Nessuna misura concreta dall’Europa su Gaza: un fallimento morale e un errore storico

  • Postato il 4 settembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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In molti, in Italia e in Europa, vivono con crescente scoramento e imbarazzo quanto sta accadendo a Gaza. Nonostante la scarsa enfasi dei media — anche di quelli tradizionalmente progressisti — e le flebili reazioni dei leader politici, è ormai evidente che, a partire da una reazione comprensibile alla tragedia del 7 ottobre 2023, il governo israeliano ha intrapreso un’azione che molti osservatori internazionali definiscono senza esitazione come genocidio, accompagnata da una volontà di deportazione sistematica della popolazione palestinese. L’obiettivo sembra chiaro: cancellare ogni possibilità che i palestinesi possano avere una terra.

Eppure, le risposte politiche sono rimaste drammaticamente inadeguate. Al di là di qualche condanna formale, i Paesi europei non hanno adottato alcuna misura concreta, né sul piano economico né su quello diplomatico. L’Italia, in particolare, non ha nemmeno compiuto il gesto simbolico — ma significativo — di riconoscere lo Stato di Palestina. Un atto che, oggi, rischia di arrivare troppo tardi: uno Stato, per esistere, ha bisogno di un popolo, ma anche di un territorio.

Nel frattempo, l’Europa continua a investire risorse e attenzione nella guerra in Ucraina, senza esitazioni nel finanziare armamenti. Solo poche voci, come quelle di Vincenzo De Luca e Giuseppe Conte, hanno avuto il coraggio di denunciare il doppio standard morale: ciò che vale per Kiev non vale per Gaza.

Il sentimento più diffuso è la vergogna. Vergogna per lo Stato di Israele, ma anche per l’inerzia dei governi europei e la Commissione. La maggioranza dei cittadini è affranta, vorrebbe che Netanyahu si fermasse, ma la politica non ascolta. L’Europa, fragile e divisa, sembra più preoccupata di non incrinare i rapporti con gli Stati Uniti, da cui è stata già più volte umiliata, che di difendere i propri valori fondanti. Una fragilità che persino Mario Draghi ha recentemente stigmatizzato.

Dall’altra parte dell’Atlantico, la situazione è ancora più cupa. L’attuale amministrazione americana appare priva di qualsiasi bussola morale, guidata unicamente da logiche di potere. Gli Stati Uniti sono un Paese in declino sociale e civile: disuguaglianze crescenti, indicatori sanitari da Paese a medio reddito, criminalità elevata, un sistema carcerario ipertrofico. Una società spaccata tra oligarchi che sostengono Trump e un’élite intellettuale sempre più isolata.

L’Europa non è messa meglio, ma per ragioni diverse: manca di coesione interna e di autonomia strategica. Inseguire un’America in crisi non è una strategia, è una resa. Se l’Europa crede davvero nei valori di giustizia e libertà, deve dimostrarlo con atti concreti, non con retorica.

La crisi di Gaza è una prova decisiva. Se i governi europei e la Commissione continueranno a restare immobili, la disillusione verso la politica nazionale ed europea crescerà ancora. E con essa, il rischio di un allontanamento sempre più marcato dei cittadini dalle istituzioni democratiche. In particolare i giovani, già distanti, potrebbero perdere del tutto fiducia nella possibilità di un cambiamento attraverso i canali democratici. E quando la politica non offre risposte, qualcuno potrebbe cercarle altrove, anche in forme radicali e violente.

La politica non è solo esercizio di potere: è anche visione, valori, responsabilità. Abbandonare la Palestina al suo destino non è solo un fallimento morale. È un errore storico che rischia di compromettere la credibilità stessa delle nostre democrazie.

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