poche ore dopo.

Il cold case di Chiavari

Sembrava uno dei tanti cold case destinati a scomparire nei faldoni dell’archivio di un tribunale. Ma dopo ben 29 anni, il processo sul delitto di Chiavari ha portato alla richiesta dell’ergastolo per l’unica imputata accusata di aver ucciso Nada Cella: Anna Lucia Cecere. Oltre alla massima pena, il pubblico ministero Gabriella Dotto ha anche chiesto che vengano riconosciute le aggravanti dei futili motivi e della crudeltà. La vicenda dell’assurda morte della giovane segretaria ligure è arrivata dopo quasi 30 anni nelle aule del Tribunale di Genova. Un processo iniziato, nell’epoca delle nuove tecnologie investigative, senza nessun nuovo reperto, ma solo con 21 nuovi testimoni mai sentiti prima, che hanno aiutato a ricostruire tutta la vicenda.

Il delitto di Nada Cella

Nada Cella fu brutalmente assassinata in uno studio di via Marsala, a Chiavari. A ritrovarla in un lago di sangue fu il commercialista per cui lavorava, Marco Soracco. L’uomo fu inizialmente sospettato per l’omicidio della ragazza. La sua vita venne scandagliata in ogni angolo e la sua posizione fu infine archiviata. Soracco oggi è accusato di favoreggiamento, per lui sono stati chiesti quattro anni. Alla sbarra con lui c’era anche l’anziana madre Marisa Bacchioni. Per la Dotto, il commercialista Soracco “ha avuto paura di Cecere, ha constatato la pericolosità di quella persona. Ha avuto consapevolezza che accusare quella donna avrebbe comportato una accusa da parte sua. Per questo ha sempre mentito. È una vita che vengono ripetute menzogne ed è stato il principale responsabile dell’impunità di Cecere”.

La donna dei bottoni

Perché Anna Lucia Cecere è accusata di aver ucciso Nada Cella e come si è arrivati alla richiesta dell’ergastolo? Nell’ipotesi dell’accusa, la Cecere avrebbe assassinato la vittima perché accecata dalla gelosia nei confronti di Nada per Soracco, di cui la donna pare si fosse invaghita. La Cecere finì nelle indagini sin da subito e già all’epoca fu indagata per pochi giorni perché due testimoni l’avevano vista uscire trafelata dal palazzo che fu scena dell’omicidio. I carabinieri intercettarono la donna mentre stava già cercando un avvocato, le perquisirono l’appartamento e a casa le trovarono dei bottoni molto particolari, con base metallica incastonata, una stella a cinque punte e la scritta “Great Seal of the State of Oklahoma”. Un bottone identico era stato trovato vicino al corpo di Nada Cella. Tutto questo è stato riportato in un rapporto dei Carabinieri prima che la Polizia acquisisse le indagini e scartasse questa pista. Tra Polizia e Carabinieri c’era molta rivalità e il pm titolare delle indagini Filippo Gebbia scelse la tesi dei primi, che puntarono l’attenzione e i sospetti su Soracco.

Il ritrovamento

A ritrovare i rapporti di allora dei Carabinieri è stata, pochi anni fa, la criminologa Antonella Delfino Pesce. Nel 2021, in seguito alla scoperta di questi vecchi verbali finiti in uno scatolone custodito dalla madre di Nada, c’è stata la riapertura delle indagini. La Procura ha intanto raccolto nuovi testimoni tra cui un frate, padre Lorenzo Zamperin, che all’epoca aveva ricevuto delle confidenze dalla madre di Soracco, Marisa Bacchioni. Nonostante i “non luogo a procedere” con cui la gup Angela Nutini aveva chiesto l’archiviazione dell’inchiesta, la Corte d’Appello ha poi rinviato a giudizio la Cecere che, nell’ipotesi dell’accusa, ha assassinato la vittima perché accecata dalla gelosia.

Il movente

Ipotesi che nel corso del procedimento sembra sia rimasta invariata. Secondo la procura: “Non si tratta di rivalità sul lavoro o di gelosia in senso stretto – ha detto Dotto –. Alla base vi è l’invidia, la frustrazione per i riconoscimenti ottenuti da Nada Cella e negati all’imputata. Il raptus nasce dall’instabilità e dalla mancanza di autocontrollo che hanno dato sfogo alla furia omicida”. Dalla ricostruzione dell’omicidio di Nada emerge che questa giovane donna è stata assassinata per il suo ruolo all’interno dello studio di Soracco, che in quei giorni le chiese di limitare i contatti con Annalucia Cecere e di non passargli le telefonate. Secondo la criminologa Delfino Pesce: “Questa cosa scatenò la rabbia e l’invidia della Cecere. Questo rifiuto potrebbe aver generato in lei profonda frustrazione”.

Le indagini

Il delitto della 24enne è rimasto a lungo irrisolto anche per i tanti errori commessi nell’immediatezza dell’omicidio. Primo fra tutti: ritenendola ancora viva, i soccorritori portarono il corpo della vittima già morta in ospedale, inquinando in modo irrimediabile la scena del crimine che fu completamente compromessa dalla madre di Soracco, che ripulì il pianerottolo nelle ore successive dalle tante tracce di sangue.

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Il Fatto Quotidiano

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